Comitato Regionale

Emilia-Romagna

In attesa del congresso di Imola-Faenza

Alla vigilia del primo congresso territoriale Uisp in Romagna, continua il ciclo di interviste dedicato ai nostri attuali presidenti territoriali e al loro percorso in questi quattro anni.

 

di Ginevra Langella

BOLOGNA - Il 12 dicembre si terrà il terzo dei dieci congressi territoriali che in Emilia-Romagna andranno a ridefinire i nuovi componenti del consiglio direttivo di ciascuna sede Uisp del territorio. Abbiamo intervistato Dino Battilani, l'attuale presidente della Uisp Imola-Faenza, che ci introduce alla futura direzione che prenderà con il suo secondo mandato.

Dino, che tipo di congresso si prospetta a tuo parere? Quali saranno i temi all'ordine del giorno?
«Sicuramente ci aspetterà un congresso diverso dagli altri. Credo che questo sarà un vero e proprio spartiacque tra il mondo sportivo e tutto il resto: la crisi che stiamo vivendo a seguito del COVID-19 farà tantissima selezione e secondo me le classi politiche non si stanno preoccupando davvero di cosa avverrà dopo. Noi di conseguenza ci dovremo reinventare e ridisegnare la Uisp del futuro, con molti più vincoli, tanto senso di responsabilità e molta più voglia di fare. Nonostante io non ne abbia vissuti tantissimi, mi rendo conto che questo congresso è particolarmente complesso per tutti quanti noi. Stiamo vivendo una situazione piuttosto catastrofica su tutti i livelli. Per questo motivo il mio discorso andrà a coinvolgere anche tutti i politici e le istituzioni locali. La mia domanda è: stiamo facendo abbastanza per il mondo sportivo? Tutti sappiamo quanto sia importante fare sport e allo stesso tempo abbiamo tantissime società che si preoccupano di tutelare questa visione e che adesso invece si trovano in enorme difficoltà. Dobbiamo davvero capire come fare a ripartire, perché le ripartenze light non sono assolutamente possibili: abbiamo dei costi fissi che non riusciremmo a sostenere altrimenti. Il mio sarà un richiamo tecnico, una richiesta di collaborazione con tutte le istituzioni per capire e lavorare insieme su come garantire lo sport di base a tutta la cittadinanza. Come abbiamo sempre fatto. Ovviamente poi di tutte le cose c'è un lato positivo e uno negativo: quello negativo lo consociamo fin troppo bene, ma la cosa molto positiva è stata quest'esplosione tecnologica che fino all'8 marzo non veniva sicuramente sfruttata appieno, o almeno non nel nostro ambiente. Da questo abbiamo imparato che è molto più facile parlarsi, stando magari comodamente seduti sul divano di casa e coordinandosi con qualche regola di base. Abbiamo capito che si può anche fare tanto e paradossalmente con meno tempo: questo è il gran vantaggio che abbiamo avuto. Dico anche questo perché ritengo che una volta superata questa crisi avremo lo stesso cambiato radicalmente le nostre abitudini. Di conseguenza non dovremo dimenticarci cosa abbiamo vissuto, dovremo trovare qualcosa di vantaggioso, includendo tutte le dotazioni tecnologiche che abbiamo acquisito e da questo andare avanti. La mia sensazione è che avremo degli stop and go per quanto riguarda la ripartenza: dico questo perché non credo proprio che il prossimo anno sarà tutto risolto e ci dimenticheremo così facilmente di quanto accaduto. Più le organizzazioni e le società saranno flessibili e capaci di gestire questa sensibilità, più riusciremo a garantire un sano sport di base per tutti i nostri utenti, dato che è questa la nostra missione».

Nel tuo caso come pensi di gestire questa prossima ripartenza?
«Potrei anticipare qualcosa dicendoti che sicuramente sarebbe meglio non abbandonare la tecnologia e le attività online. Quindi, dove possibile, farei una cosa mista anche nelle palestre: chi se la sente va in palestra e chi non se la sente si allena da casa perché, non so, magari hai un raffreddore e non te la senti troppo di uscire ma vuoi comunque allenarti. Quel poco che abbiamo interiorizzato a livello tecnologico non lo voglio abbandonare e in caso di uno stop and go può fare davvero la differenza».

Vorrei fare un bilancio generale. Quali sono stati i risultati raggiunti durante questi quattro anni e cosa rimane ancora da fare e che prevedi di realizzare con il tuo prossimo mandato?
«Preciso che finisco un mandato biennale: sono subentrato al nostro caro Nino Villa che per questioni tecniche non è riuscito più a proseguire con il suo mandato. Lavorando in sinergia siamo riusciti a portare a termine gli obiettivi prefissati, ovvero sia la creazione e promozione di nuove attività, il potenziamento delle collaborazioni sportive e l'incremento di lavoro con le città limitrofe a noi, come Faenza e Castel San Pietro Terme. Nel futuro mi auspico di ripartire a lavorare con il territorio faentino, grazie al coinvolgimento di tantissime società, nuove e consolidate, con l'intenzione di fare tanto anche a livello cittadino e non solo sportivo. Abbiamo tante cose in cantiere, ma non voglio anticipare tutto prima del mio discorso di domani».

Come avete affrontato l'emergenza COVID-19?
«Dalla prima giunta noi ci siamo sempre preoccupati della ripartenza. Non ci siamo fasciati la testa e non abbiamo atteso o sperato in aiuti esterni che per carità, sono arrivati e che continueranno ad arrivare e di questo siamo grati. Però il nostro focus è sempre stato indirizzato sul cosa si potesse fare di positivo durante e dopo. Quindi ecco, ci siamo sempre focalizzati durante le giunte soprattutto sulla ripartenza, perché focalizzarsi su un obiettivo positivo aiuta a viversi meglio anche lo stato attuale delle cose. Di conseguenza se uno non progetta cosa fare di buono per dopo, si vive male anche il presente perché manca una direzione. Collaborando con la giunta e tutti gli altri presidenti, insieme ovviamente anche al presidente regionale Mauro Rozzi che stimo tantissimo, abbiamo cercato sempre di pensare come muoversi, dando poi ovviamente supporto anche logistico, tecnico e assicurativo, anche grazie al lavoro con Arsea. Vorrei concludere dicendo questo: io sono un uomo Uisp da oltre quarant'anni. Erano gli anni Ottanta quando ho fatto la mia prima tessera. Ho cominciato molto presto a fare l'istruttore di nuoto ed è la mia ragione di vita. Faccio fatica a pensare a un mondo sportivo senza la Uisp, perché mi ha dato e abbiamo dato tanto. È una cosa reciproca. Quello che voglio dire a tutti è: avanti tutta, perché c'è bisogno di tutti noi».

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