Nella mattinata di venerdì 28 ottobre, presso la Sala Tassinari del Comune di Bologna, sono stati presentati i risultati di SPPF – Sport in Prison, a Plan for Future, il progetto finanziato dal programma europeo Erasmus Plus e coordinato dall’associazione De Rode Antraciet (Belgio), che vede coinvolte le realtà di Italia, Belgio, Bulgaria, Croazia e Olanda: hanno infatti aderito Vrije Universiteit Brussel (VUB), Unione Italiana Sport per Tutti (UISP) Italia, United professionals for Sustainable Development Association (UPSDA) Bulgaria, Association for Creative social work (UKSR) Croazia, Dienst Justitiële Inrichtingen (DJI) Paesi Bassi.
L’obiettivo del progetto è quello di sviluppare buone pratiche, utilizzando lo sport in carcere come ponte di collegamento con il resto della società.
La presentazione dei risultati del progetto è stata avviata da Loredana Barra, Responsabile Politiche Educative e Inclusione UISP APS, che ha coordinato i lavori.
“Lo sport per tutti significa assolutamente per tutti: bisogna coinvolgere pertanto tutte le varie comunità che in realtà sono una sola, non esiste un fuori dal carcere e un dentro al carcere, ma si tratta di una collettività unica. […] Questi progetti aiutano a superare i momenti di difficoltà.” Così ha iniziato Roberta Li Calzi, Assessora allo Sport e al Bilancio del Comune di Bologna.
A seguire, Tiziano Pesce, Presidente Nazionale UISP APS, ringraziando i partner del progetto e le istituzioni coinvolte “Il Comune di Bologna ha manifestato quanto sia importante investire nel Terzo Settore e non l’ha fatto solo a parole, ma anche con i fatti.”
La presentazione del progetto è quindi iniziata con l’esposizione di Daniela Conti, Responsabile Politiche per l’interculturalità e la cooperazione UISP APS “[…] il progetto SPPF vuole dare una seconda possibilità ai detenuti, confrontandosi con progetti analoghi internazionali dai quali prendere spunto. Il progetto ha quindi, tra gli altri, l’obiettivo di fare rete e unirsi.”
Prima di passare la parola ai partner, Loredana Barra ha commentato “[…] il modello giudicante innesca la paura di sbagliare, il che porta alla negazione dell’errore. La consapevolezza dell’errore invece è parte del processo ed è necessaria. Se l’errore viene solo giudicato e non compreso comporta dei blocchi nella mente delle persone. […] In queste situazioni le persone hanno bisogno di sentirsi come tutti, uguali e normali: così lo sport può aiutare a creare un legame di unità.”
Al tavolo dei relatori si sono quindi susseguiti i partner dei Paesi Europei: Gino Campenaerts, De Rode Antraciet (Belgio) – associazione coordinatrice europea del progetto, Emilia Crushcov, UPSDA (Bulgaria) – ONG che lavora nel campo delle attività sociali e dei lavori con gruppi vulnerabili, Lucija Živković, ACSW (Croazia) – associazione per la promozione delle attività di supporto psico/sociali, di formazione ed educazione per la crescita, sia individuale sia di gruppo, e Gerko Brink, DJI (Olanda) – coordinamento generale delle attività sportive per tutti le carceri olandesi.
I partner europei hanno descritto lo scenario delle carceri nei loro Paesi e di come si stia lavorando nelle loro realtà per dare nuove opportunità e nuove vesti ai detenuti, sia nel periodo di detenzione, sia una volta scontata la loro pena, attraverso collaborazioni con società sportive locali, laboratori teatrali, musicali, culinari, …
È intervenuto in seguito l’Avv. Elia De Caro, Associazione Antigone “In italia ci sono tante carceri nella quali non viene praticata attività sportiva. […] UISP ci ricorda che lo sport è un diritto fondamentale e va fornito a tutti gli esseri umani così come ai carcerati, poiché lo sport insegna i valori più importanti come il rispetto, il gioco di squadra, la collaborazione ed il fair play.”
Dopo una breve pausa i lavori sono ripresi con la presentazione delle attività fiorentine, presentate dal Dott. Eros Cruccolini (Garante dei detenuti Firenze), Emilio Lastrucci (UISP Firenze) ed Eva Paoli (Società della Salute Firenze). Il progetto a Firenze ha portato un programma di Attività Fisica Adattata ai detenuti (anziani o con difficoltà mediche) delle carceri di Sollicciano e Gozzini.
”UISP Firenze è molto impegnata negli istituti carcerari fiorentini. L’obiettivo è quello di arrivare a più detenuti possibili con tre diversi corsi in varie carceri. Il quarto corso è stato recentemente inserito e si focalizza sulla salute mentale dei detenuti, aspetto quanto mai importante.” ha detto Emilio Lastrucci.
Eva Paoli, in collegamento online, ha analizzato i risultati del benessere psicofisico prima di lasciare la parola a Eros Cruccolini “Antigone e UISP collaborano da diversi anni e l’obiettivo è portare l’attenzione allo stato dei detenuti e non vivere il carcere come situazione di marginalità. […] Oltre al gesto sportivo in sè è fondamentale l’aspetto sociale di quest’ultimo, ad esempio nel rugby viviamo con emozione il momento del terzo tempo, che è l’emblema della condivisione e della socialità.”
Si è quindi parlato delle attività bolognesi, con gli interventi del Dott. Antonio Ianniello (Garante dei detenuti Bologna), Dott.ssa Romina Frati (Funzionaria della Professionalità pedagogica IPM Bologna) e Cristina Angioni (UISP Bologna e ASD Sempre Avanti). Il progetto di Bologna si è concentrato sull’inclusione di ragazzi dell’area penale esterna all’interno di una società sportiva di base insieme ad altri coetanei.
“[…] il problema del sovraffollamento delle carceri è una questione annosa. In Italia, rispetto agli scenari descritti dai nostri partner europei, siamo ad un livello decisamente inferiore in termini di inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro. L’amministrazione penitenziaria da sola non può favorire l’apertura del territorio alla comunità penitenziaria: in questo ci soccorrono le associazioni esterne” ha detto il Dott. Antonio Ianniello.
La Dott.ssa Romina Frati ha proseguito “Abbiamo fatto tante cose con l’esterno per i nostri ragazzi per non farli vedere come detenuti, ma come veri e propri giocatori: ad esempio la squadra di calcio dell’IPM ha la possibilità di giocare partite fuori dalle mura e questo è molto importante. Allo stesso modo vogliamo renderli partecipi a 360 gradi dell’attività sportiva: essi stessi costruiscono i propri campi da basket, volley in cui poi giocheranno. Per fare tutto ciò, a livello organizzativo, non possiamo non ringraziare UISP, tutti i suoi addetti ai lavori e in particolar modo i loro volontari.”
“Da diversi anni organizziamo attività sportive all’interno di IPM Pratello, ma è altrettanto importante organizzare i rapporti sportivi con l’esterno. In questo senso vogliamo estendere i programmi sportivi dei ragazzi detenuti agli stessi ragazzi una volta che sono usciti dalla struttura penitenziaria. […] In questa ottica i ragazzi/e sono tutti uguali e non ci sono alcune distinzioni o discriminazioni.” ha detto Cristina Angioni.
Camilla De Concini, Coordinatrice per UISP del progetto e delle attività italiane, presenta gli strumenti e le buone pratiche per il lavoro negli Istituti di Pena che sono stati sviluppati grazie al progetto.
Nel corso del progetto si è manifestata la mancanza di una vera connessione tra il dentro ed il fuori degli istituti penitenziari: proprio per questo motivo è stato sviluppato un kit di strumenti per facilitare la collaborazione tra carceri, detenuti e tutti gli organismi, enti e associazioni che desiderano iniziare o già lavorano nelle carceri, utilizzando lo sport come ponte fra il dentro e il fuori.
“I programmi sportivi descritti da questa guida hanno l’obiettivo di creare un’esperienza corporea per i detenuti parallelamente alla formazione della persona. I contenuti della guida partono da un quadro legislativo europeo in cui bisogna inserire i programmi e proseguono con la definizione degli obiettivi e degli attori da coinvolgere, tra cui le organizzazioni esterne alle mura.”
“Le attività UISP nelle carceri e negli IPM sono fondamentali per la UISP da più di trent’anni e questo dimostra quanto siano importanti i diritti di tutte le persone all’interno della società e quanto bisogna salvaguardarli” ha concluso Tiziano Pesce.
È stata un’occasione di confronto e di reciproca contaminazione per condividere metodologie e strumenti utili per coloro che si occupano di detenzione e recupero sociale delle persone recluse.
Per maggiori informazioni consulta la scheda del progetto.