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Uisp ciclismo: "Lanterne rosse" e "Maglie nere", cosa vi ricordano?

Marco Pastonesi racconta le storie degli ultimi nel suo libro "Spingi me sennò bestemmio", una raccolta di episodi e storie lontani dal podio

 

C'è sempre bisogno di un sorriso, in questo periodo particolare ancora di più, e sapete che non siamo nuovi nel raccontare di libri per questo oggi vogliamo raccontarvi di "Spingi me sennò bestemmio" (Ediciclo editore). Marco Pastonesi è un amico, di recente ci ha onorato con una delle sue storie e preziose perle del ciclismo, un maestro dello scrivere, del ciclismo in particolare, con i suoi ventiquattro anni per la “Gazzetta dello Sport” ed il suo libro non ha mancato di farci ridere, riflette e sorprenderci.
Con Lanterna rossa ci si riferisce al concorrente all’ultimo posto nella classifica del Tour de France. Viene dal francese “Lanterne rouge” e fa riferimento alla lanterna rossa appesa al veicolo posteriore di un treno e nel Tour veniva assegnata ed identificava il corridore ultimo classificato, parimenti la stessa cosa vale al Giro d'Italia dove il colore assegnato all'ultimo era quello della maglia nera.
Epopea oppure odissea dell'ultimo, il più debole, fragile, vulnerabile oppure solo sfortunato.
L’ultimo è il più generoso, solidale, umano; il più bersagliato dalle punture delle vespe e dagli scontri con le moto, il più ostacolato dai passaggi a livello e dai greggi di pecore, il più centrato dai chiodi e dalle puntine.
Molto spesso l’ultimo, per puro e malinconico paradosso, è anche il primo: il primo a cedere e a mollare, il primo a staccarsi e a distaccarsi, il primo ad entrare in crisi, il primo a ritirarsi, il primo a rifare le valigie e tornare a casa.
Spesso è anche il più simpatico, e non solo nel ciclismo.

Anche a noi sono simpatici gli ultimi, è il senso dello sport per tutti, perchè c'è spazio anche per chi arriva in fondo, ma questo titolo perchè?
"E' una frase di Dino Zandegù, un racconto divertente che lui stesso cambia, di volta in volta, a seconda dell'ispirazione... sapeva che quello spettatore aveva in corpo una sola spinta, e l’avrebbe data al primo dei due corridori che gli fosse passato a portata di mani, braccia e gambe. E lui non riusciva proprio a superare quel compagno di sofferenza che si era trasformato nel più crudele dei suoi avversari. Stavolta ebbe la tentazione non solo di abbandonare la corsa, ma forse anche il ciclismo. Se non che, avvicinandosi, si accorse che quello spettatore non era uno spettatore normale, ma uno spettatore speciale: era un prete. Un prete giovane. E mentre il prete giovane, che indossava un paio di scarponi, stava tirandosi su le maniche dell’abito talare e si preparava a spingere al meglio il primo dei due corridori a portata di mani, braccia e gambe, Zandegù fu folgorato da un’intuizione geniale. E urlò: “Spingi me sennò bestemmio”.

E come mai hai scelto proprio questa frase ?
"Mi sembrava un non titolo, oppure un anti-titolo degno di diventare un bel titolo, dunque in linea con un libro che celebra gli ultimi e non i primi, che si esalta per quelli che arrivano dopo e non per quelli che arrivano prima, per quelli che lottano per il tempo massimo e non per gli abbuoni".

Ci sono i primi, ci sono gli ultimi ma... è mai capitato a chi è avvezzo ad esser primo di trovarsi invece in coda?
"A tutti, almeno per una volta può accadere che il mondo si capovolga e perfino Eddy Merckx, il Cannibale in persona   (per l'insaziabile appetito che lo spingeva a vincere anche i premi messi in palio dai bar dello sport), arrivò ultimo.
Erano i Mondiali di ciclismo a San Cristobal, Venezuela 1977: primo Francesco Moser, trentatreesimo, e ultimo degli ottantanove partiti, proprio il campione belga e davanti a lui c'era Raymond Poulidor, lui, l'eterno secondo, stavolta giunto penultimo, dunque ancora una volta secondo anche se dall'altra parte".

Sappiamo anche di un primato da ultimi... ce lo vuoi raccontare?

(Roberto Babini, redazione Uisp Ciclismo)