Nazionale

Lancillotto e Nausica riflette sull'eredità di Italia '90

E' disponibile il numero monografico della rivista, con una riflessione corale e interdisciplinare su uno dei mega eventi sportivi ospitati dal nostro Paese

 

È stato pubblicato il numero monografico della rivista “Lancillotto e Nausica. Critica e storia dello sport” dedicato a Italia '90. Si tratta di un lavoro a più mani, di grande qualità, che rappresenta una valida riflessione corale e interdisciplinare su uno dei mega eventi sportivi ospitati dal nostro Paese. Il numero si apre con l’articolo del sociologo Nicola Porro, “Psicoterapia di una Nazione. Un grande evento sportivo, un Paese al crocevia, vecchie storie e inediti scenari”.

“Al principio degli anni Novanta l’Italia sembrava aver concluso con successo la rincorsa all’Europa inaugurata nei decenni successivi all’unificazione politica del Paese – scrive Porro - Il grande evento sportivo, il maggiore ospitato in Italia dalle Olimpiadi di Roma del 1960, acquisiva perciò un pregnante significato simbolico. Il Paese che si preparava a ospitare i Mondiali del 1990 aveva però dovuto affrontare prove durissime in anni non lontani. Lo sport spettacolo aveva scandito con icastica efficacia tutti i passaggi nodali del decennio. Il decennio che precede Italia ’90 si presenta, a uno sguardo retrospettivo, come il periodo di incubazione di una crisi lacerante del sistema politico mentre i primi sbarchi dei migranti balcanici sulle coste dell’Adriatico danno materiale evidenza alla controversa e ancora un po’ accademica nozione di globalizzazione. Ancora una volta, come era stato per Roma ’60 e per il Mundial spagnolo, l’Italia affidava a un grande evento sportivo il suo desiderio di riscatto da rappresentazioni giornalistiche e di costume  stereotipiche, talvolta malevole, ma certamente non prive di ragioni obiettive”.

“La manifestazione non tradì, per quanto in suo potere, le aspettative dando forma a una seducente operazione di fiction – scrive ancora il sociologo - Oppure, se si preferisce, alla messa in scena di uno sfolgorante wishful thinking che avrebbe presto lasciato il posto alla prosaica evidenza di un Paese capace di esaltare le proprie qualità ma non altrettanto di liberarsi di vizi inveterati. Il repertorio che Italia ‘90 avrebbe sciorinato fu sotto questo profilo davvero rappresentativo. Grave e imperdonabile fu soprattutto il bilancio in vite umane sacrificate a una gestione irresponsabile dei lavori. Un dolente e inquietante controcanto a una narrazione mediatica scintillante, che propose un impiego suggestivo e fortemente innovativo delle nuove tecnologie dell’immagine. Italia ‘90 raccontò all’umanità globalizzata dal satellite l’avvento di un’era nuova. Nessun altro evento mediatico prima di Italia ’90 era stato altrettanto capace di consacrare il calcio come il principale intrattenimento mediatico a scala planetaria e di produrne una contaminazione drammaturgica con tutti i codici e i linguaggi che annunciavano il tempo della fascinazione digitale. Sarebbe però ingiusto confinare l’evento in un malinconico elenco di memorie o in una delle periodiche riesumazioni di splendori e miserie dell’Italia contemporanea. Perché Italia ’90 fu anche autentica passione popolare. Infiammò l’entusiasmo di pubblici differenziati ma sinceramente desiderosi di partecipare a una sorta di grande happening collettivo. Capace di mescolare e contaminare solennità liturgica dell’evento, imprevedibilità del gioco e bisogno non dichiarato di riconoscersi in una sorta di comunità immaginata”.

Tutti i temi tratteggiati e introdotti da Porro nel suo articolo vengono poi approfonditi e analizzati dagli altri autori dei contributi: partendo dagli impianti e gli stadi di Italia ’90 per arrivare ad operai e vittime del mega evento, con articoli di Sergio Raimondo e Gianni Bondini. Tutto l’aspetto comunicativo, sociale e globalizzante della manifestazione viene trattato nell’ultima sezione, “L’eredità”. Per scaricare l’indice della pubblicazione clicca qui