A seguito dell’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 e della inaudita e ingiustificabile violenza delle azioni militari russe, condotte in palese violazione del diritto internazionale, le istituzioni sportive hanno risposto in maniera unitaria e decisa, escludendo la Russia da ogni competizione sportiva internazionale. Abbiamo giustificato questa dolorosa e costosa decisione con la necessità, per noi inoppugnabile, di utilizzare ogni mezzo pacifico per condizionare le scellerate decisioni del governo russo ed esercitare la massima pressione sull’opinione pubblica, interna ed esterna a quel Paese, oltre che per difendere i valori di pace, rispetto e solidarietà che lo sport intende incarnare.
Oggi, alla vigilia della partita prevista a Udine fra la nostra Nazionale e quella israeliana, riteniamo legittimo e urgente sollevare un tema di equità e coerenza nell’applicazione dei principi etici che regolano la partecipazione alle competizioni sportive internazionali.
Non possiamo non rilevare un’evidente disparità di trattamento: lo Stato di Israele, anch’esso ritenuto — da ampi settori della comunità internazionale, Nazioni Unite incluse, e dallo stesso Governo italiano — responsabile di gravi e reiterate violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati, non ha subito alcuna sanzione di rilievo, tanto meno in ambito sportivo.
Questa asimmetria solleva interrogativi fondamentali: perché due casi di violazioni documentate del diritto internazionale vengono trattati in modo così diverso dalle istituzioni sportive? Quali sono i criteri ufficiali e trasparenti adottati per decidere l’esclusione o meno di una nazione dalle competizioni? È accettabile che lo sport internazionale applichi pesi e misure differenti a seconda dello Stato coinvolto?
Lo sport, per sua natura, si propone come luogo di etica e cultura della legalità, di incontro tra popoli e veicolo di pace. Ma perché questo messaggio non sia svuotato di significato, deve essere sostenuto da coerenza e imparzialità nelle decisioni.
Chiediamo quindi a tutte le istituzioni sportive, al Governo, al CONI, alla FIGC di:
Se una delle missioni che lo sport può assolvere è quella della promozione di valori universali di fratellanza, pace e non violenza, allora la coerenza è una necessità etica per preservare l’autorevolezza e la credibilità dei valori dello sport presso ogni persona e abitante della Terra.
Giunta Regionale Uisp Emilia-Romagna
QUI POTETE TROVARE la petizione appoggiata e diffusa anche da Uisp Nazionale che ognuno di noi può firmare. Anche un piccolo gesto può valere tanto.
QUI LA PETIZIONE di Rete Italiana Pace e Disarmo, anche questa condivisa da Uisp, anche qui vi invitiamo a dare il vostro contributo.