Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Lo spettacolo ed il gioco

Il 27 ottobre Andrea Casella viene rieletto per il secondo mandato presidente della lega calcio Uisp Emilia-Romagna. Un movimento di 42.000 tesserati che sfida la tradizione in favore di regole più semplici, multiculturalità e attività giovanile

Foto di Roberto Berettadi Mario Reginna

da Fuori Area n. 3 (novembre 2012)


OGNI quattro anni l'Unione Italiana Sport Per tutti convoca un congresso per il rinnovo delle cariche dirigenziali. L'appuntamento congressuale nazionale - il prossimo è in programma dal 12 al 14 aprile 2013 - è preceduto da un lungo iter che prevede, dai livelli territoriali ai regionali, l'elezione dei nuovi consigli e dei nuovi presidenti delle leghe e delle aree - i settori che si occupano dell'organizzazione delle attività - e dei comitati. Il 27 ottobre è stato il turno della lega calcio dell'Emilia-Romagna che, riuniti nella polisportiva San Damaso di Modena i suoi 56 delegati in rappresentanza di 42.557 associati, ha confermato come presidente per il secondo (e ultimo) mandato il parmense Andrea Casella.

Andrea, partiamo da questa tua rielezione.
"Nella mia relazione in assemblea ho tracciato la storia di questa lega dal 2003 ad oggi: anni in cui abbiamo lavorato da squadra, garantendo rappresentanza a ciascun territorio della regione, facendo crescere il coinvolgimento delle società sportive e di ciascun comitato. Quello che si apre ora sarà il mio ultimo mandato, in cui bisognerà costruire continuità, formare nuovi dirigenti giovani che portino avanti la lega partendo dalle politiche che abbiamo identificato come centrali".

Quali sono queste politiche?
"Il nostro calcio deve essere pronto a ricevere tutti i segnali di innovazione dal territorio, pescando quello che viene fatto in termini d'integrazione, multiculturalità e attività giovanile e rispondendo alle esigenze locali. Su queste politiche il regionale deve fare da tramite, recepire e lavorare poi sulla formazione del corpo dirigente e delle società sportive".

A proposito di formazione, qual è il tipo di attività che svolgete in questo settore?
"Lavoriamo sui giudici, sui dirigenti e sulle società, sulla base del percorso nazionale che garantisce una formazione unica sul territorio. Abbiamo creato quindi formatori a livello nazionale e a caduta poi sul regionale, in modo da diffondere e applicare regole comuni".

Quali sono queste regole e come si caratterizza nello specifico il calcio Uisp?
"Proviamo a considerare tutte le espressioni del gioco del calcio: sia quelle strutturate, per società che ambiscono a giocare il calcio come lo vediamo tutti i giorni, sia delle forme diverse, con regole flessibili, minore agonismo e costi più bassi. Il tema è trovare chi ti ascolta, perché purtroppo il calcio mainstream, che io definisco spettacolo e non gioco, fa sempre molta presa. Noi dobbiamo riuscire a creare uno stacco".

E state riuscendo in questo percorso?
"Spesso ci si trova davanti un muro, perché il mondo del calcio è molto conservativo. Il problema non è solo cambiare tout court, ma impostare il cambiamento su una discussione. Ultimamente siamo riusciti a mettere in piedi un torneo nazionale di calcio a cinque sponsorizzato da Wind con squadre tutte composte da migranti. Ogni anno a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, facciamo poi le finali di 'Matti per il calcio' (torneo Uisp con gli occupanti dei centri di salute mentale, ndr), un'innovazione nata quindici anni fa in Emilia-Romagna da un rapporto con le Asl per il lavoro sulla salute mentale attraverso lo sport".

Foto di Roberto BerettaCi sono altre sperimentazioni riguardanti il cambiamento delle regole tradizionali?
"A Parma c'è un progetto sull'attività giovanile che si chiama 'Cartellino verde'. In pratica l'arbitro usa solo il verde ogni volta che un giocatore si distingue per un comportamento di particolare lealtà sportiva. Alla fine viene attribuito un punteggio e si stila una classifica su questo parametro. Abbiamo poi una speciale 'Coppa amatori' per le società che vogliono giocare per puro divertimento. Poi c'è tutta l'area del calcio a sette, a otto, dei tornei ricreativi come i 'Mondiali Antirazzisti' in cui le regole tradizionali sono assenti. Da queste esperienze si deve diffondere sempre più la nostra visione di sport e di lealtà sportiva, che è un contrassegno della nostra qualità".

Parliamo del tema migranti. Che ruolo giocano i nuovi cittadini nell'attività della lega?
"Abbiamo numerose società composte in maniera eterogenea da atleti italiani e non. La sensibilità sull'inclusione sociale è ottima. Nel nostro calcio spesso molti migranti cominciano facendo gli arbitri, con motivazioni magari di sola natura economica. Poi piano piano si formano anche come dirigenti visto che, se fai capire cos'è la Uisp, dopo si mettono a disposizione dell'associazione anche per altre attività".

Questo argomento segna una grossa differenza tra la lega calcio Uisp e la federazione italiana giuoco calcio, il cui regolamento impedisce di essere tesserato a chi non ha la cittadinanza. Al di là di questa differenza, come sono i rapporti con la federazione?
"Tutto da ricostruire. La federazione è un organismo chiuso, con un pensiero di monopolio. Poi ovviamente il rapporto provinciale è migliore di quello regionale, perché sul territorio lavori sull'attività diretta, ti confronti e ti conosci. Facciamo l'esempio di Modena, dove c'è una qualità di proposta sportiva per le società giovanili che ha portato la Uisp ad avere grandi numeri senza soffrire il passaggio del regolamento federale che imponeva l'iscrizione alla Figc di tutte le categorie di una società. Credo che il lavoro che hanno svolto, con iniziative anche in collaborazione, sia qualcosa da cui ripartire".

Proprio Modena è uno dei territori in cui si concentra gran parte della vostra attività, che ha rischiato il collasso dopo i danni subiti dalle strutture sportive a causa del terremoto. Come giudichi il lavoro svolto dalla Uisp in queste zone?
"È stato dato un segnale chiaro di sostegno della popolazione e delle società sportive. Sono stati forniti aiuti per sistemare le strutture, alle società colpite non è stata fatta pagare alcuna iscrizione, sono stati distribuiti materiali come mute e palloni e sono stati promossi i gemellaggi. Credo che l'Emilia-Romagna si sia mossa molto bene, con un grande lavoro dei comitati territoriali che sta ancora andando avanti".