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Piacenza

Terzo settore: non bisogna confondere "pubblicità" e trasparenza

Segnaliamo un’interessante intervista a Luca Gori, giurista della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, pubblicata da “Vita”

 

Piacenza, 01 marzo 2019 – Trasparenza e terzo settore: il rischio è che nel dedalo delle disposizioni prevalga la confusione e non l’obiettivo vero. Confondendo, cioè, “pubblicità” e trasparenza. Segnaliamo un’interessante intervista a Luca Gori, giurista della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, realizzata da Giulio Sensi per “Vita”, dal titolo: "Se questa è trasparenza".

Entro la fine di febbraio, tutti gli enti del Terzo settore dovranno pubblicare nei propri siti o portali digitali le informazioni relative a qualsiasi contributo superiore a 10mila euro ricevuti da amministrazioni pubbliche. Si tratta di una norma introdotta nel 2017, la n. 124, Legge annuale per il mercato e la concorrenza. Questa norma si addiziona ad altri provvedimenti creando una certa confusione: “Il senso della norma pare essere quello di rendere pubblici ed accessibili ad una platea ampia di soggetti quali sono i contributi provenienti dalla pubblica amministrazione” spiega Luca Gori su “Vita”.

Si tratta di una novità per il terzo settore, l’impianto normativo è esplicito, quello sanzionatorio no. Questo aspetto rischia di alimentare il primo segno di ambiguità: si tratta di una prescrizione facoltativa? “Direi di no – risponde Gori su “Vita” - non è facoltativo perché è pur sempre un obbligo sancito da una norma di rango legislativo”. Il fatto che manchi una sanzione non sarebbe per questo determinante e si tratterebbe di una "censura" sul piano della reputazione, aspetto (quello della “reputazione”) molto importante per chi opera nel terzo settore.

Un altro aspetto di ambiguità viene sottolineato da Gori nella sua intervista a “Vita” e riguarderebbe la confusione tra “pubblicità e trasparenza: “L'impressione è che si diffonda una idea di trasparenza "ad oltranza" ma senza una visione chiara d'insieme: invece che dare vita ad una "casa di vetro" del Terzo settore che renda evidente il "valore" delle attività, una mole di dati di queste proporzioni, frammentati e replicati, costruisce più una "casa degli specchi".

Secondo Gori bisognerebbe valorizzare, cioè, il “come i contributi pubblici come sono stati usati, all'interno di documenti comprensibili ed accessibili. Il Codice del Terzo settore prova a muoversi in questa direzione, pur con qualche incertezza, ma altri interventi normativi sparsi, decisamente no”.

Leggi l'intervista integrale a Luca Gori su "Vita" dal titolo: "Se questa è trasparenza"


(Fonte: Ufficio Stampa UISP Nazionale)

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