La discriminazione nello sport è un fenomeno ancora troppo diffuso, che si manifesta sotto diverse forme: razzismo, sessismo, abilismo e pregiudizi legati all’orientamento sessuale, all’età e alle condizioni socio-economiche sono solo le facce più conosciute di un panorama frastagliato. È proprio in questo contesto che nasce il progetto SIC! Sport, Integrazione, Coesione, promosso da Uisp Nazionale, in collaborazione con UNAR-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali e Lega Serie A, e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per lo Sport.
Fino alla fine del 2025, SIC! si svilupperà in 17 città italiane, grazie al lavoro dei Comitati territoriali Uisp assieme alle squadre di calcio della Lega Calcio Serie A, costituendo veri e propri punti di riferimento per la promozione di uno sport accessibile a chiunque e per supportare tutte le persone che si siano trovate a subire discriminazione in quest’ambito. Ogni presidio offrirà attività sportive inclusive, momenti di sensibilizzazione e opportunità di dialogo per le comunità locali. A marzo, saranno poi realizzati eventi specifici, in concomitanza con la settimana di azione UNAR contro il razzismo, mentre l’evento finale del progetto si terrà a settembre, durante la rassegna nazionale Uisp Matti per il Calcio.
Parallelamente, il progetto promuoverà una campagna nazionale di comunicazione, con la produzione di contenuti multimediali e materiali informativi volti a sensibilizzare sulle diverse sfaccettature di questo fenomeno, troppo spesso banalizzato. Gli eventi locali saranno fondamentali per creare momenti di partecipazione collettiva, mentre corsi di formazione per dirigenti, operatori e operatrici sportive aiuteranno a sviluppare competenze specifiche per riconoscere e contrastare ogni forma di discriminazione.
Secondo l’Osservatorio Nazionale contro le Discriminazioni nello Sport - Mauro Valeri, nel 2021-2022 sono stati segnalati oltre 200 casi di discriminazione, evidenziando la necessità di interventi sistemici. Solo pochi giorni fa, nella stessa giornata di Serie B, due calciatori sono stati oggetto di insulti razzisti, durante due partite diverse: Mehdi Dorval del Bari ed Ebenezer Akinsanmiro della Sampdoria. Nel primo caso, la partita è stata sospesa per diversi minuti, mentre nel secondo, lo speaker dello stadio si è limitato a leggere la normativa sul divieto di cori razzisti e le sue conseguenze. In entrambi i casi il regolamento è stato applicato, sebbene in maniera parziale, ma è emblematico il fatto che gli stessi tifosi che hanno aggredito Dorval hanno anche rivolto insulti sessisti nei confronti della guardalinee Francesca Di Monte, perché la discriminazione è un fenomeno intersezionale e non può essere affrontata semplicemente caso per caso.
Lo sport è spesso specchio delle disuguaglianze sociali. Il mancato rifinanziamento del fondo per lo sport professionistico femminile per l’anno 2025 è un esempio di questo assioma, spiegato sempre all’interno dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio: “Le forme di discriminazione istituzionale impediscono o ostacolano l’accesso allo sport negando il tesseramento di un minore straniero, l’ingresso in uno stadio a un giovane disabile munito di biglietto, il diritto alla maternità a una calciatrice; oppure escludono le atlete e gli atleti stranieri dalle competizioni sportive internazionali, anche quando sono nati in Italia, in quanto privi della cittadinanza italiana. Infine, nelle pieghe delle pratiche sportive quotidiane, vi sono pregiudizi e stigmi culturali consolidati non riconosciuti come tali da parte degli stessi operatori sportivi. L’esempio più frequente è la stigmatizzazione che colpisce uomini e donne che praticano discipline sportive comunemente associate alle preferenze di un determinato genere o orientamento sessuale. Prevenire e contrastare le discriminazioni e il razzismo nel mondo dello sport significa dunque riconoscerne in primo luogo il carattere strutturale e sistemico.”
Lo sport può e deve essere un motore di cambiamento culturale. Come sottolinea il rapporto di Openpolis, un sistema sportivo più equo non solo migliora la qualità della partecipazione, ma contribuisce a costruire una società più inclusiva e coesa. Progetti come SIC! rappresentano un passo concreto in questa direzione, offrendo strumenti per abbattere le barriere e promuovendo il dialogo tra istituzioni, comunità e operatori del settore. Non è solo una questione di sport, ma di giustizia sociale e di diritti per tutte e tutti. (Lorenzo Boffa)
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