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Modena

Baroni: "Rinnovamento e sfide: ecco ciò che chiediamo al nostro congresso"

Dopo un periodo difficile ma ricco di sfide, il comitato provinciale Uisp Modena torna a congresso sabato 17 dicembre per rinnovare le cariche e rilanciare un’attività e una capillarità sul territorio che non hanno mai smesso di funzionare, anche a fronte di problemi di bilancio che sono in via di superamento. Giorgio Baroni sarà il candidato alla presidenza, nel solco di una continuità necessaria per dare ancora spinta al processo di rinnovamento appena iniziato.

Baroni, come sta la Uisp dopo questo difficile biennio?

«Il nostro comitato ha passato un periodo duro. Ma non abbiamo perso la testa. 56mila soci, oltre 500 società affiliate sono numeri ancora di alto profilo, che fanno comprendere come il movimento dello sport per tutti sia radicato nella nostra provincia. È una responsabilità di non poco conto».

Prima del congresso avete lavorato molto...

«Abbiamo indetto assemblee territoriali proprio per avere un feedback diretto con le società che operano quotidianamente sul campo, in un momento difficile».

A cosa si riferisce in particolare?

«Il tema del congresso sarà appunto “gestire il cambiamento”: coinvolgendo sempre più le società affiliate sui temi a noi cari della sostenibilità economica e del servizio sportivo, cercando di capire a fondo i problemi delle polisportive, coinvolgendo sempre più i cittadini in un’attività fisica che sta cambiando tempi e modi. Come? Mettendo in discussione le nostre vecchie certezze».

Che rapporto coi soci si immagina, per il futuro?

«Un rapporto che riguardi tutte le generazioni, con progetti sull’obesità, malattie croniche e altro, sulla solidarietà, la sostenibilità e il benessere. Dobbiamo accompagnare il socio durante tutto il suo cammino di vita, in un welfare che ricomprenda strutturalmente lo sport e l’educazione alimentare. In questo sanità pubblica e comuni devono sostenerci, noi dovremo individuare nuovi processi gestionali e formativi».

Quale la prospettiva sulle gestioni degli impianti?

«Può essere un elemento di qualità, ma anche di rischio: va separata nettamente la gestione dell’impianto dalla gestione dell’attività. Per questo servono formazione, reperimento di fondi e messa in sicurezza economica. Sappiamo che le risorse comunali sono sempre meno, ma è anche impossibile chiedere alle società di accollarsi tutte le responsabilità. Al contempo, come Uisp nazionale, bisognerebbe studiare uno strumento che faciliti l’accesso al credito».

Arriviamo al rapporto con le federazioni del CONI, spesso burrascoso...

«Ci sono restrizioni che eludono lo stesso statuto del CONI, un’arroganza che è il limite della delega totale al CONI dello sport nazionale. Uisp deve creare un sistema sinergico, funzionante».

Come si collocherà la Uisp all’interno del terzo settore?

«Vogliamo vedere riconosciuto il nostro ruolo e quello dello sport in generale, troppo spesso snobbato. Le linee prodotte assieme a Coop Spazio sulla crisi delle polisportive, ad esempio, meritano attenzione e applicazione per una riforma che potrebbe essere epocale».

Cosa si aspetta dal nuovo consiglio direttivo, che sarà eletto sabato?

«Dico che non potrà limitarsi a riproporre attività tradizionali ma dovrà guardare oltre, occupandosi della salute attraverso il movimento, pensando alla gestione degli impianti, rilanciando sport e salute, promuovendo sani stili di vita, continuando a creare occasioni di sport nell’area della disabilità e del disagio. Infine, rilanciando le Polisportive come luoghi di socialità e benessere».

Vuole fare un ringraziamento?

«La mia dedica speciale è a Luciano Vincenzi, che ha da poco lasciato la presidenza della Lega Ciclismo dopo un lavoro eccezionale e venticinque anni di volontariato declinato sul mondo Uisp».

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