Ci sono storie che nascono nel silenzio, in un momento di fragilità, e che con il tempo diventano racconti di coraggio e rinascita.
Guarda la videointervista di Andrea qui > https://www.youtube.com/watch?v=e5Ze6AEHdDo
La storia di Andrea Dainese è una di queste. Il suo è stato un percorso in salita, segnato da una malattia che ha messo alla prova corpo e mente. Oggi, però, Andrea lo racconta con serenità, come una tappa necessaria di un viaggio che lo ha riportato a sé stesso.
“Non potevo più continuare così — racconta Andrea — mi stavo facendo del male, fisicamente e mentalmente. È stata dura, ma ho capito che dovevo fermarmi e chiedere aiuto.”
Da quella consapevolezza è iniziato tutto. Andrea ha lasciato la sua casa e ha scelto di entrare volontariamente in una comunità, a Castelmassa, per iniziare un percorso di cura e riabilitazione. Lì, tra regole, terapie e silenzi, ha imparato di nuovo a conoscersi. Ha riscoperto la disciplina, la lentezza, la pazienza.
“Quando entri in comunità ti senti perso — dice — ma pian piano impari a guardarti dentro. È come ripartire da zero.”
Dopo la comunità, Andrea si è trasferito nei gruppi appartamento di Badia Polesine, dove oggi vive in autonomia. Ogni giorno, alle quattro del mattino, comincia con un gesto che per lui è diventato respiro, equilibrio, libertà: la pratica del Tai Chi Chuan. Un’arte antica che unisce movimento e meditazione, corpo e respiro, forza e ascolto.
“Il Tai Chi mi ha insegnato l’equilibrio — spiega — non solo fisico, ma mentale. È un modo per capire dove sei, come ti senti. Ti allena a vivere con consapevolezza.”
Dal Tai Chi, Andrea ha imparato anche la forza della costanza. Giorno dopo giorno, movimento dopo movimento, ha ricostruito la propria stabilità, fino a trasformare quella passione in una professione. Si è laureato in Scienze Motorie, discutendo una tesi sui benefici del Tai Chi per le persone con difficoltà fisiche o mentali.
“Studiare è stato un modo per dare un senso al mio percorso. Ho capito che il movimento non è solo un gesto del corpo, ma un atto di libertà.” Oggi Andrea è istruttore UISP, insegna ginnastica dolce e Tai Chi Chuan, e porta la sua esperienza all’interno delle comunità terapeutiche e dei centri che lavorano con persone fragili. Un ruolo che vive con gratitudine:
“Devo molto alla UISP — racconta — perché mi ha accolto, mi ha dato fiducia e un posto nel mondo. Attraverso loro ho capito che lo sport non è competizione, ma condivisione. È un modo per ritrovare dignità, equilibrio, appartenenza.”
Nelle sue parole non c’è rabbia, ma una calma profonda, quella che nasce dall’aver attraversato il dolore e averlo trasformato in conoscenza.
“Il Tai Chi mi ha insegnato che ogni gesto ha un significato. Anche solo alzare un braccio o fare un passo può essere un atto di consapevolezza. È come se, muovendoti lentamente, imparassi a respirare di nuovo.”
Oggi Andrea sogna di continuare la formazione e di studiare in Cina, nel villaggio dove i maestri praticano Tai Chi per otto ore al giorno. Un sogno che parla di dedizione, ma anche di continuità: il passo successivo di un cammino iniziato tempo fa.
“Non bisogna mai smettere di migliorarsi — dice sorridendo — anche se uno riesce a fare poco, deve essere contento. Perché un giorno quel poco diventa tanto. La conoscenza e la pratica quotidiana fanno crescere. Bisogna essere umili, ma non smettere mai di cercare la propria armonia.”
La storia di Andrea è una testimonianza concreta del valore sociale dello sport: un esempio di come il movimento, quando è accessibile e accogliente, possa diventare una vera terapia dell’anima. Con UISP, Andrea ha trovato non solo un’opportunità professionale, ma una comunità, una nuova famiglia dove corpo e mente possono muoversi — insieme — verso la libertà.
Articolo di MENON Umberto – comunicazione.rovigo@uisp.it
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