Nel panorama sportivo dilettantistico territoriale, l’ASD Gioventù Assemini si distingue come un’autentica eccellenza, incarnando i valori fondanti del Progetto SIC (Sport, Inclusione, Comunità) promosso localmente dalla UISP Cagliari APS (presidio territoriale di Cagliari per il progetto). Non si tratta semplicemente di una società sportiva, ma di un vero e proprio laboratorio sociale, dove ogni attività, ogni allenamento, ogni relazione diventa occasione per educare, prevenire, includere e costruire coesione sociale. L’operato quotidiano dell’associazione, guidata dal presidente Pierpaolo Casula e da un gruppo di collaboratori appassionati, va ben oltre la dimensione agonistica, trasformando il calcio in uno strumento potente di crescita umana e sociale.
Il Progetto SIC della UISP trova nella Gioventù Assemini un alleato naturale e convinto. Qui, l’inclusione e la lotta contro ogni forma di discriminazione non sono slogan, ma principi vissuti e praticati ogni giorno. L’obiettivo primario non è la vittoria sportiva, ma la costruzione di un ambiente sano, sicuro e accogliente, dove la diversità viene riconosciuta come una ricchezza e dove ogni persona, indipendentemente da provenienza, genere, abilità o condizione sociale, può sentirsi valorizzata e parte di una comunità.
Ogni allenamento e ogni partita diventano occasioni per trasmettere ai più giovani i valori dell’inclusione, del rispetto reciproco e della solidarietà. L’ambiente creato scoraggia attivamente ogni comportamento discriminatorio, promuovendo una cultura sportiva che mette al centro la persona e la crescita collettiva.
Il radicamento nel territorio e la stretta connessione con il tessuto sociale di Assemini fanno della ASD Gioventù Assemini un punto di riferimento per le famiglie e per tutti coloro che credono in uno sport capace di generare coesione. La società, infatti, non si limita all’organizzazione di eventi sporadici, ma si distingue per una presenza costante e significativa, offrendo ai giovani un luogo dove crescere, confrontarsi e apprendere valori fondamentali per la vita.
Al centro di questa visione c’è la figura carismatica e appassionata di Pierpaolo Casula, presidente della società, che con umiltà e determinazione sottolinea l’importanza del lavoro di squadra: “Se riusciamo a fare tutto questo è grazie ai collaboratori, non è che faccio tutto io, anzi, io sono quello che fa di meno. Il merito va suddiviso tra tutti quanti”. Le sue parole testimoniano una leadership inclusiva, capace di valorizzare le competenze di ciascuno e di alimentare una cultura sportiva fortemente orientata all’inclusione e all’antidiscriminazione.
L’impegno della ASD Gioventù Assemini si traduce in una molteplicità di iniziative concrete, che testimoniano la volontà di costruire una comunità sportiva inclusiva e solidale:
La ASD Gioventù Assemini si distingue per la capacità di includere tutte le diversità, sia culturali sia legate alla disabilità o alla neurodiversità. Il progetto “Percorso Gioco”, rivolto ai bambin* dai 3 ai 6 anni, favorisce l’inserimento di minori con difficoltà, seguiti da educatori specializzati per promuovere la socializzazione tra pari. L’attività prosegue nel settore giovanile fino ai 12-13 anni, garantendo continuità educativa e inclusiva.
La società vanta anche una squadra di seconda categoria FIGC, dove giocano ragazzi di ogni provenienza, e una divisione di calcio paralimpico sperimentale, con atleti seguiti dai Centri di Salute Mentale. Il successo sportivo, come la vittoria del campionato paralimpico e l’integrazione di un ragazzo nella prima squadra, rappresenta il coronamento di un percorso di inclusione autentica e concreta.
L’attenzione all’inclusione si estende anche alla promozione della partecipazione femminile. Dopo anni in cui le bambine giocavano insieme ai maschi, la società ha recentemente creato una squadra femminile di eccellenza, dimostrando come il calcio possa essere uno spazio di crescita e affermazione anche per le ragazze. La crescita esponenziale del gruppo femminile testimonia la bontà del progetto e la capacità di rispondere ai bisogni emergenti del territorio.
Nonostante l’impegno, non sono mancati episodi di discriminazione, come racconta lo stesso Casula: “Lo scorso anno, durante un torneo, una nostra bambina con lineamenti non italiani è stata oggetto di discriminazione. Abbiamo ritirato la squadra dal torneo e affrontato la questione con bambin* e genitori, che hanno compreso subito la gravità dell’accaduto”. Questo episodio, affrontato con responsabilità e sensibilità, ha rafforzato la determinazione della società nel promuovere una cultura del rispetto e della solidarietà.
La società si impegna anche contro la discriminazione di genere, denunciando e contrastando atteggiamenti sessisti, come quelli rivolti agli arbitri donna dagli spalti. “È difficile estirpare certi comportamenti, ma non impossibile. Serve equilibrio e una dirigenza che lavori tutta nella stessa direzione”, afferma Casula, sottolineando l’importanza di una leadership coesa e di una rete di collaboratori orientata ai valori del Progetto SIC.
Il progetto “Percorso Gioco” viene portato avanti anche nelle scuole di Assemini, con tecnici specializzati e psicologi che lavorano sull’inclusione all’interno delle classi. L’obiettivo è quello di favorire la partecipazione di tutti i bambin*, indipendentemente dalle loro capacità o condizioni, riconoscendo nello sport uno strumento privilegiato per imparare a confrontarsi, a lavorare in squadra e a comprendere le difficoltà degli altri.
Il successo della ASD Gioventù Assemini risiede nella capacità di fare rete, di collaborare con istituzioni, scuole, enti del terzo settore e famiglie, costruendo una comunità sportiva realmente inclusiva e solidale. L’adesione immediata al Progetto SIC rappresenta una chiara dichiarazione d’intenti: costruire comunità sportive inclusive, promuovere la partecipazione di tutti e contrastare stereotipi e pregiudizi di ogni genere.
La storia e l’impegno della ASD Gioventù Assemini dimostrano che un altro calcio è possibile: un calcio che educa, include, previene e costruisce coesione sociale. L’associazione rappresenta un esempio virtuoso di come lo sport possa essere un potente strumento di crescita umana, capace di andare ben oltre il semplice risultato sportivo. La dedizione di Pierpaolo Casula e dei suoi collaboratori è un contributo prezioso alla costruzione di una società più giusta, solidale e inclusiva, dove nessuno viene lasciato indietro.
Amici del progetto SIC della UISP di Cagliari, siamo proprio insieme a Pierpaolo Casula, presidente della ASD Gioventù Assemini Calcio. E’ una persona che assieme a tanti altri dirigenti portano avanti le varie attività dal punto di vista sociale. Buongiorno Pierpaolo. Cosa fate nella vostra ASD?
Buongiorno a tutti, noi facciamo attività sportiva a 360°, cerchiamo di fare il massimo dell'inclusione, accogliendo tutti i bambini di razza, religione senza nessun problema. Oggi è la giornata dedicata al Razzismo, noi abbiamo un'inclusione di più largo spettro e facciamo inclusione anche con bambini con tutti i tipi di neurodiversità, da DHD, agli autistici, non mi dilungo oltre perché non sono uno specialista del settore e magari non uso termini esatti. Abbiamo un'attività coi bambini dai 3 anni e mezzo, 4 anni, fino ai 5 anni e 6 anni che è chiamata Percorso Gioco, ci sono anche lì bambini che hanno delle difficoltà e che vengono inseriti nel gruppo squadra, sono seguiti da un educatore che non è mai lo stesso per evitare una fidelizzazione di questi bambini alla figura adulta, loro si devono abituare a legare molto tra di loro e anche con tutti i mister o educatori. Questa attività la portiamo avanti con tutto il settore giovanile fino ai 12 anni 13 anni. Abbiamo poi una squadra di seconda categoria FIGC e anche qui ci sono ragazzi di colore, molto inseriti, non ultimo uno che l'altro giorno è arrivato e l'abbiamo subito inserito in squadra. Poi abbiamo quelli che sono i ragazzi della divisione calcio paralimpico sperimentale, sono ragazzi che comunque fanno un campionato FIGC e sono ragazzi seguiti dai Centri di Salute Mentale, l'anno scorso con loro abbiamo vinto il campionato e siamo andati a fare le fasi nazionali, ma la soddisfazione più grande a livello inclusivo è stata che uno di questi ragazzi è stato integrato nella prima squadra di seconda categoria. Questo credo che a livello di inclusione sia il massimo, non ho paura di essere smentito se dico che siamo una delle pochissime realtà del sud di Sardegna che fa questo tipo di attività a 360°.
Della scuola calcio hai accennato qualcosa, puntate molto più alla coesione che alla squadra, a fare comunità, proprio per agevolare l'inclusione.
Il risultato maggiore che abbiamo non è vincere un campionato ma avere la possibilità di accogliere dei bambini che vengono e si divertono e se ne vanno via divertendosi, poi chiaramente i risultati spesso per noi adulti sono importanti, quando i bambini perdono 10 o 15 a 1 siamo noi adulti a starci male, e purtroppo trasmettiamo questo malessere a loro. Per i bambini l'unico gol, l'unica azione che fanno per loro è motivo di esultanza, ecco perché lo scopo è solamente quello di farli divertire, poi chiaramente se c'abbiamo delle qualità e dei risultati non guasta mai, ma non è l'obiettivo primario della società.
Ascolta Pierpaolo, hai mai avuto nella tua vita di dirigente sportivo delle situazioni in cui hai vissuto, non dico in prima persona, ma come spettatore, ad episodi di discriminazione, non solo razziale, ma anche altri tipi di discriminazione per esempio contro le donne. Voi avete portato avanti diverse iniziative che permettono alle donne di partecipare alle varie attività, avete allestito da poco una squadra di sole donne, e spesso le donne nelle giovanili le avete sempre fatte giocare assieme agli uomini.
Fino a qualche anno fa avevamo qualcosa come 16 bambine di svariate età che giocavano coi maschietti, crescendo poi vanno a cercare altre realtà nella provincia dove c'era il calcio esclusivamente femminile. Quest'anno siamo riusciti a fare una squadra tutta femminile di eccellenza perché secondo me è un motivo di crescita per le ragazze, siamo partiti quasi per gioco e per scommessa, poi ci siamo incontrati col mister Giuseppe Panarello che ha un'esperienza decennale nel femminile. All’inizio eravamo in 13 e dopo abbiamo tesserato ben 25 ragazze, anche lì c'è stata una crescita esponenziale, non ci facciamo troppa pubblicità, la nostra pubblicità è andare in giro e parlarne, abbiamo una pagina social che è molto seguita. Mi hai chiesto se c'è stato mai qualche episodio di discriminazione, mio malgrado c'è stato un episodio lo scorso anno, non ti citerò dove, quando e come, perché non voglio additare nessuno, proprio come la nostra bambina con lineamenti chiaramente non italiani. Io e il mister abbiamo ritirato la squadra da quel torneo, con un mio applauso. Poi abbiamo fatto una seduta d'allenamento, più che altro chiacchierato coi bambini e le bambine, per assurdo sono stati i primi che hanno capito l'importanza e la gravità di quello che era successo, abbiamo superato questa cosa facendo delle riunioni e delle sedute anche coi genitori, noi siamo molto sensibili a questo problema. Pare che la cosa per il momento sia stata superata e sia stata metabolizzata in tempi molto brevi perché quest'anno siamo ripartiti col piede giusto.
E’ importante che la mission per esempio del progetto SIC sia portata avanti a 360° proprio perché, come stai dicendo tu, condividere queste problematiche serve per sensibilizzare l'opinione pubblica a queste tematiche importanti e non possono cadere inosservate, bisogna fare rete su questa cosa.
Hai detto la parola giusta, fare rete, ho dimenticato di citare che noi facciamo il progetto Percorso Gioco, l'abbiamo strutturato per farlo nelle scuole – prima col secondo circolo didattico, ora col secondo istituto comprensivo di Assemini - questo è il quinto anno che facciamo circa 25 ore alla settimana sfruttando l'attività motoria, anche se non è proprio un'attività motoria; andiamo lì durante l’attività motoria con due tecnici specializzati sull'inclusione che sono tecnici ABA, qualche psicologo, qualche educatrice e lì nel gruppo classe facciamo questo tipo di lavoro di inclusione. A me interessa principalmente che i bambini facciano attività sportiva di qualsiasi tipo perché secondo me lo sport è il metodo migliore per poterti confrontare, per poter tirar fuori qualcosa, per poter capire i problemi dell'altro, soprattutto negli sport di squadra questo te lo insegnano. Dove non arriva uno a prendere il pallone ci arriva il tuo compagno, dove non corro io corre l'altro, insomma tutte le cose gli sport di squadra questo devono dare e noi questa cosa qua la facciamo anche a scuola.
Discriminazione, ne abbiamo parlato in maniera diffusa. Mi è capitato negli spalti di sentire genitori che si rivolgevano all'arbitro donna con epiteti irripetibili e soprattutto discriminatori tipo “vai a lavare i piatti”, “vai a fare gli gnocchi”, frasi dette da adulti che potrebbero essere i genitori di quelle bambine minorenni.
E’ difficile estirpare un comportamento di questo tipo, è difficile ma non è impossibile, basta confrontarsi ma non basta, io penso che se tu hai un gruppo dirigenziale dove i collaboratori mirano tutti nella stessa direzione tutto diventa possibile, poi se è il tuo primo allenatore che sbraita a più non posso, magari non con epiteti di questo tipo, è una istigazione a essere imitato. Serve sempre un po' di equilibrio, ma l'equilibrio deve darlo prima di tutto lo staff e la società, se abbiamo tutti quanti un po' di equilibrio non è impossibile.
Pierpaolo ti ringraziamo della chiacchierata che hai fatto con noi e per la tua generosa disponibilità, ti auguriamo di ben proseguire nell’attività che portate avanti dal punto di vista sociale e soprattutto insieme possiamo portare avanti questo contrasto alle discriminazioni a tutti i livelli a 360°, grazie.
Grazie Pierpaolo Casula per quello che fate e per i valori che trasmettete.
[da Cagliari, Pietro Casu, responsabile del Progetto SIC del presidio territoriale di Cagliari - progettosic@uispcagliari.it]
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