CHISSÀ se il lettore si è incuriosito sulla figura di Theo Cali', calciatore infallibile e spia proverbiale, dopo il nostro primo articolo dedicato a questo personaggio dei fumetti. Spero di sì perché sono in grado di svelare qualche altro particolare su questo "antieroe", che fa parte della serie dei cosiddetti "neri minori", cioè quei fumetti che uscirono dagli anni Sessanta nella speranza di emulare il grande successo di Diabolik. Avevo già rivelato ai lettori che uno degli ideatori del personaggio è stato Italo Cucci, famoso giornalista sportivo che si nascondeva sotto lo pseudonimo di Joseph Bisco, e che Theo Cali' stava per abbandonare la Juve per passare a un'altra squadra. Erano state le dichiarazioni di Cali' sull'appagamento della squadra, dopo la vittoria di due scudetti consecutivi, riportate dei giornali, che avevano fatto infuriare il presidente Boniperti che, per punirlo, lo aveva messo temporaneamente fuori rosa, consigliandogli di prendere una vacanza.
Ma può un giustiziere andare in vacanza? Sì, ma solo come copertura, per scoprire un mistero come quello dei dischi volanti avvistati su Torino. Le indagini portano Cali' sul Cervino dove viene rapito e diventa, suo malgrado, per colpa del filtro d'amnesia, il compagno di Laila, il vero capo della Beta, una banda criminale attiva in tutto il mondo. E con l'incertezza sulla sorte di Cali' e una minaccia rivolta al mondo intero si chiude il numero 6 della serie. Differentemente dagli altri 5, in copertina non c'è Theo Cali', ma i comprimari Laila e il professor Sigfrido De Nittis, scienziato e parapsicologo. Datato aprile 1974, "Laila la donna del mistero", sembra un vero pesce d'aprile perché lascia i lettori con molti dubbi: Theo Cali' passerà ad un'altra squadra? Riuscirà a salvare la sua fidanzata Maggio, rapita dalla Beta? Libererà il professor De Nittis, anch'egli prigioniero della Beta? Riporterà a sua madre, la bella cameriera Gianna, il figlio tenuto in ostaggio per assicurare alla Beta la collaborazione della cameriera? La soluzione a dicembre dello stesso anno, non grazie a Babbo Natale, ma per merito delle edizioni Geis di Barbieri.
Renzo Barbieri è nel momento migliore della sua parabola editoriale, gestisce vari marchi editoriali (tra cui il famoso Squalo, a proposito di pesci!) ed ha lanciato numerose serie di successo del nuovo filone dei fumetti sexy, come "Zora la vampira" e le "Sexy Favole". Attento al mercato è sempre pronto a proporre nuove iniziative editoriali. Rileva dalla Fotometalgrafica Emiliana di San Lazzaro di Savena tutto il materiale già prodotto e lo ripropone in una nuova veste. Sa che per incuriosire il lettore serve una copertina ad impatto e si affida ad Alessandro Biffignandi, suo "copertinista" principe, che non lo delude. Il famoso illustratore realizza un'immagine piena di pathos che racchiude tutta l'essenza della serie: Theo Cali' vendicatore, Theo Cali' giocatore e, in primo piano, il volto di una splendida ragazza dai capelli ramati. Poco importa se la copertina non ha nulla a che vedere con la storia. Ma non è neppure un semplice collage di immagini. Mostra al lettore il succedersi di eventi che hanno contrassegnato la vita del protagonista Theo Cali'. Si spiega così il Cali' che strattona un uomo robusto, anche se in quest'avventura ha a che fare solo con donne, e il Theo Cali' che impugna una pistola, quando in realtà si serve delle sofisticate armi in dotazione, così incredibili da far invidia a James Bond. La sua prodezza di calciatore, che sembra sparare il pallone in porta dopo aver superato l'attonito giocatore dell'Inter che lo marcava, non è legata ad una partita presente nel fumetto, in quanto Cali' è stato messo fuori squadra. La ragazza poi, non assomiglia alle tante che si susseguono e che condividono il letto con Theo Cali'. Non è la sua fidanzata (la mora Maggio), non è il capo della Beta (la bionda Laila), non è Gianna (la sexy cameriera dell'albergo) e neppure una delle tante collaboratrici di Laila. Non è importate che i personaggi siano nel fumetto, l'importante è attirare l'attenzione del lettore e questa copertina può farlo senz'altro. L'edizione, in formato tascabile come quello della Fotometalgrafica, presenta la storia già pubblicata nel vecchio numero 6 e la sua conclusione, in un numero unico dal titolo "Un calciatore all'inferno", che segnerà la fine della carriera di Theo Cali'. Non ci saranno altre storie inedite. Barbieri, da abile editore, capisce che è inutile riproporre il personaggio con una semplice ristampa e realizza un albo di grande formato, con vignette di dimensioni inferiori, tanto che in ogni facciata ci sono 4 pagine del fumetto formato tascabile. Il target a cui si rivolge è quello dei tifosi della Juventus, per cui inserisce in premessa la storia della squadra, mette in copertina Bettega, atleta simbolo della società e cambia il titolo in "I campioni Juventus" aggiungendo un sottotitolo ampiamente descrittivo: "Storia della Juventus. Albo d'oro e 212 pagine a fumetti per tutti gli amanti del calcio e dell'avventura". Si ribadisce il connubio tra calcio e avventura, senza citare che il protagonista del fumetto è Theo Cali', nome poco evocativo per i tifosi delle Juventus e anche per quelli della nazionale.
Eppure un Cali', invero Francesco, è stato il primo capitano della nazionale italiana di calcio. Ma chi può ricordare la leggendaria partita contro i francesi, finita 6 a 2 a nostro favore nel lontano 15 maggio 1910? Cali' venne scelto come capitano perché era il più anziano (sebbene avesse solo 28 anni) e in grado di parlare più lingue. Disputerà anche la seconda partita della nazionale, quella contro l'Ungheria, ancora da capitano. Sarà la sua ultima partita con la nazionale in veste di giocatore, per poi diventarne allenatore, o meglio, come usava allora, membro della commissione tecnica nazionale. Nel calcio ha ricoperto tutti i ruoli, non solo calciatore e allenatore, ma anche arbitro (a cui vengono affidati delicati scontri come quelli tra Milan e Juventus). Theo Cali' sarà stato ispirato da questo atleta che aveva giocato in nazionale, quando ancora la squadra italiana aveva la maglia bianca? Stando a quanto scrive Italo Cucci no. Tant'è vero che il giornalista, nella premessa della breve storia di Francesco Cali' afferma che è stato un lettore a scrivere alla redazione "sapete che Calì fu il primo capitano della nazionale italiana?". Cucci spiega che i creatori di Theo Cali' non si sono rifatti a quell'illustre antenato, perché "non ci avevano proprio pensato [...] e la loro cultura calcistica presenta lacune spaventose" (Theo Cali' - "Delitto all'università", n. 3 del gennaio 1974). Ma sarà vero? Il fatto che Theo Cali' sia siciliano (vedi Theo Cali' - "La vera storia del barone", n. 5 del marzo 1974) come lo era Francesco Cali', può essere solo un caso? Io penso di no, come non credo che la conoscenza di Italo Cucci, seppure nel 1973, fosse così piena di buchi. Sarà un particolare che gli chiederò, visto che posso anticipare ai lettori Uisp che è in previsione un'intervista rivelatrice dei tanti dubbi emersi. Potrò inoltre raccontarvi, con certezza, della genesi e della fine di Theo Cali', che ha avuto il grande merito di anticipare una delle tematiche che solo molto tempo dopo verrà affrontata nelle storie a fumetti: la schiavitù della droga.
Le sorelle Giussani sono famose per le campagne sociali apparse su Diabolik, anche quella contro la droga, più precisamente con le storie "Schiava della droga" (Anno XXVI, n. 7 del 1977) ed "Eroina per Ginko" (Anno XXXV, n. 1 del 1996), in cui Eva Kant (la compagna di Diabolik) e poi Ginko (l'acerrimo nemico di Diabolik) cadono, loro malgrado, vittime della droga e della tossicodipendenza. La droga come piaga sociale e la lotta ai trafficanti sono alla base della storia n. 3 del gennaio 1974, "Delitto all'università", che si conclude con Theo che elimina tutti gli spacciatori e il capo del traffico. In una Torino ricca giovani di buona famiglia, annoiati e desiderosi di divertirsi, frequentano l'università solo per spacciare e ricevere la lauta paghetta dai genitori che non si interessano se i loro figli non danno neppure un esame. La storia avrà fatto sicuramente riflettere i tanti adolescenti che leggevano Theo Cali', o forse saranno stati più interessati al gadget in regalo: l'adesivo "Sono amico di Theo Cali'", in cui il giocatore indossa la maglia azzurra della nazionale e alla sua destra compare un raggiante sole che altri non è che lo stemma dei Cali', presente anche sull'anello che Theo porta al dito. L'anello e un'antica pergamena che la stirpe si tramanda sono il simbolo di un impegno a combattere per la giustizia e contro i criminali. Il padre di Theo ha disatteso il giuramento dei Cali' entrando in politica, ma Theo vuole rispettarlo e per questo diventa un vendicatore che si serve della copertura del calciatore per potersi muovere liberamente. Sa anche che la carriera calcistica è breve e s'immagina un futuro da chirurgo "per essere utile all'umanità" (vedi n. 3). Da questa frase si potrebbe intuire un suo impegno in organizzazioni mediche internazionali. Chissà se gli ideatori della serie avevano in mente di farne un Docteur Justice, personaggio apparso per la prima volta in Francia nel 1970 su Pif Gadget e conosciuto in Italia attraverso il settimanale Supergulp! (già nel n. 0 del 14 maggio 1978). Anche questa è una curiosità che spero Italo Cucci saprà soddisfare.