il podcast di Altraeconomia le affronta con i contributi di esperti e sportivi
Ci sono Paesi in cui alle donne è vietato partecipare alle competizioni sportive a capo scoperto e persino entrare in uno stadio, e altri in cui indossare l’hijab è motivo di esclusione. In Francia, a sei mesi dalla conclusione delle Olimpiadi di Parigi, le autorità hanno deciso di rafforzare il divieto per le atlete che vogliono gareggiare con il velo. Una scelta che ha scatenato critiche da parte di attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che denunciano una discriminazione sistematica nei confronti delle donne musulmane.
Questa vicenda mette ancora una volta in discussione l’idea dello sport come spazio neutrale, libero e inclusivo. Le discriminazioni nello sport esistono e si manifestano in molte forme: dalle barriere imposte dall’abbigliamento ai limiti nell’accesso alle competizioni, dalle disparità di genere alla marginalizzazione delle persone con disabilità e degli atleti razzializzati. Eppure, queste realtà sono spesso invisibili nel racconto sportivo tradizionale.
Fuori dai giochi, il podcast prodotto da Altreconomia e curato da Luca Vettori e Arianna Scarnecchia, porta alla luce queste contraddizioni, affrontandole con precisione, sensibilità e profondità. In quattro episodi, il podcast esplora i meccanismi che ancora oggi limitano l’accesso allo sport per molte persone, dando voce a chi vive queste dinamiche sulla propria pelle: atlete, atleti, attivisti e ricercatori, che condividono esperienze dirette e competenze specifiche.
Il primo episodio parte dai grandi eventi sportivi, come le Olimpiadi di Parigi 2024 e i Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026, per riflettere sul loro impatto sociale, economico e ambientale. Eventi che metterebbero al centro i valori di inclusione e fair play, ma che nella realtà sollevano interrogativi cruciali: chi ne beneficia davvero? Quali costi sociali ed economici impongono alle comunità locali? Ne parlano, tra gli altri, Leonardo Ferrante, attivista del monitoraggio civico su Milano-Cortina 2026, Duccio Facchini, direttore di Altreconomia, e Antonella Bellutti, ex atleta olimpica e giornalista, portando uno sguardo critico sulle implicazioni di questi eventi.
Nel secondo episodio si affronta il tema della parità di genere, smontando la retorica che dipinge lo sport come un ambiente che si sta naturalmente evolvendo verso l’uguaglianza. La realtà raccontata da Giulia Bragante, rugbista del Villorba, Luisa Rizzitelli, presidente di Assist, e Alessia Tuselli, ricercatrice del Centro studi interdisciplinari di genere dell’Università di Trento, è ben diversa: un sistema ancora maschile, eurocentrico ed eteronormato impone regole su discipline, corpi e performance. La disparità nei percorsi professionali, le barriere economiche e culturali, il costante paragone con lo sport maschile sono solo alcuni degli ostacoli con cui le atlete si confrontano quotidianamente. Il racconto si allarga anche a contesti internazionali, come lo sport femminile in Iran, dove diventa strumento di resistenza e lotta politica.
Il terzo episodio si concentra su sport e disabilità, analizzando il problema dell’accessibilità e della narrazione del mondo paralimpico. Il diritto allo sport per le persone con disabilità è ancora fortemente limitato, mentre la retorica dell’eroe che supera i propri limiti spesso nasconde le reali esigenze di chi desidera semplicemente praticare sport in condizioni di parità. A discuterne sono, tra gli altri, Giulia Ghiretti, atleta paralimpica, Roberto Remoli, presidente dell’Associazione Disabili Roma 2000, e Nicola D’Ambra, schermidore paralimpico, offrendo una prospettiva autentica e lontana da stereotipi.
L’ultima puntata esplora il legame tra sport e identità italiana, mettendo in luce come le norme sulla cittadinanza influenzino la carriera di atlete e atleti con background migratorio. Con il contributo di Mohamed Tailmoun, mediatore culturale e co-fondatore della Rete G2, Santra Agyei Kyeremeh, ricercatrice indipendente, e alcune atlete nate in Italia da famiglie straniere, il podcast affronta il tema dello ius soli sportivo, analizzando il modo in cui gli atleti razzializzati vengono rappresentati e il confine sottile tra integrazione e interazione. Il risultato è un'analisi lucida di come lo sport possa essere sia un veicolo di inclusione, sia un sistema che crea privilegi e disuguaglianze.
Le domande sollevate da Fuori dai giochi sono le stesse che guidano il lavoro di SIC! Sport, Integrazione, Coesione, il progetto promosso da Uisp in collaborazione con UNAR e Lega Serie A, con il supporto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per lo Sport. Attivo fino al 2025 in 17 città italiane, SIC! lavora per costruire un modello sportivo più accessibile e inclusivo, attraverso attività sul territorio, formazione per dirigenti e operatori, e campagne di sensibilizzazione contro ogni forma di discriminazione.
Fuori dai giochi riesce a raccontare le discriminazioni nello sport in modo originale, rigoroso e senza retorica, dando spazio a chi ha le competenze e le esperienze per farlo. Un esempio di come si possa affrontare il tema senza semplificazioni, restituendo la complessità delle dinamiche in gioco. È possibile ascoltarlo sul sito di Altreconomia e su tutte le piattaforme di streaming per podcast.
(di Lorenzo Boffa, UISP Nazionale)
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