Settore di Attività Nazionale

Discipline Orientali

Intervista del mese (Gennaio 2011)

 Il M° Ferdinando Balzarro

Ferdinando Balzarro e' nato a Piacenza l'01/01/1944; diplomato I.S.E.F., e' stato professore di educazione fisica in diversi licei di Bologna, finchè lasciò la scuola, per dedicarsi completamente al karate. L'altra sua grande passione e' il paracadutismo. E' stato per anni ai vertici del paracadutismo acrobatico italiano. Al suo attivo più di 3.000 lanci; 6 record italiani nella specialità "relativo". E' stato fra i dodici italiani che parteciparono al record mondiale di "Grande Formazione" nel dicembre 1999 ad Ubon (Tailandia). Il Maestro Balzarro si avvicinò alle arti marziali ancora giovanissimo. Fu fra i primi allievi di Hiroshi Shirai (della JKA) alla sua venuta in Italia nel 1965. Diventò uno dei protagonisti del periodo pionieristico del Karate Italiano. Il Maestro Balzarro, insieme a Perlati, Baleotti, Ruffini e Baccaro, fu uno dei pionieri del Karate in Emilia Romagna.
Nel 1967 Balzarro fece parte della squadra che vinse a Vienna i campionati europei di kumite. Durante il servizio militare, fra i paracadutisti, fu vittima di un gravissimo incidente di lancio, che gli provocò lesioni alla spina dorsale. Riuscì a riprendersi solo grazie alla sua forza di volontà'. Il periodo di forzata inattività a causa dell'incidente gli impediranno di conseguire i risultati agonistici che meritava, ma presto tornò al karate. Nel 1972 divenne istruttore ed iniziò ad insegnare il karate nel Club Efeso. Riprese anche il paracadutismo. Nel 1973 fece parte della squadra che vinse i Campionati Italiani di kumite della Federazione Fesika. Nel 1974 vinse il Campionato Italiano di kumite individuale ed arrivò secondo in quello a squadre (insieme a Baleotti, Perlati, Baccaro e Ruffini). Nel 1975 si piazzò al terzo posto nella Coppa Italia di kumite.
In seguito lasciò l'attività agonistica. Nel 1975 divenuto Maestro ricoprì importanti incarichi nell'ambito della Federazione Italiana di Karate (F.I.L.P.J.K.). In seguito ha collaborato e collabora con varie organizzazioni tra Federazioni ed Enti di Promozione Sportiva o Associazioni Sportive. Nel 2000 il Maestro Balzarro viene sottoposto ad un delicato intervento chirurgico in seguito a problemi cardiaci. La velocità di recupero del suo fisico sorprende tutti e riprende le precedenti attività sportive. L'esperienza vissuta lo porta tuttavia a ripensare al modo in cui approcciarsi alla vita e al karate. Si avvicina a tecniche cinesi di combattimento grazie al Maestro Yang Lin Shen. Il suo modo di fare e di approcciarsi al karate si evolve. Inizia la sua attività di scrittore. Nel 2001 pubblica il suo primo libro autobiografico Bagliore.

In seguito  "Il Sangue e l'Anima", romanzo dai toni drammatici, vincitore di premi letterari.
Nel 2002: "Plenilunio" ed "Il Solista".
Nel 2005: "Punto Vitale" con il quale vince il prestigioso PREMIO CARVER.
Nel 2006: "Lupo", stupenda sconcertante metafora sull'ingiustizia universale e l'assurdità di vivere.
Nel 2007: "Cuore di Diavolo" riflessione attenta e disinibita sul rapporto di coppia.

Intervista

Tutti conoscono la sua vanità Maestro J, quindi non le chiederò quando è nato o ha iniziato la sua pratica del karate, bensì le chiedo quali sono i momenti della sua formazione tecnica che ricorda con più nitidezza e importanza?

La mia vanità (di cui peraltro vado molto fiero), non mi ha mai impedito di denunciare pubblicamente la mia età che ora tocca il sessantasettesimo anno di vita. Né, tanto meno, ho tentato di truccare il glorioso periodo in cui iniziai (per non più abbandonarla) la pratica del Karate. Siamo esattamente nel 1964, anno che da lì a poco vedrà l'arrivo in Italia del Maestro H. Shirai, l'uomo a cui si deve la grande divulgazione dello stile Shotokan sull'intera penisola. Riguardo i ricordi più salienti, non posso certo fare a meno di rifarmi al primo periodo (anni 65/70) quando, due volte la settimana, assieme a Bruno Baleotti e Giuseppe Perlati, ci recavamo a Milano per gli allenamenti con l'allora giovanissimo e "spietato" M. Shirai, nonché a quello straordinario stato di profonda angoscia che si impadroniva di noi (delle nostre viscere) mentre attendevamo l'inizio della lezione.

Chi crede abbia avuto un ruolo più importante, nella storia antica e invece moderna, nella divulgazione e nell'evoluzione del karate?

Be', è innegabile che per quanto concerne l'era moderna, come già detto, sia il M. Shirai l'artefice di una divulgazione così capillare del Karate (limitato allo Shotokan stile più diffuso in Italia). Meno, forse, sul piano evolutivo. Evolvere troppo significa voltare le spalle al "tradizionale", è questo il grande Maestro non si sarebbe mai permesso di farlo. La rigorosa ortodossia è alla base della conservazione dello stile, anche se il M. Shirai, devo riconoscerlo, ha interpretato con soluzioni molto personali (e moderne) sia i kata che i relativi bunkai. La storia antica, un vero e proprio zibaldone di notizie spesso contrastanti e contraddittorie, annota tra i primi riformatori proprio Itosu, Maestro di Funakoshi e lo stesso Funakoshi. Non v'è dubbio comunque che il karate, quello che ha avuto successo, il karate shotokan che ancor oggi alleniamo, paradossalmente è quello "modificato" dal figlio di Funakoshi, cioè Ioshitaka detto Giko.

Cosa crede che ci siamo persi per strada?

Temo che si sia perso molto e molto di quanto perso sia di grande importanza. Nell'ultimo mio libro "Il Bene... Il Male... pensieri di un Maestro" edito da Om edizioni, tratto proprio questo argomento introducendo il principio della "circolarità" quale fondamentale elemento perduto per strada. Purtroppo essa, non è l'unica cosa che ci siamo bellamente lasciati alle spalle. Il prezzo enorme che il Karate-Do ha pagato e sta ancora pagando alla frenesia agonistica che ne ha depauperato i principi e i valori più peculiari e significativi.

Lei viaggia molto in Italia, cosa pensa del livello del Karate italiano?

Un'altra brutta notizia. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare visto gli strabilianti risultati agonistici che ogni federazione può vantare e quotidianamente sbandierare, il livello medio del praticante si è fortemente abbassato, meglio sarebbe dire imbarbarito. Infatti gli agonisti che vanno sul podio sono una assoluta minoranza mentre la "massa" è rappresentata dal così detto "amatore". Colui cioè che pratica per il piacere di praticare andando alla ricerca di quei nobili principi (sia fisici che spirituali) che il karate-Do, da sempre promette di insegnare.

Secondo Lei, nello studio del karate shotokan cosa c'è di prezioso e cosa manca?

Più che mancare qualcosa al Karate Shotokan cresce qualcosa di troppo. Mi riferisco a quella dannata "rigidità" che lo contraddistingue e che attira su di esso le giuste critiche delle consorelle arti marziali e di altrettanti sport da combattimento. In effetti un'inspiegabile reiterato malinteso sul concetto di forza e di Kime. Quasi che il fatto di protrarre la contrazione oltre la logica conclusione del colpo, rappresentasse un'ulteriore espressione di forza possente in sintonia col principio che vorrebbe "mortale" ogni percossa. In realtà, questa rigidità esasperata e protratta, provoca danni enormi sia all'efficacia dell'azione, sia alla salute del corpo.

Ritiene che la pratica del karate possa essere esaustivo o c'è la necessità di allargare l'orizzonte?

Come Lei sa bene, provengo da studi (ISEF) che mi hanno formato secondo rigorosi principi fisiologici. Diciamo quindi che è evidente che il Karate da solo non può bastare a soddisfare le diverse esigenze fisiche e spirituali dell'individuo. Per restare nel campo marziale occorre praticare anche arti o discipline che basano i loro allenamenti sul miglioramento dell'apparato cardiocircolatorio, prediligendo la forma aerobica (Tai-ci) rispetto a quella anaerobica (prevalente nelle sedute di karate). Inoltre l'aspetto respiratorio è affatto trascurato nella normale pratica quotidiana del Karate, così come talune forme di meditazione in movimento, molto adatte allo svuotamento della mente. Occorre quindi inserire con estrema prudenza nella normale pratica del Karate tutti quegli elementi che, ne sono certo, un tempo lo caratterizzavano.

Cosa consiglierebbe ad un giovane ragazzo che pratica karate?

Al giovane karateka consiglierei soprattutto di fare molta attenzione nella ricerca del Maestro. Il Maestro è quello che può farti innamorare di questa bellissima arte, oppure di indurti ad abbandonarla perché non capace di darti niente di nuovo. Niente che meriti di essere scoperto, studiato e approfondito per tutta la vita.

E cosa consiglierebbe ad un vecchio dirigente di una organizzazione di karate?

Se devo rifarmi ai risultati sino ad ora ottenuti, al vecchio dirigente consiglierei di dimettersi, anche se, come sappiamo, in Italia non si dimette nessuno.

(Intervista di Franco Biavati)

 NOTIZIE DA UISP NAZIONALE

Trofeo Romagna Coordinamento Nazionale Karate Shotokan Tradizionale

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