Comitato Territoriale

Monza-Brianza

LE PAROLE DELL'8 MARZO

L'impegno di UISP Monza-Brianza per la parità di genere

 

Salute, lavoro, istruzione, sport. Quante volte durante questa pandemia abbiamo sentito utilizzare queste parole. Il diritto alla salute e l’accesso alle cure mediche per tutti e tutte. Il lavoro, uno dei problemi più grandi di quest’ultimo anno. Il diritto all’istruzione e le richieste degli studenti di poter tornare tra i banchi di scuola che si sono inevitabilmente scontrate con l’emergenza sanitaria e la necessità di tenere sotto controllo la pandemia. L’interruzione, parziale e talvolta totale dello sport, un problema che ha colpito gli sportivi e le sportive sicuramente ma anche e soprattutto i lavoratori e le lavoratrici del mondo sportivo. 

Oggi però, l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, vorrei soffermarmi su queste stesse parole per analizzarle da un altro punto di vista: quello delle donne.

La salute, un diritto che nel nostro paese, fortunatamente è per tutti, grazie ad un sistema sanitario nazionale invidiatoci da tantissimi paesi. Un sistema sanitario che però, quando si tratta di donne, a volte fallisce. Un esempio, forse il più lampante: in Italia 7 ginecologi su 10 sono antiabortisti. A questi si aggiungono anestesisti, personale non medico e i farmacisti (che si rifiutano di vendere la “pillola del giorno dopo”, che per altro non è una pillola abortiva). Il diritto all’interruzione della gravidanza è stato introdotto nel nostro ordinamento nel 1978 ed ancora oggi, nel 2021, le donne che scelgono d’intraprendere questa strada si trovano a dover affrontare una marea di ostacoli burocratici che talvolta rendono impossibile il godimento di tale diritto.

Il lavoro è un altro tema che, nel nostro paese, crea una frattura tra i sessi: le donne, a parità di lavoro, guadagnano meno degli uomini. Gli uomini accedono al mondo del lavoro con più facilità e con salari mediamente più altri rispetto alle colleghe, faticano meno nell’ottenere degli avanzamenti di carriera ma soprattutto a raggiungere posizioni apicali: solo il 32% dei dirigenti è donna e solo il 6,3% ricopre il ruolo di amministratore delegato. 

Il diritto all’istruzione è, come i precedenti, un diritto sancito dalla nostra costituzione e come tale, almeno formalmente, viene garantito a tutte e tutti i giovani. In realtà, nel nostro paese, viviamo una segregazione orizzontale che relega spesso le giovani donne in percorsi di studio umanistici, scoraggiandole (spesso anche apertamente) nell’approcciarsi a materie scientifiche. La famiglia condiziona ancora fortemente le ambizioni e le scelte di studio di ragazzi e ragazze, i genitori considerano ancora che ci siano materie 'da maschi' e altre materie 'più da femmina” ma ciò che è ancora più grave è che ci siano professori che la pensano in questo modo. 

L’idea che esistano settori prettamente maschili ed altri più adatti alle donne si ritrova, in maniera prepotente, nello sport. Il mondo dello sport è, da sempre, considerato d’appannaggio maschile, le donne possono rientrarvi solo in parte, in determinati ruoli e discipline. Nel sistema sportivo italiano le atlete rappresentano il 28,2% dei praticanti, le dirigenti di società sportive sono il 15,4%, i tecnici-donna sono poco meno del 20%, le dirigenti federali il 12,4%, le ufficiali di gara il 18,2%. Se consideriamo poi che i tassi di abbandono delle ragazze sono di gran lunga superiori a quelli dei maschi e che per ora, nessuna disciplina femminile ha ancora potuto godere dei diritti e delle tutele previste per lo sport professionistico, la situazione che si configura è disarmante.

La UISP negli anni ha cercato di porre rimedio a queste ingiustizie, promuovendo lo sport per tutti, incoraggiando le società a promuovere lo sport femminile e i suoi organismi interni a sostenere l’ascesa di dirigenti donne che potessero occupare posizioni apicali portando una ventata di aria nuova ed un punto di vista differente, perché solo nel pluralismo si trova la ricchezza. L’otto marzo quindi dev’essere una giornata di riflessione su queste tematiche e per questo motivo la UISP da tempo propone iniziative per celebrare la ricorrenza.

La punta di diamante è sicuramente La Corsa Rosa, organizzata dal Comitato Territoriale di Brescia, che per anni ha portato in piazza centinaia di donne, vestite di rosa, con l’obiettivo di creare un momento di aggregazione tutta al femminile. Il Covid, anche in questo caso, si è messo in mezzo, impedendo al Comitato bresciano di organizzare la tradizionale corsa ma vista l’importanza della giornata si è deciso di incoraggiare un momento di aggregazione attraverso i social. L’evento di quest’anno è infatti una camminata che lascia ad ognuno la libertà di scegliere come realizzarla: in campagna, al lago, in montagna, per le vie del paese o della città, da soli o in gruppo ma sempre rispettando le norme di sicurezza anti-Covid. 

La Camminata Rosa è un evento diverso, che unisce tutte le testimonianze sul web, grazie alla condivisione delle foto dei partecipanti e risponde perfettamente alla filosofia “distanti ma uniti”. Distanti ma uniti sono anche i Comitati Territoriali che hanno deciso, quest’anno, di appoggiare l’iniziativa bresciana, siglando una sinergia che è destinata a durare nel tempo. Noi, come Comitato Territoriale di Monza Brianza abbiamo subito voluto accogliere la proposta della Presidente di Brescia per un duplice motivo: crediamo sia necessario mettere da parte il campanilismo, imparando a condividere idee e buone pratiche e siamo convinti che, soprattutto su tematiche così importanti, sia giusto portare avanti delle battaglie condivise perché insieme siamo sicuramente più forti. Abbiamo quindi promosso La Camminata Rosa in maniera convinta e nella speranza che anche da noi si possa creare una bella tradizione, come è successo per il Comitato bresciano.

L’impegno, ovviamente, non si esaurisce con questo evento ma sarà uno dei punti centrali del progetto di crescita e sviluppo del nostro Comitato. La speranza è che il nostro Ente s’impegni, a tutti i livelli, nella promozione della parità di genere in ogni sua forma ma anche che le nostre dirigenti si facciano portatrici di novità, evitando di uniformarsi al modello di leadership che fino ad ora ha caratterizzato i nostri dirigenti. 

Noi vogliamo una UISP che sia davvero inclusiva, aperta e soprattutto paritaria ed oggi ci sembrava l’occasione giusta per ricordarlo.

A cura di

Francesca Savoldini - Responsabile Politiche di Genere e Diritti

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