Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Il significato dei luoghi

Cosa insegna la toponomastica femminile a chi si occupa di sport? Intervista a Paola Lanzon, direttrice Uisp di Imola-Faenza, a margine del convegno in corso a Imola
di Francesco Mazzanti

BOLOGNA - Che cos'è la toponomastica femminile? Ma, soprattutto, cosa c'entra con lo sport? Sono domande che sorgono spontanee leggendo il programma del sesto convegno nazionale dell'associazione Toponomastica femminile, iniziato ieri a Imola. Per capirci qualcosa in più abbiamo fatto una chiacchierata con Paola Lanzon, direttrice del comitato Uisp Imola-Faenza, presidente del Consiglio comunale di Imola e tra le organizzatrici dell'evento che terminerà domenica 29 ottobre.

Innanzitutto, come è andata la giornata di ieri?
«Benissimo! La sala era stracolma perché c'era una vera e propria invasione di studenti e di docenti che sono venuti da molte città d'Italia. Inoltre, sono intervenute le prime convegniste. Si è parlato di iniziative toponomastiche e, nel pomeriggio, ci sono state sessioni autogestite da parte degli studenti».

La toponomastica, come sappiamo, è lo studio dei nomi dei luoghi. Il convegno di questi giorni spazia dalle iniziative toponomastiche degli studenti alle letture che affrontano, per esempio, l'esperienza delle donne in manicomio. Perché è necessario l'intervento della toponomastica femminile?
«In fondo la toponomastica cittadina è il terreno in cui ognuno di noi vive, lavora, si muove e studia. I luoghi hanno un significato. Una volta le strade prendevano i nomi dalle abitudini e dalle azioni della vita che si facevano, come via dei Calzolai. Poi l'intitolazione agli esseri umani: sempre figli dell'etica, dei principi, dei valori e del potere che li sceglie. Nella toponomastica compaiono tutte le figure maschili che hanno fatto la storia mentre le figure femminili compaiono di rado: è uno specchio della società».

La giornata di sabato è dedicata ai luoghi e alle donne di sport. Che cosa può fare lo sport per contrastare violenza di genere e per promuovere la parità dei sessi?
«Lo sport può proporre esempi. Quest'anno a marzo abbiamo realizzato un incontro con le scuole con Anna Torretta, atleta di arrampicata sul ghiaccio. È una donna piccolina ma potente. I ragazzi e le ragazze sono rimasti affascinati dai suoi discorsi e dai video. Più esempi e meno discorsi. Come Uisp, nell'impianto di Ortignola faremo una mostra fotografica permanente di sportive del passato più o meno recente. Se anche i luoghi dello sport diventano luoghi di cultura e informazione significa che svolgiamo bene il nostro ruolo di promozione sportiva».

Pochi giorni fa a Milano un'iniziativa nata dal web ha convinto il Comune a intitolare un ponte dei Navigli ad Alda Merini, che proprio lì viveva. Invece il collettivo Resistenze in Cirenaica aveva provato, vanamente, a cambiare il nome della bolognese via Libia dedicandola alla Kitarovic, una partigiana jugoslava morta nella resistenza italiana. C'è bisogno di maggior responsabilità, da parte della politica, per ciò che riguarda la toponomastica?
«Pensi che, a Imola, via San Pietro divenne via XX settembre. Dalla Chiesa alla breccia di Porta Pia del 1870. Niente è casuale. Per quanto riguarda la politica io credo che si debbano promuovere la riflessione e la conoscenza. Ogni scelta dovrebbe essere frutto di confronto sui fatti e sui dati oggettivi. La contrapposizione politica fine a sé stessa sta rovinando la politica. Bisognerebbe studiare».