In queste settimane fra dirigenti dell’altetica, ma anche fra runner e organizzatori l’oggetto delle discussioni riguarda il mancato rinnovo della convenzione tra Uisp e Fidal: i soggetti sportivi più rappresentativi per il mondo della corsa hanno aperto tavolo di confronto in sistema che consegna alle federazioni una posizione di forza e controllo, dato che l’ordinamento individua in seno alle stesse federazioni CONI una forma di “titolarità” sulle discipline. Formalmente legittimo, sostanzialmente ingiusto. Il rapporto di convenzione fra Uisp-Fidal per diverso tempo ha comunque tenuto ed era stata prorogata più volte segnalando la necessità di aggiornarla facendo esoro degli errori. Il 2023 è stato di fatto un anno perso nei tentativi di negoziazione e riscrittura della convenzione: il presidente Uisp, Tiziano Pesce, ha portato in consiglio CONI l’istituzione di una commissione che si occupasse dei rapporti tra enti e federazioni, oggi soggette a tensioni sistematiche che superavano il confine di una sana concorrenza. Dopo tre mesi di proroga (fino a marzo 2024) ancora senza risposte e con una situazione difficile da commentare (esemplificativa l’assenza del Presidente FIDAL Stefano Mei alla conferenza stampa di Vivicittà con il ministro Abodi), la convenzione non è stata rinnovata. La Fidal ha rifiutato il confronto anche con il Coordinamento degli Enti di Promozione, non rispondendo alle richieste avanzate, mentre non sono mancate numerose segnalazioni dal territorio su paventate squalifiche per chi decidesse di fare attività con gli enti. Realtà? Di fatto senza la convenzione Uisp e Fidal devono trattare come non soci gli appartenenti all’altra parte: nel nostro caso è possibile e lo pratichiamo, con gli accorgimenti logistici e assicurativi che vanno messi in campo. Accorgimenti che però hanno dei costi e che per noi sono tutti imputabili alla scelta di Fidal, visto che avremmo prorogato la convenzione in essere con modifiche che riconoscessero il grande lavoro delle nostre associazioni di base. Dal canto suo la federazione ha proposto un ulteriore arretramento rispetto alle condizioni precedenti, che alcuni enti hanno accettato con una posizione di sudditanza preoccupante nella speranza di avantaggiarsene in futuro. Il modello che sembra orientare le scelte della Fidal è quello di essere monopolisti “padroni” del movimento. A nostro avviso il mondo esige al contrario più libertà per i cittadini e più proposte da parte dei soggetti sportivi capaci di differenziare e accrescere le opportunità. Contestiamo sin dalla nostra fondazione l’idea centralista del CONI e delle FSN e promuoviamo un ecosistema vivace di attori credibili che promuovono lo sport, il gioco e il movimento per tutte e tutti.
Confidiamo che il CONI confermi l’impegno a convocare la commissione sui rapporti fra federazioni ed Eps come richiesto dal nostro presidente, e che i lavori siano pratici e non retorici. Intanto Uisp è al lavoro con dirigenti e società per contenere i danni di questa scelta e resistere all’attacco frontale che la Fidal, con la mancanza del rinnovo e della discussione aperta e pubblica, ha creato. Se Uisp accettasse la convenzione cosi come formulata accetterebbe una resa culturale prima che politica, umiliando l’intero movimento ad una mera questione di tesseramento, con un monopolista senza concorrenti. La nostra idea di sport è un’altra: più accessibile a tutti in un contesto nel quale quasi tutti i contributi di Sport e Salute arrivano alle federazioni (ovvero allo sport di vertice, per pochi) mentre Uisp si autosostiene. Dobbiamo indignarci perché se lasciamo tutto in mano agli stessi decisori che hanno deciso per noi in questo contesto, le prospettive saranno fosche.
Enrico Balestra – Presidente Uisp Emilia-Romagna