Comitato Territoriale

Cagliari

A tutta Sara: #FacciamociSentire

Una Donna di Sport appassionata e combattiva che ha sposato una campagna di civiltà, un punto di riferimento per tanti sordi come lei. Intervista a Sara Giada Gerini.

 

Dallo scorso anno, il 3 marzo di ogni anno è dedicato a celebrare la giornata mondiale dell’udito con iniziative dislocate sia sul territorio nazionale che internazionale. Di problemi all’udito ne soffre circa il 5% della popolazione mondiale, ossia numericamente qualcosa come la metà degli abitanti dell’Europa. Un’enormità.

Se si interviene nel modo corretto, molti di questi casi forse si potrebbero prevenire o curare. La medicina c’informa che le cause più frequenti di questi disturbi sono principalmente genetiche o dovute a infezioni, a complicazioni che si manifestano durante la nascita, all’assunzione di farmaci pericolosi nei neonati, o in donne in stato di gravidanza o patologie in stato di gravidanza. Molto spesso i problemi legati all’udito si manifestano sin da bambini possono comportare problemi nel linguaggio e nell’apprendimento. Ma il vero problema non è tanto il problema patologico, piuttosto la discriminazione di fatto dovuta all’assenza di diritti semplici per le persone colpite da queste patologie.

In parte è stato così per una bambina speciale, una sportiva d’hoc, una forza della natura, sorda sin dalla nascita per una rosolia materna al quarto mese di gravidanza. E’ a lei che dedichiamo con grande piacere ed entusiasmo, in questa giornata di sensibilizzazione dei problemi legati all’udito, il battesimo dell’iniziativa promossa di UISP Cagliari e intitolata “Donne di Sport”, un periodico di informazione interna dedicata ai racconti sportivi in salsa rosa dove diamo voce alle uispine impegnate in qualsiasi disciplina o progetto sportivo. 

Sarda, originaria di Carbonia, principale centro abitato del Sulcis, in passato a vocazione mineraria, oggi grande paese che conta oltre 30 mila anime, la cui crisi dell’ultimo periodo l’ha relegata oggi a simbolo di una delle regioni più in difficoltà della Sardegna.

L’ascoltiamo mentre si racconta, la immaginiamo bambina a rincorrersi con altri bambini nell’immensa Piazza Roma, a giocare con le ombre portate della statua Frammento di Vuoto I, del Palazzo Municipale e del campanile della Chiesa di San Ponziano.

Pallavolista, influencer, bellissima, neo dirigente del Comitato UISP Territoriale di Cagliari, per l’anagrafe Sara Giada Gerini, per gli amici Sara Jade Gery, terza figlia diversamente uguale agli altri quattro fratelli e integrata come diversamente udente, mamma insegnante di italiano e latino al liceo e papà psichiatra e direttore della Casa Famiglia. Trentasette primavere, Sara è una donna molto determinata, una grandissima appassionata di sport, concreta nella vita, sensibile alle tematiche verso i più deboli, elegante nel portamento. Ci dice “Non sentivo nulla fino ai 5 anni ma amavo già lo sport, il pallone ha accompagnato fino ad ora il mio percorso di vita.

Con il sostegno dei suoi genitori è riuscita a vivere serenamente il suo rapporto con la sordità, in un percorso difficile e pieno di difficoltà, che l’ha portata nel tempo a diventare un punto di riferimento per tante persone come lei, per tanti genitori come i suoi, che stanno provando oggi le stesse difficoltà. Per loro rivendica “i diritti di noi sordi, tra gli altri quello alla informazione e alla comunicazione”. Sara sente la responsabilità di essere diventata un punto di riferimento.

Per chi non lo sapesse, Sara è portavoce e fondatrice della campagna #facciamocisentire, destinata ad un miglioramento dell'ambiente per le persone non udenti o, come preferisce lei, sorde. Abbiamo deciso di chiacchierare amichevolmente un po’ con lei.

Ciao Sara, è un piacere incontrarti, sappiamo che sei molto impegnata nella tua campagna.

Si è un periodo molto intenso, ormai non trovo nemmeno il tempo per fare sport, andare a fare due scambi a pallavolo.

A proposito della pallavolo, tu hai vinto l’argento in Turchia con la nazionale sorde, come è stato?

Un esperienza inimmaginabile, ricordo in particolare una gara contro la Bielorussia, mi infortunai durante il match ma decisi comunque di rientrare in campo per aiutare le mie compagne di squadra. Vincemmo, arrivammo in finale dove incontrammo l’Ucraina, che rispetto a noi era un’armata, ma ci siamo tolte tante soddisfazioni.

Lo sport è soprattutto divertimento, hai qualche aneddoto da raccontarci sulla tua esperienza nella nazionale di pallavolo?

Tantissimi, quello della pallavolo era un gruppo molto unito, ricordo che spesso fuori dal campo la gente ci guardava con curiosità poiché molte di noi comunicavano con la lingua dei segni; un giorno pranzavamo in un ristorante e c’era un signore che ci fissava, come fossimo aliene, ci siamo messe d’accordo per girarci nello stesso istante verso di lui, non sai che faccia fece.

A parte il Volley, hai altre passioni sportive?

Mi piace molto il calcio e da giovane facevo l’attaccante! Poi dovetti fare un’altra scelta per tanti motivi e decisi di dedicarmi alla pallavolo.

Tifi qualche squadra di calcio?

La Juve [ride]. Però prima il Cagliari.

A fine marzo parteciperai al “Ferrara film festival”, il primo accessibile ai non udenti.

Si sono molto soddisfatta, è un piccolo passo che può servire a dar luce alla nostra campagna, sono sicura che sono questi gli eventi giusti per coinvolgere sensibilizzare la gente. La mia lotta è incentrata sul fornire ai sordi le stesse possibilità di un udente e il cinema e la televisione sono tra queste. In Italia c’è una grossa fetta di programmi ancora non sottotitolati, soprattutto all’ora di pranzo non esiste un telegiornale coi sottotitoli, la televisione italiana dovrebbe investire su software che convertano l’audio in testo, il dattilografo è troppo spesso in ritardo e fallace.

Gestisci una pagina facebook che ha raggiunto in pochi mesi i 140 mila followers, t’immaginavi un seguito così ampio?

Assolutamente no, è nato tutto un po’ per caso, facendo un video, poi la gente ha iniziato a diffonderlo così ho conosciuto tante persone che vogliono condividere il mio progetto, il prossimo obbiettivo è fondare un’associazione per la tutela dei nostri diritti ed avere le stesse possibilità degli udenti. A proposito, una a una scuola di Londra è piaciuta la mia iniziativa, al punto da invitarmi in Inghilterra con lo scopo di insegnarmi l’inglese. Immaginate bene che per un sordo imparare l’inglese non è facile.

Oltre a #FacciamociSentire a cosa ti stai dedicando?

Attualmente sto lavorando all’aeroporto di Elmas per formare i dipendenti ai problemi legati alla sordità, sai quanti aerei ho perso perché non ho sentito lo speaker che annunciava un cambio Gate o quant’altro? Bisogna introdurre nuovi sistemi di comunicazione per evitare questi disagi, per esempio aumentare i monitor o fare in modo che il passeggero riceva sul proprio cellulare un avviso con le notizie inerenti al volo.

In un tuo post scrivi “educhiamo i bambini alla realtà della diversità per crescere in un mondo dove ciò che appare non sempre corrisponde alla realtà.

Si, è fondamentale che sin da piccoli i bambini sordi interagiscano con altri bambini, molti genitori tendono a chiuderli in una campana di vetro per proteggerli, ma così facendo li danneggiano e basta. Spesso è il genitore a patire la sordità più del figlio, che invece vorrebbe solo avere una vita normale, con le dovute precauzioni, ma i bambini hanno la necessità di sbagliare per poter imparare.

Io sono andata via di casa a 16 anni per frequentare il liceo artistico a Cagliari che a Carbonia mancava, mi ha fatto bene, ho sofferto, spesso sono stata trattata male ma tutto questo ha fatto di me una persona forte ma soprattutto autonoma. Quello che bisogna far capire è che noi non vogliamo aiuto, vogliamo gli strumenti per essere autosufficenti.

Cosa può fare la UISP per sostenere la tua campagna di civiltà?

Fare degli eventi di sensibilizzazione è fondamentale, ovviamente incentrati sullo sport e sul gioco, ad esempio andare nelle scuole per imparare sin da piccoli l’importanza del rispetto delle diversità. Sarebbe anche interessante organizzare delle partite di tennis, volley o calcio con atleti coi tappi alle orecchie, così da far capire loro realmente la situazione che noi sordi viviamo ogni giorno, soprattutto nella pratica dello sport.

L’augurio è quella di rivederla presto, dopo le fatiche della sua campagna, in una spiaggia con i racchettoni in mano ad alzare, dopo un salto felino, la sabbia inumidendola dal sudore della fatica, o magari correndo in un campo di calcio, il suo vecchio amore, dietro a un pallone inebriata dall’odore inconfondibile dell’erba appena tagliata, o ancora in mezzo alla polvere degli sterrati levata dalla veloce corsa durante una gara di trial o tutta presa coi suoi bellissimi cappelli al vento durante una folle corsa in bicicletta per raggiungere  tuffarsi, nelle acque cristalline della sua isola, da una piattaforma rocciosa di 10 metri alzando mille bollicine di acqua salata.

Si, proprio così la immaginiamo Sara, mentre la salutiamo e la ringraziamo per la sua disponibilità, perché per lei, così ci ha detto, “lo sport è come la musica per gli altri. Mi da forza, mi rilassa”, un modo diverso per sentirsi meno sola.

#FacciamociSentire tutti quanti, promuoviamo assieme a lei i sottotitoli televisivi 24 ore su 24 su tutti i canali TV, diventeremo tutti insieme un universo che cerca di farsi "sentire abbastanza".

Un’emozione unica per Sara, brividi sulla pelle, lacrime di commozione.

Che forza questa Sara. Che sportiva. Che donna.

La sua pagina Facebook:

Il suo Video che ha spopolato nell’web:

 

 [a cura di Giorgio Edoardo Nurchi, Tirocinante Settore Comunicazione presso UISP Cagliari ]

 

 

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