C'è un vuoto enorme da oggi nel mondo della pallavolo e dello sport in generale, sia in ambito locale che nazionale. Nella notte tra venerdi e sabato ci ha infatti lasciato improvvisamente Roberto Lobietti.
Roberto, o il "Lobio" come lo chiamavano amichevolmente tutti coloro che lo avevano conosciuto grazie al volley, avrebbe compiuto 46 anni il prossimo maggio. Troppo pochi, pochissimi, per farsene una ragione, più che sufficienti ad un personaggio come lui per lasciare un segno indelebile, un ricordo indimenticabile, nel cuore e nella mente di tutti coloro che hanno avuto la fortuna ed il privilegio, sì il privilegio, di conoscerlo, di essergli amici, di scambiare qualche battuta con lui, di essere suoi atleti, compagni di squadra, di sedere al suo fianco in pizzeria alla fine di un allenamento o di una trasferta.
Alcuni mesi fa gli era stata diagnosticata una brutta malattia. Aveva iniziato a combatterla con il suo sorriso, la sua arguzia. La stava sconfiggendo, magari anche con un pizzico di quella tattica che l'aveva portato fino alla Nazionale Italiana e fino alle Olimpiadi, lui che del volley conosceva praticamente ogni aspetto. Roberto era ancora in sella e stava allestendo nuovi progetti pensando ai più giovani nella pallavolo, a come coinvolgerli nelle palestre tenendoli lontani da un mondo sempre più difficile da affrontare. Università, società di pallavolo, enti di promozione sportiva, operava con tutti, e tutti lo stimavano e ne conoscevano le sue doti umane. Faceva spesso dell'ironia, fondata su un'intelligenza superiore alla norma, la sua arma migliore per strappare un sorriso al suo interlocutore e far capire il proprio pensiero. Un amico per tanti, capace di sostenere conversazioni brillanti sugli argomenti più disparati.
Roberto Lobietti era nato a Ravenna, ma da anni viveva a Lugo. Una città nella quale aveva trovato l'amore e che a sua volta aveva fatto innamorare quando poco più che ventenne si trovò a guidare la Pallavolo Lugo nell'allora campionato di Serie B unificato. Molti giocatori di allora erano più anziani di lui, ma si lasciarono guidare da quel ragazzo così preparato verso una salvezza a dir poco incredibile. Lì iniziò una brillante carriera nel volley nazionale ed internazionale. Esordio in Serie A come vice allenatore a Parma nel 1987 poi a Milano, seguiti dal ruolo di primo allenatore a Fano, Catania e Latina. Nel volley femminile a Modena e Napoli . E poi componente dello staff azzurro alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996, quelle concluse con la medaglia d'argento, e prima ancora allenatore della Nazionale Militare.
Da anni si occupava di insegnamento, dal 2002 era docente alla Facoltà di Scienze Motorie di Bologna e dal 2007 titolare del Corso di Teoria e Didattica degli Sport di Squadra del Corso di Laurea di Rimini. E l'elenco potrebbe essere ancora lungo, lunghissimo, ma ora è meglio fermarsi qui. Ognuno ricorderà Roberto e porterà dentro il suo ricordo come preferirà.
Nessuno, ne sono certo, lo dimenticherà.
Ciao Lobio.
A tutta la famiglia di Roberto le più sentite condoglianze.
Marco Pirazzini