ROMA - Torna a Montato di Castro (Viterbo), da giovedì sino a sabato 14 settembre, "Matti per il calcio" Uisp, una delle più significative rassegne di calcio sociale e per tutti nel nostro paese. Scenderanno in campo 16 squadre di calcio a 7 formate da persone con disagio mentale, operatori e medici dei centri e dei dipartimenti di salute mentale di tutta Italia. Fischio d'inizio alle 15,30 di giovedì 12 settembre allo stadio Incotti di Montalto di Castro, la cittadina del viterbese che si trova sull'Aurelia ad un centinaio di chilometri da Roma. Le partite si susseguiranno dalla mattina alla sera anche nella giornata di venerdì 13 settembre: complessivamente ne verranno disputate 40 e saranno coinvolti circa 400 giocatori più un centinaio di persone tra volontari dell'organizzazione e arbitri, operatori e accompagnatori. Sabato 14 settembre, in mattinata, le semifinali e le finali. La Uisp avrà alcuni partner speciali nell'organizzare Matti per il calcio, a cominciare dalla polisportiva e dal Comune di Montalto di Castro e dalla Provincia di Viterbo. Insieme a loro Poste Mobile e i fotografi volontari di Shoot4Change.
"Matti per il calcio sta dimostrando che lo sport contribuisce a migliorare la qualità della vita, a cominciare da chi vive situazioni di disagio - dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp - e riscontri scientifici dimostrano che lo sport sconfigge l'isolamento e il pregiudizio, che sono alla base delle malattie mentali. Molte società sportive sul territorio si stanno specializzando in questo tipo di attività e rappresentano un prezioso patrimonio per il movimento sportivo e per il sistema di welfare italiano". "L'attenzione che crea Matti per il calcio e l'interesse dei media ci aiutano a rompere l'isolamento che genera la malattia - dice Simone Pacciani, presidente della Lega calcio Uisp - ad allargare la consapevolezza nell'opinione pubblica del valore sociale di questa iniziativa sportiva".
Matti per il calcio è un'avventura speciale, viaggio compreso. Francesco, 44 anni, non è mai uscito da Napoli. Lui è la punta della Asl zona Flegrea e ogni giorno sale sui mezzi pubblici e si sposta da Soccavo, sobborgo ovest, e raggiunge Pozzuoli, dove c'è il centro Serapide: qui si allena e poi torna nel suo quartiere. Il suo primo gol sarà quello di dormire fuori casa, con i suoi compagni e la sua voglia di autonomia. Marco, quarant'anni, in cura presso la Asl Umbria 2 di Foligno, unisce la passione del calcio a quella della musica. Ha perso il papà a 15 anni e da allora è in cerca di pace, anche con se stesso. La sua malattia la definiscono schizofrenia e solo in campo riacquista equilibrio, padronanza del proprio corpo e capacità di autogestirsi. Il viaggio più lungo lo farà la squadra di Villa Falco, che partirà da Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria. Filippo, 52 anni, è il fac-totum della squadra, vive nella struttura da sempre e dispensa consigli ai suoi compagni più giovani, visto che ha già partecipato alla manifestazione quattro anni fa.
Tra tutte queste storie anche quella della "Va' pensiero" di Parma, già vincitrice del torneo nel 2008. "Partecipiamo dal 2007 a questa iniziativa perché ne vediamo i benefici sui nostri ragazzi – racconta Giulio Cavalli, operatore e infermiere - che giocando a calcio vedono aumentare le relazioni. E questo è importante in famiglia ma anche nel mondo del lavoro. C'erano alcuni dei nostri pazienti che passavano giornate intere chiusi in casa, oggi hanno trovato degli amici. Tra loro si sviluppa anche un senso di aggregazione, un clima di confronto e scambio – continua Cavalli - in cui nessuno critica gli altri. In campo poi non c'è differenza tra paziente e infermiere, e questo li fa sentire accettati".