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Emilia-Romagna

1 luglio: Hola, soy Pablo!

"Il collega spagnolo non sente, non vede ma parla..." Diceva così un verso della canzone "Pablo", scritta nel 1975 da Francesco De Gregori. Il mio "collega" qui a Rimini è ispanofono, ma di provenienza messicana. Il mio "collega" qui a Rimini è ispanofono, ma di provenienza messicana. E con il personaggio del brano ha numerosi aspetti in comune.

di Vittorio Martone


"Il collega spagnolo non sente, non vede ma parla..." Diceva così un verso della canzone "Pablo", scritta nel 1975 da Francesco De Gregori. Il mio "collega" qui a Rimini è ispanofono, ma di provenienza messicana. E con il personaggio del brano ha numerosi aspetti in comune. In primis non sente quello che gli dici, poi non vede le tue difficoltà e, soprattutto, vi assicuro che parla, e tanto! L'uomo in questione è il capo delegazione degli sportivi venuti fin qui dal Messico per le finali dei campionati internazionali della Csit, evento che rappresenta la parte più significativa, anche sul piano storico, di questo "Rimini 2008 Sports for All Festival". Per la prima volta, infatti, la Confederazione Sportiva Internazionale del Lavoro e l'Uisp, enti che da tantissimi anni lavorano in parallelo, hanno unito le proprie forze per dare maggiore visibilità possibile a quello che noi definiamo "sport di cittadinanza". Un'attività, quest'ultima, che oltre a rifiutare i valori di competitività ad ogni costo e di professionismo sfrenato, vede nella pratica sportiva un altro orizzonte, basato sul concetto dello stare insieme, travalicando quante più barriere possibile e veicolando contenuti umani più profondi del semplice concetto di vittoria ed affermazione individuale. Sul versante storico, inoltre, questo evento si pone nella scia dell'Olimpiade dei lavoratori del 1925, anno che segnò l'ultima occasione per un festival di sportpertutti dalla vocazione così internazionale.

Gli atleti dei World Sports Games Csit, rappresentanti di 25 nazioni tra cui anche Angola, Brasile, Marocco, numerose repubbliche dell'est europeo e il suddetto Messico, sono giunti qui a Rimini il 29 giugno. Una domenica pazzesca quella di due giorni fa, cominciata alle 8 e durata fino alle 4 del mattino successivo, chiusi in una struttura che definire un forno sarebbe un eufemismo, ad accogliere circa tremila persone in una babele di lingue incredibile. Per la verità, io ho collaborato al rito dell'accoglienza soltanto a partire dalla mezzanotte, appena in tempo per dare il mio contributo in lingua inglese con i lettoni, in francese con i russi (benedetti retaggi delle mode di due secoli fa) e in spagnolo, appunto, con i messicani. È così che ho fatto la conoscenza di Pablo, il capo delegazione di cui sopra, persona che nel giro di 24 ore avrebbe smentito tutti gli stereotipi del sudamericano tranquillo, votato al laissez-faire, indolente e menefreghista. L'organizzazione interna - strutturata con tutor dell'Uisp per ogni paese e disciplina che seguissero gli ospiti internazionali risolvendo eventuali problemi di trasporto, alloggio, orientamento e comunicazione - aveva previsto che ognuno dei nostri referenti fosse dotato di un cellulare dedicato solo ed esclusivamente alle comunicazioni con le delegazioni. Se a questo si vanno ad aggiungere quello personale e quello "aziendale" usato nelle occupazioni quotidiane pre-Rimini si avrà l'immagine di numerosi membri dello staff che dal 29 hanno preso a girare conversando con due apparecchi contemporaneamente, in almeno due lingue diverse e gesticolando in maniera furiosa a qualsiasi ora del giorno e della notte. Già, perché l'incarico di tutoraggio prevede, chiaramente, la reperibilità 24 ore su 24.

Ma torniamo a Pablo: uomo multiforme e suadente, capace di conquistarsi la fiducia e la disponibilità di chiunque nel giro di 5 minuti per poi tramutarsi in una specie di essere vampiresco votato alla sottrazione di tutte le tue energie nervose e fisiche. L'unico capo delegazione che non si è accontentato di un solo tutor, ma ha identificato in questo ruolo praticamente il cinquanta per cento dello staff uispino. Io stesso ho avuto con lui piacevolissime conversazioni verso le 6 del mattino, in uno spagnolo incespicante almeno quanto le capacità mentali di chi si è appena svegliato dopo un'ora e mezza di sonno. Incontri piacevoli, votati alla risoluzione dei problemi più assurdi, che in genere si concludevano con la promessa "Voy a ententar", "Sì, ci proverò". Il rapporto con questo "figuro" ha rappresentato per me uno dei pochi casi in cui mi è dispiaciuto non vedere confermati dei luoghi comuni su un popolo...

Pablo è diventato per molti di noi una figura mitologica, una sorta di Hydra dalla quale fuggire al primo avvistamento o squillo di telefono. Questo per quanto riguarda l'aneddotica. In realtà il lavoro che è stato svolto finora e che andrà avanti fino alla fine di questa manifestazione ha cercato di tener conto di tutte le difficoltà cui possono andare incontro persone con lunghi viaggi alle spalle e appena sbarcate in un paese straniero. Si è trattato di un grosso sforzo sul piano logistico e organizzativo, che ha messo alla prova tanti di noi. C'è voluto coraggio a lanciarsi in una simile iniziativa, e c'è voluta anche maturità e consapevolezza delle proprie capacità. Festeggiare sessant'anni vuol dire proprio questo, in fin dei conti: tirare le somme, fare bilanci e trovare gli spunti per iniziare a inseguire nuovi traguardi. Il panorama internazionale dello sport di cittadinanza è esattamente uno di questi.

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