Da Parigi all'Iran. Tracce di uno sport che si evolve

di Vittorio Martone

CASALECCHIO DI RENO (BO) – Due giorni di lavori, un programma serrato, interventi dall'Italia e dall'estero per raccontare come lo sport da un lato contribuisca al rinnovo della società, dall'altro si lasci trasportare dai cambiamenti sociali. Questo il focus del seminario “Una strategia per favorire la pratica motoria e sportiva”, tenutosi a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, il 15 e 16 aprile e promosso dal dipartimento Attività e innovazione della Uisp. Ne abbiamo parlato con Franco Biavati, dirigente Uisp al centro dell'organizzazione dell'iniziativa.

Intanto un giudizio generale sul seminario.
«Direi che è andato bene, tenuto conto che si trattava di un seminario complesso. Molto intensa è stata la sessione di apertura, basata su tre interventi frontali. Nicola Porro, sociologo ed ex presidente Uisp, ha inquadrato le trasformazioni dello sport in Europa negli ultimi decenni. Giovanna Russo, ricercatrice dell'Università di Bologna, si è soffermata sulle implicazioni che le trasformazioni sociali, dalla crisi alla multiculturalità, hanno avuto sullo sport. Mogens Kirkeby, presidente Isca, ha dato una sua visione dello sportpertutti, che mette in primo piano il compito di modificare gli aspetti sociali della vita dei cittadini».

Oltre a quello di Kirkeby, numerosi sono stati i contributi dall'estero. Quali ti hanno colpito maggiormente?
«Gli ospiti della Fsgt hanno presentato il festival dell'innovazione dell'attività, in programma a Parigi nel primo weekend di giugno. Loro lavorano soprattutto sull'innovazione dei regolamenti sportivi e sulla promozione di attività senza arbitri. Una sperimentazione che ci affascina, che potremo vedere durante il festival, in cui festeggeranno anche i loro 80 anni. Poi un gruppo di iraniani, stabilmente qui in Italia, ha proposto un esempio di zurkhaneh, una loro attività tradizionale che vogliono proporre come elemento aggregante della loro comunità con il territorio. Infine Antonio Saccone, dalla Slovenia, ha raccontato del lavoro svolto nel campo della disabilità, supplendo ai limiti dell'impegno pubblico nel settore».

Dopo questo excursus avete poi avuto una tavola rotonda sul tema attività, spazi e identità. Quali frutti da questa discussione?
«Ognuno ha cercato di concentrarsi su delle azioni in settore specifici, portando esempi di realtà anche avanzate. Ma il dibattito si è acceso con una domanda di Mauro Rozzi, presidente Uisp dell'Emilia-Romagna, che ci chiedeva se è tempo di accelerare o rallentare nel nostro processo di riforma».

E qual è il tuo punto di vista?
«È evidente che un'associazione grande come la Uisp cammini a velocità diverse. L'impegno di un dirigente nazionale non è solo quello creare relazioni tra queste velocità, ma soprattutto quello di far conoscere ed entrare in relazione le persone con realtà diverse. La cosa importante è avere un osservatorio, per capire e interloquire, avendo il coraggio di scommettere sul nuovo, anche sul piano organizzativo. E questo implica trasformazioni della nostra organizzazione».

Ti senti di individuare già piccoli movimenti dopo questo incontro?
«Non dico che questo incontro avesse la pretesa di risolvere il tema, che non appartiene solo alla nostra associazione. Il seminario, come tante altre iniziative che abbiamo fatto, è un'occasione che abbiamo cercato di dare all'associazione per potersi confrontare. La cosa che mi è piaciuta è che erano presenti sia i dirigenti del territorio che quelli delle attività. Adesso la scommessa dopo anni di lavoro è quella di giungere a una sintesi, per crescere ulteriormente».