Comitato Regionale

Emilia-Romagna

19 giugno: Il funziorino

Ci sono determinati piccoli gesti che a volte, soprattutto quando ci si ritrova sommersi da cumuli di pensieri tali da inibire le capacità di riflettere su ciò che si sta facendo, sono in grado di ricondurci alla realtà.

Volontari Uisp al lavoro nei sotterranei del Villaggio dello Sportdi Vittorio Martone


Ci sono determinati piccoli gesti che a volte, soprattutto quando ci si ritrova sommersi da cumuli di pensieri tali da inibire le capacità di riflettere su ciò che si sta facendo, sono in grado di ricondurci alla realtà. Quello che tali azioni sono in grado di far scattare è un processo di presa di coscienza, che in gergo psicologico si definisce "atteggiamento meta" (vale a dire di distacco e valutazione razionale su quanto ci sta avvenendo attorno). Il mio personale processo "meta" è scaturito, seccante ad ammettersi, dal mio cellulare o, per meglio dire, dalla sua funzione di sveglia.

Ieri infatti, a fine giornata, mi sono ritrovato in albergo a impostare il telefono in modo che il suo fastidioso trillo mi catapultasse giù dal letto per i prossimi venti giorni. Fin qui, niente di diverso dal solito. I primi sintomi di astrazione sono cominciati però con il cambio dell'orario, anticipato di sessanta minuti rispetto alle consuete 9 e mezza (limite del riposo notturno peraltro quasi sempre procrastinato). Lo smacco più grande, però, l'ho avuto quando il demone tecnologico del cellulare mi ha imposto di regolare il segnale di sveglia su tutti i giorni della settimana, con buona pace e tanti saluti al riposo che pure il padreterno s'era saputo conquistare nei weekend. È proprio sulla base di questo smacco - e della più superficiale e futile esclamazione mentale del tipo: "Oh mio dio, da mo' a luglio nemmeno più un giorno libero" - che ti rendi conto di come l'evento "Rimini 2008" abbia cominciato a fagocitarti.

Solo che poi questo scarto rispetto alle responsabilità lavorative, che ti porta su una prospettiva sghemba, laterale e personale, crea nuove conseguenze, agisce sui ricordi e sui dati incamerati nel corso di fuggevoli conversazioni. Una di queste la ebbi non so quando con Bruno Di Monte, responsabile nazionale del Centro Documentazione, da tutti considerato la grande memoria storica dell'Uisp nonché uno degli intellettuali più puri di questa associazione. Questa almeno la formula con cui l'uomo mi fu presentato all'inizio del mio lavoro nel Comitato regionale dell'Emilia Romagna. E da tutti mi sentivo ripetere che "prestare servizio" vicino a lui rappresentava una grande fortuna. Personalmente, lo ammetto, dinamiche simili creano in me delle resistenze, perché io ho bisogno di conoscere uomini, non miti. E, pazientemente, l'uomo è arrivato (e io gli sono andato incontro). Quello che ho trovato, è appunto una persona che, è vero, rappresenta una grande memoria storica, ma che assomma in sé esattamente quelle caratteristiche tali da impedire che la "paccottiglia" di ricordi sia solo un deposito, e che con la propria "personalità" è in grado di mantenere la memoria in movimento, rendendola un processo in continua evoluzione.

Digressione a parte, quello che Bruno mi raccontò era un aneddoto riguardante la mutabilità dei ruoli all'interno dell'Uisp, una realtà fatta di dirigenti che in giacca e cravatta si recavano a incontri con esponenti della politica per "raccattare" fondi e subito dopo, liberandosi della camicia e palesando la canotta sottostante, correvano in bici a scaricare materiali. Per dirla in breve e con una sola parola, la cui paternità riconosco appunto "al Di Monte", la storia raccontava del "funziorino".

Particolare esemplare di operatore del terziario il funziorino, ibrido che accorpa le caratteristiche dialettiche e fisiche del funzionario e del fattorino, identifica il suo habitat prediletto nel mondo dell'associazionismo, possibilmente di sinistra. Una specie molto diffusa, nonostante i tempi siano diversi da quelli andati, nella quale ho cominciato a ritagliarmi uno spazio, pazientemente, durante l'allestimento del Villaggio dello Sport nella Darsena di San Giuliano Mare, a Rimini. Già, perché nonostante l'ufficio stampa da allestire, gli ultimi contatti da aggiungere, gli accordi editoriali da prendere, i problemi tecnici da risolvere, di fronte al lavoro manuale non ci si tira mai indietro. E quindi giù a stendere metri di striscioni, a scaricare fusti di birra, a trascinare bancali e a svuotare scatoloni. Tutto sotto il sole violentissimo di un'estate che pare essere finalmente arrivata.

Saper fare, a mio avviso, non è cosa da poco e, soprattutto, non passa solo dalla formazione. Passa dal volerci provare e da un atteggiamento che, non so se per vera umiltà o per esasperato narcisismo, non ti porti a rimanere bloccato di fronte ai giudizi. Ė qui che ricordare aiuta. Perché i ricordi che emergono dal fondo, da un magazzino incasinato e farlocco, riescono a creare nuovi legami con la realtà che stai vivendo, ti ci fanno stare più addentro, più insieme. Cosa che non riguarda l'appartenenza a un gruppo o ad una famiglia ma, piuttosto, il rinnovarsi della capacità di scoprire persone.

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