Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Vi racconto le curve

Il tifo organizzato e le vite dei protagonisti degli stadi descritti da chi ha vissuto con loro per un anno. Recensione al fumetto "Il mio nome è Ultras" del disegnatore faentino Andrea Zoli

Una rissa tra ultras del Bologna e del gruppo Wsb del Cesenadi Vittorio Martone

 

DOVENDO parlare di tifo organizzato, volendo provare a raccontare il mondo ultras, confesso di poter partire avvantaggiato. Lavorando per la Uisp Emilia-Romagna ho infatti avuto modo di trattare queste tematiche in stretta collaborazione con il Progetto Ultrà, una struttura nata in seno al comitato emiliano-romagnolo dell'associazione dello "sportpertutti", che assieme agli ultras ha lavorato dal 1995 fino a due anni fa per la conservazione della cultura popolare del tifo e per la lotta contro i fenomeni di razzismo nelle curve. Per questo motivo non sono rimasto sorpreso dalle "rivelazioni" che sono contenute nel graphic novel "Il mio nome è Ultras", prima opera del fumettista e illustratore faentino Andrea Zoli (Comma 22. Bologna, 2012. pp. 80 - € 13).

Il ritratto di Valter Manuzzi, l'ultras "per bene"L'opera ha vinto nel 2011 il premio del Komikazen, un festival di fumetto "di realtà" nato nel 2001 con l'idea di sfruttare e diffondere le potenzialità di questo strumento nel raccontare appunto il reale. E in effetti il lavoro di Zoli - che si impegna a parlare di un mondo al centro dell'attenzione mediatica e sociologica, guidato e rappresentato da logiche che faticano ad apparire chiare all'esterno del gruppo - mi sembra avere al centro proprio il rapporto tra narrazione e sociologia. Come scrive nella postfazione al volume la curatrice d'arte Elettra Stamboulis, Zoli si è servito "della modalità dello shadowing, ovvero fare l'ombra, seguire il proprio testimone significativo senza interferire nei suoi comportamenti, nelle sue valutazioni o azioni [ed ha] costruito con immagini e parole una sorta di breviario che riassume la particolare ontologia del tifoso ultras. Dalle parole d'ordine (onore, rispetto, credo...) alle fisionomie, sintetiche e spiazzanti". Basandosi su queste premesse Stamboulis arriva a definire quest'opera come "un'indagine sociologica a fumetti" - forse con un pelo di esagerazione.

L'oratorio moderno, ovvero la curva secondo gli ultrasNel suo libro "Massa e potere" Elias Canetti definisce come "insulare" la dimensione "del gioco del calcio dal punto di vista spaziale". Una descrizione che permette di immaginare lo stadio come un luogo distaccato dalla società, con proprie logiche che cozzano con quelle della vita quotidiana. Il mondo ultras è esattamente guidato da queste logiche. Nel suo graphic novel, che narra la vita della curva costruendo il racconto generale con pezzi di vita individuale dei vari personaggi, Zoli riesce a portare i tifosi organizzati fuori dallo stadio, a raccontarne le singole vite nella quotidianità, tra famiglia e lavoro. I protagonisti sono molteplici e differenziati tra loro: c'è l'ultras Ugo Seberoli, che si trascina l'onta di aver sottoscritto la tessera del tifoso e che di lavoro fa il maestro elementare; c'è il diffidato Pardoletti, un impiegato che è sia tifoso che ultras deciso a sottolineare la distinzione; c'è l'ultras "per bene" Valter Manuzzi, che con la vecchiaia ha deciso di conservare la propria identità cercando al contempo di accrescere la propria rispettabilità; c'è il capo ultras Riccardo Bagnara, diviso tra famiglia, doveri lavorativi e organizzativi della curva e - addirittura - capace di riconoscere a un poliziotto il merito di avergli fornito un buon consiglio di vita.

La scala di gradimento di compiti e doveri del capo ultras Riccardo BagnaraQueste vite fuori dal recinto dello stadio, lontane dai gradoni ma sempre visceralmente legate all'identità del gruppo ultras Wsb di Cesena, hanno questo pregio: più che essere analizzate sotto una lente sociologica sono narrazioni. Per questo è importante che nel libro ci sia spazio dedicato anche alla presentazione degli antagonisti, i poliziotti, con in primis l'ispettore Mollica, che con la loro presenza rinforzano la struttura narrativa del fumetto. Il "racconto" permette quindi di avvicinarsi agli ultras come persone e comprenderle al meglio, nonostante il tratto con cui sono raffigurate sia assolutamente irrealistico e grottesco, molto simile a quello del disegnatore genovese Enrico Macchiavello (conosciuto per aver realizzato gli spot della birra Ceres). Rispetto a un mondo lontano, chiuso in se stesso come quasi tutte le realtà di gruppo dalla rigida struttura identitaria, il fumetto di Zoli ha il merito di produrre una narrazione di prossimità. Che pur facendo trasparire un po' d'affetto - e sarebbe inevitabile dopo lo shadowing di un anno - differentemente dall'analisi sociologica lascia molta più libertà alla costruzione personale di un giudizio.

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