Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Pane, circo e violenza

Riceviamo e pubblichiamo un articolo che riflette e analizza la situazione brasiliana, la violenza dei gruppi delle tifoserie organizzate e le grandi manifestazioni sportive con la lente della logica del "panem et circenses"

di Gaudêncio Torquato per Adital, agenzia di notizie dall'America latina e caraibica

 

L'IMPERATORE Vespasiano, il 22 giugno del 79 d.C., poco prima di morire, scrisse una lettera al figlio Tito nella quale gli consigliava di concludere la costruzione del Colosseo; questo gli avrebbe dato "molta allegria e infinita memoria". Ed ecco che tra un lavacro, un banco di scuola o uno stadio il popolo preferiva sedersi tra gli spalti dell'anfiteatro. Il consiglio dell'imperatore era fondato sull'idea che la miglior ricetta per diminuire l'insoddisfazione popolare contro i governanti era sedurre la plebe con pane e giochi circensi. Tito, quindi, finì per inaugurare il famoso anfiteatro, nel pieno centro dell'urbe, con cento giorni di festa. Così ebbe inizio l'era del "panem et circenses", che consisteva nell'alternare, all'interno dell'arena, spettacoli sanguinolenti tra gladiatori e distribuzione gratuita di pagnotte. Tutto ciò, ovviamente, implicava dei costi alti per le casse dell'impero, con conseguente aumento delle imposte e un'economia praticamente a terra. Ma questa politica populista diede enorme prestigio agli imperatori romani.

È risaputo che i giochi, nel corso della storia, funzionarono come vernice per lustrare l'immagine dei governanti. Oggi la strategia per accattivarsi la simpatia del popolo per mezzo dell'arte e dell'intrattenimento continua a ricevere molte attenzioni da parte delle amministrazioni pubbliche. Ciò che è cambiato nel paesaggio degli spazi ludici non è l'ambizione della classe dirigente di innalzarsi alle vette del vanto, ma il comportamento delle platee. Spettatori che un tempo si godevano la catarsi degli scontri sportivi, esultando o deplorando la performance dei competitori, sono diventati essi stessi i competitori, i lottatori, i gladiatori, scagliandosi gli uni contro gli altri non solo con le armi delle imprecazioni, ma con quelle del fuoco, iniziandosi a una violenza fisica.

Il fenomeno ha assunto rilievo di fronte al rischio del Brasile di diventare il palco della violenza calcistica per eccellenza. L'apparato della sicurezza pubblica è stato inefficace e non è riuscito, infatti, a debellare il disordine e le risse sulle tribune. Solo un paio di misure palliative, come il divieto d'ingresso negli stadi ai fanatici, la maggiorazione dei prezzi, giochi a porte chiuse e multe ai club. La mobilitazione di individui per la formazione di gruppi e l'organizzazione dei tifosi obbediscono al nuovo ordine che guida la dinamica sociale nel mondo contemporaneo. Fare parte di tifoserie come quelle della Mancha Verde (Manica Verde, N.d.R.) o dei Gaviões da Fiel (Volponi del Fedele, N.d.R.) è diventata cosa normale per gli abitanti delle città congestionate, carenti di servizi.

Condannare le folle con designazioni come vandali, banditi, selvaggi; rafforzare le forze dell'ordine negli stadi; continuare a utilizzare mezzi tradizionali, come la punizione dei club, non riuscirà ad eliminare la violenza delle tifoserie organizzate. La disciplina e l'ordine devono tenere in conto gli standard comportamentali, non rimanere ancorati nello sforzo dell'educazione (rieducazione) dei tifosi fanatici. Non si tratta di promuovere mere azioni di marketing culturale, ma di un ampio programma che ha come obiettivo quello di comporre un'ideologia volta a ingrandire lo spirito democratico, con rispetto ai principi dell'ordine e della disciplina, che non devono essere incompatibili con l'entusiasmo dei tifosi. Né Vespasiano né Tito avrebbero immaginato che, un giorno, al distico "panem et circenses" si sarebbe aggiunta la parola violenza. Se fosse stato così, il vecchio Colosseo non sarebbe stato in piedi.