Comitato Territoriale

Trentino

STILI DI VITA , PREVENZIONE E PROMOZIONE DELLA SALUTE

 

Nella costruzione di una società del welfare l’attività fisica e motoria è un elemento fondamentale per la sua capacità d’integrazione interculturale e per il suo linguaggio universale.

Essa è oggi considerata un elemento imprescindibile del welfare in quanto trasversale agli impegni sia a livello nazionale di diversi Ministeri (dall'Educazione, alla Salute, allo Sport) sia a livello regionale di diversi Assessorati (dalla Salute, all’Educazione, allo Sport).

Come riportato sul Libro Bianco della Commissione Europea, la mancanza di attività fisica aumenta i problemi legati alla salute, ad esempio, la frequenza dei casi di obesità e di una serie di disturbi cronici che riducono la qualità della vita, mettono a rischio la vita delle persone e rappresentano un onere per i bilanci sanitari e per l’economia.

L’attività fisica diventa quindi strumento fondamentale di prevenzione data anche l’immagine positiva che riesce a diffondere su larga scala. Nonostante sia assodato che la pratica motoria abbia più influenza sull’opinione pubblica di qualsiasi altra, spesso la sua valenza sociale viene sottovalutata e necessita, oggi più che mai, di essere sviluppata. E’ necessario, dunque, rafforzare la cooperazione a livello provinciale tra i settori della salute, dell’istruzione e dello sport.

I dati sulla sedentarietà  danno una dimensione chiara della necessità di sviluppo della prevenzione attraverso l’attività motoria. Quello della sedentarietà, prima che un problema del mondo prettamente sportivo è un problema sociale, dietro al quale ci sono problematiche fisiche, psicologiche e di relazione.

E’ necessario quindi investire risorse in questa direzione per migliorare la qualità della vita dei cittadini, garantire maggior rispetto e sostenibilità dell’ambiente,migliorare l’integrazione sociale, l’inclusione multietnica e i servizi alla persona.

L’incremento della durata della vita, influenzato da diversi fattori genetici ed ambientali, ha subito una grande evoluzione soprattutto nell’ultimo secolo. Diventa importante operare per la sviluppo di politiche sportive rivolte alla popolazione anziana, attraverso l’incremento delle sinergie tra enti istituzionali e sportivi e l’investimento di risorse dedicate. La nostra società spende oggi parecchie risorse per la vecchiaia in termini di assistenza  mentre investe poco in prevenzione, promozione alla salute e recupero delle situazioni di disagio sociale.

E cos’è l’attività fisica se non prevenzione, promozione della salute e recupero? Ciò non significa che essa sia in grado di fermare il processo d’invecchiamento, ma sicuramente permette di vivere in maniera più positiva la propria salute e il proprio corpo anche invecchiando; inoltre diminuisce il senso d’isolamento sociale migliorando le condizioni emotive di chi si avvicina ad uno stile di vita attivo. Per contro, la mancanza di attività fisica aumenta la frequenza dei casi di sovrappeso e obesità e di una serie di disturbi cronici come le malattie cardiovascolari ed il diabete, che riducono la qualità della vita, mettono a rischio la vita delle persone e rappresentano un onere per i bilanci sanitari e per l’economia. L’indubbio effetto del praticare attività fisica e motoria a vantaggio della salute però rimane spesso sottoutilizzato, e necessita di essere sviluppato.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda un minimo di 30 minuti di attività fisica moderata (che include, ma non si limita allo sport) al giorno per gli adulti e di 60 minuti per i bambini.”.  Dal “Libro Bianco sullo Sport”, approvato dalla Commissione delle Comunità Europee l’11.07.2007.

Se l’attività fisica è importante per i giovani, lo è ancora di più per gli anziani, anche se malati e fragili; infatti, le malattie croniche sono responsabili di circa l’80% della mortalità, di una percentuale anche superiore di disabilità e di circa il 70% delle spese sanitarie nella popolazione generale.

Una caratteristica intrinseca di ogni malattia cronica e di ogni processo disabilizzante è quello di ridurre la capacità o la riserva funzionale del soggetto, innestando potenzialmente un circolo vizioso perverso di ulteriore peggioramento della disabilità e della dipendenza. Infatti, l’immobilità e la sedentarietà conseguente a molte patologie croniche è causa di ulteriori menomazioni, che favoriscono la perdita di delle capacità funzionali dovute alla patologia primitiva, inducendo così nuove disabilità, fino al progressivo ritiro dalla vita sociale. Questo circolo moltiplicatore di disabilità è di tale portata che nel tempo si autopotenzia e automantiene.

Con queste premesse, i più recenti piani sanitari devono porsi  l’obiettivo prioritario di promuovere nuovi stili di vita attivi per i cittadini; in quest’ ambito l’attività fisica regolare viene riconosciuta come fattore determinante per il miglioramento ed il mantenimento della salute dalle più consolidate ricerche scientifiche internazionali.

L’ attività fisica e motoria migliora le  competenze fisiche e lo sviluppo delle modalità di accettazione del proprio corpo e di fiducia nei confronti della propria capacità corporea; aumenta la sensazione di benessere riduce  il rischio di depressione; previene la perdita di autonomia nelle attività quotidiane; aiuta il soggetto a rivolgersi verso l’esterno e riconsiderare questa meta come fonte di rilancio personale; aiuta il soggetto a   frequentare gruppi amicali, reinserendosi nel tessuto sociale al di fuori della propria casa; aumenta la capacità di comunicare con gli altri.

Investire sulla promozione dell’attività motoria a partire dalla prima infanzia fino ad arrivare alla grande età vuol dire investire sul benessere psicofisico dei cittadini. E’dunque compito degli enti di promozione sportiva e sociale in collaborazione con tutte le realtà che operano nel campo del benessere dei cittadini promuovere azioni volte a sani stili di vita, per vivere “più anni di vita in buona salute” e non solo "aggiungere anni alla vita" .

 

 

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