Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Giornata Internazionale della Donna | Non basta regalare mimose

L'8 marzo rappresenta un contenitore di rivendicazioni e di lotte vive che porta migliaia di donne e soggettività a manifestare.

 

L’8 marzo non è mai stata e non è una ricorrenza banale e “festaiola”, e non lo sarà in questo 2025, in un momento in cui mai come ora sono a rischio diritti e tutele anche nei Paesi Occidentali. Siamo in un clima politico che mette in discussione diritti acquisiti, ne sopprime di emergenti e cerca di nascondere sotto il tappeto la rilevanza sistemica delle discriminazioni. La “Giornata Internazionale della Donna” (non “Festa della Donna”) rappresenta un contenitore di rivendicazioni e di lotte vive che porta migliaia di donne e soggettività marginalizzate a manifestare.

L’8 marzo ci invita, quindi, ad una riflessione sullo stato dei diritti delle donne e sulle disuguaglianze che ad oggi colpiscono - ancora - più della metà della popolazione, dal lavoro, ai diritti, alla salute,  alla tutela della persona.

Nel “Rapporto di Genere”, pubblicato recentemente dall’INPS ci viene restituita una fotografia preoccupante circa lo stato di salute dell’occupazione femminile, da cui emerge che le donne lavoratrici non solo sono di meno degli uomini (nel 2023 il tasso si è attestato al 52,5%, rispetto al 70,4% maschile), ma sono anche più precarie e subiscono un trattamento economico peggiore. Il gap retributivo di genere, infatti, rimane un aspetto critico, con le donne che percepiscono stipendi inferiori di oltre venti punti percentuali rispetto agli uomini.

Per quanto riguarda il livello di istruzione, nel 2023 le donne hanno superato gli uomini sia tra i diplomati (52,6%) sia tra i laureati (59,9%), ma questa superiorità nel percorso di studi non si traduce in una maggiore presenza nelle posizioni di vertice nel mondo del lavoro:  nei ruoli dirigenziali le donne ricoprono appena il 21,1% delle posizioni, mentre tra i quadri il genere femminile rappresenta solo il 32,4%.

Le donne poi continuano a farsi carico della maggior parte del lavoro di cura, con una richiesta di congedi parentali superiore di oltre 12 milioni a quella maschile. Le denunce per violenza di genere sono aumentate ma il reddito di Libertà, erogato dall’INPS alle donne vittime di violenza in ambito familiare, nel 2021 ha coinvolto 2.418 donne, mentre negli anni successivi è stati concesso solo nelle regioni Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia (circa 233 in tutto nel 2023) attingendo a risorse regionali. 

Dati davvero preoccupanti e rilevanti  anche per rispondere a coloro che sostengono che va tutto bene. 

La minor partecipazione femminile al mercato del lavoro è influenzata da una combinazione di fattori economici, sociali e culturali tra cui: stereotipi di genere, che relegano spesso la donna al lavoro di cura; distribuzione iniqua del lavoro domestico che comporta un dispendio di energie e risorse non remunerato e si accompagna all’assenza di servizi accessibili per l’infanzia; la scarsa valorizzazione delle competenze femminili; discriminazioni e molestie sul luogo di lavoro, a partire dalla visione della maternità come ostacolo alla carriera.

E’ chiaro che ci troviamo di fronte a discriminazioni sistemiche che richiedono profonde riflessioni e strategie multilivello per essere efficacemente contrastate.

Il compito della UISP è anche quello di formare e sensibilizzare, educare al rispetto e al contrasto alle discriminazioni. Lo sport, infatti, rappresenta un ambito sociale trasversale, una centrale educativa che coinvolge milioni di persone. Anche in questo caso, però, i dati evidenziano un gap di genere per cui le donne troppo spesso sono le prime ad abbandonare la pratica sportiva, presentando livelli di sedentarietà più elevati rispetto agli uomini, oltre a livelli di occupazione bassissimi.

Uisp ha supportato il movimento sportivo femminile sin dalla sua costituzione, e nel 1985 ha promosso la Carta dei diritti delle donne nello Sport, primo passo per la rivendicazione della parità di genere nel mondo sportivo nell’Unione Europea.

L’impegno della Uisp è quello di diffondere una cultura che renda lo sport uno strumento sociale, fatto di rispetto del corpo e delle identità, di tempo libero e di emancipazione. 

Come associazione di promozione sociale ci interroghiamo costantemente su come rendere i nostri ambienti sportivi e lavorativi più sicuri, aperti e fertili per favorire la presenza delle donne - così come di altre soggettività marginalizzate - come atlete, operatrici e dirigenti. E’ per questo che cerchiamo di sviluppare diverse progettualità che promuovono una cultura paritaria efficace, investendo sulle competenze e sulla formazione di chi è all’interno della nostra associazione. Il contrasto alle disuguaglianze di genere non può prescindere dalla sensibilizzazione e da una presa in carico comunitaria che coinvolga soprattutto chi quelle discriminazioni non le vive sulla propria pelle.

Non basta regalare mimose. Diritti per tuttə!

 

 

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(Immagine: Archivio fotografico Uisp Nazionale)

  • Report INPS https://www.inps.it/it/it/inps-comunica/notizie/dettaglio-news-page.news.2025.02.rendiconto-di-genere-2024-i-dati.html