Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Una parola in favore della Natura

Recensione a "Camminare" di Henry David Thoreau

"Camminare" di Henry David Thoreaudi Francesco Frisari

da Area Uisp n. 14

"Ciò che posso ricevere da un'altra anima non è istruzione, ma provocazione"
Ralph Waldo Emerson

Durante la (ri)lettura di "Camminare" di Henry David Thoreau (La Vita Felice, Milano 2009, 124 pagine, € 9,50) mi son trovato a pensare che non si possa recensire questo libro. Non ha molto senso raccontare questo saggio fra la predica e la poesia, non perché non vi siano tesi o argomentazioni - parole troppo forti o troppo deboli rispetto all'effetto che fa e vuol fare nella lettura - ma perché quest'orazione in movimento, senza l'intonazione della voce del suo autore e senza il rumore dei luoghi e della natura in cui i pensieri lo hanno visitato, sembra svanire o peggio essere riducibile a un chiaro ma quasi innocuo messaggio - qualcosa come un inno ecologista, che pure in parte è. Non si può censire, delimitare, compendiare o tantomeno riportare di seconda mano la wildness, il "pensiero selvaggio oltre gli schemi della civiltà" che Thoreau invoca e impiega, quando perfino lui, l'autore del Walden - il diario dei due anni trascorsi in una capanna sulle sponde di un lago circondato dai boschi - in Camminare scrive che "rispetto alla Natura, vivo una vita di frontiera, ai confini di un mondo entro cui compio occasionali, fuggevoli incursioni". E però Camminare e le sue incursioni non condannano al silenzio o all'ineffabilità. È un'orazione senza alcun pulpito e senza altra autorità che la voce di chi la pronuncia, e che cerca un dialogo, o meglio una forma di provocazione nei confronti del lettore. Dà molto da pensare e da dire, così che se vogliamo parlare di questo libro non possiamo che parlare con e attraverso questo, dopo e a partire da esso. Questa prolusione sui suoi modi e le sue forme è la mia prima ed essenziale reazione a tale provocazione, il che è sì un tentativo di giustificare l'incompletezza di quanto sto dicendo, ma soprattutto mi permette di comprendere ancora una volta che alcuni libri son luoghi in cui scrivere e pensare.

Mi è venuto in mente, sempre a proposito del modo con cui questo libro si offre, che Ralph Waldo Emerson, il filosofo americano amico e maestro di Thoreau, scrisse che "in ogni opera di genio riconosciamo i pensieri che abbiamo respinto; ci ritornano con una certa maestà alienata". Ebbene Camminare sembra portare all'estremo questa idea, al suo compimento naturale; con ogni parola ci chiede infatti di recuperare la nostra naturalità alienata, proprio in quanto nostra maestà, cercando di recuperare qualcosa che va oltre il pensiero e che appartiene a noi tutti, in quanto abitatori di questo mondo, e che però ci sfugge, si dissolve nella cultura e nella civiltà, nel pensiero stesso. Thoreau ci propone allora di riconoscere la nostra natura umana, la sua profondità selvaggia, in un pensiero agito, nel suo - e nel nostro ipotetico - camminare lungo laghi, paludi, boschi, tratturi, attorno ai villaggi spogli e indaffarati del New England - siamo nell'America degli anni sessanta dell'Ottocento, epoca che la fa confinare con il mito, con l'Eden non ancora (ma quasi) perduto e con il deserto da esplorare. Thoreau sta "solo" passeggiando, eppure nel far ciò, nel proporsi come esempio, non da seguire ma da essere - ognuno a suo modo, propone un ripensamento e un rinnovamento naturale della cultura e del pensiero. Giustapponendo metafore e toni biblici, i Veeda indiani e i linguaggi dei naturalisti del suo secolo, Darwin compreso, sfida e sprona l'animale umano, quindi ogni lettore che gli si è avvicinato, ad abbandonare il comodo e domesticato nutrimento delle "balle da fieno", andando al pascolo, alla ricerca delle messi di quella "vasta, selvaggia, terribile madre di noi tutti, la Natura. La parola "cultura" deriva dal latino colere, e tendenzialmente si assume come suo significato quello di "coltivare". Thoreau ci fa recuperare quel che i linguisti hanno scoperto essere il significato originario del termine: "camminare per campi".

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