BOLOGNA – Sabato 2 marzo 2024 si è tenuto un laboratorio sportivo sperimentale nell’ambito del progetto “Differenze in Gioco – Corpo e Movimento nello Sport per tutt3”, l’iniziativa di Uisp Emilia-Romagna che si occupa del contrasto alla violenza di genere e alle discriminazioni omolesbobitransfobiche, co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna tramite il bando della l. r. 6/2014.
Il laboratorio, svolto presso la palestra Fior di Loto di San Lazzaro di Savena (BO), è stato organizzato in collaborazione con Alessia Tuselli, Assegnista di ricerca presso il Centro Studi Interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento e istruttrice di Tacfit e ha previsto la partecipazione di dirigenti, istruttor* ed educator* Uisp.
Obiettivo della giornata era quello di sperimentare forme di attività motoria che siano sempre meno orientate alla performance e molto più mirate verso lo sviluppo delle proprie capacità di movimento, rendendole alla portata di tutt*.
Il Tacfit è stato oggetto di questa sperimentazione poiché si tratta di un metodo di allenamento in cui si lavora su forza, mobilità e resistenza non puntando su una verticalità dell’evoluzione del movimento ma sulla tecnica di esecuzione, in modo tale che gli esercizi siano svolti in sicurezza e ripetuti nel tempo acquisendo maggiore consapevolezza della propria meccanica mantenendo la “struttura”.
All’interno della filosofica del Tacfit ogni movimento/esercizio è scalabile su una linea orizzontale di progressioni e regressioni adattabili alle proprie caratteristiche, per questo è possibile allenare classi composte da persone con caratteristiche eterogenee. Si lavora con il tempo e non sulle ripetizioni, tenendo conto che differenti stimolazioni neuro-muscolari richiedono tempi di lavoro e recupero diversi.
Su questa base possono poi essere implementate numerose pratiche che permettono di rendere l’esperienza di attività motoria più accogliente: la descrizione dettagliata dell’esercizio e del programma di allenamento giornaliero; la presenza attiva dell’istruttor* nel tenere conto della condizione psicofisica dell’utente generando un rapporto empatico con le persone partecipanti; l’organizzazione di un momento di restituzione rispetto al grado di agio che si è provato nel praticare l’attività; la disponibilità a ricevere feedback che rendono possibile l’adattamento dell’allenamento alle esigenze di tutt*.
Alla fine dell’attività, infatti, si è tenuto un momento di riflessione sulle emozioni e sensazioni che le persone partecipanti hanno provato nell’approcciarsi a questo metodo di allenamento, evidenziando criticità e aspetti positivi al fine di migliorare l’esperienza collettiva.
Si tratta di - alcune - buone pratiche orientate all’apertura degli spazi sportivi a chi di solito ne resta fuori in virtù di alcuni meccanismi di esclusione riguardanti l’incapacità di rendere lo Sport una pratica collettiva accogliente, di comunità e direzionata al benessere psicofisico della persona.
La proposta del laboratorio aveva come finalità quella di ragionare su modalità di fare proposte di attività che tengano conto di diverse esigenze rispetto a corpi, identità, funzionamenti neurobiologici, rendendo l’esperienza sportiva effettivamente alla portata di tutt*.