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Matti per il calcio Uisp protagonista su Rai Sport 1

 

Ospiti in studio intervistati sulla rassegna nazionale Uisp che mette in gioco operatori e utenti dei Centi di salute mentale

“Più di un torneo, più che solo sport”, così Simona Rolandi e Marco Lollobrigida hanno introdotto Matti per il calcio Uisp ai telespettatori di Pomeriggio da campioni, la trasmissione di Rai Sport 1 andata in onda venerdì 15 novembre. In studio diversi ospiti legati alla rassegna nazionale Uisp, da Francesco Bianconi, operatore Uisp e coordinatore delle attività di Matti per il calcio, a Jassin Jalloul, calciatore e utente di un Centro diurno di Roma.

“La manifestazione è nata con una scommessa - ha raccontato Bianconi - anche se ora può sembrare tutto facile, 20 anni fa trovavamo molti ostacoli e barriere per far accettare che lo sport potesse essere d’aiuto in certe situazioni. Ora possiamo dimostrare scientificamente, con l’aiuto di medici e psichiatri, che lo sport e il calcio in particolare, è un’attività di supporto alla terapia tradizionale, una parte strutturale del processo riabilitativo”.

È intervenuto anche Jassin, un calciatore del Centro diurno di via Montesanto a Roma: “La vittoria conta fino a un certo punto, la partecipazione è la cosa più importante, per me è molto importante andare in questi luoghi, frequentarli. Ogni giorno vado al centro diurno, partecipo a diversi laboratori, tra cui quello di calcetto, gioco in difesa, terzino sinistro”.

In studio era presente anche il prof Santo Rullo, psichiatra che collabora con il progetto: “È iniziato come un gioco, io e un collega abbiamo realizzato che i ragazzi avevano bisogno di qualcosa di diverso, con il tempo abbiamo organizzato e promosso un torneo insieme all’Uisp, diventato prima regionale poi nazionale, e immortalato da Volfango De Biasi. L’elemento terapeutico esiste, i miglioramenti sono chiari, lo sport è un’attività psicomotoria, provoca l’attivazione di funzioni mentali che vanno a vantaggio dell’espressività fisica, che nel calcio è anche gioco, agonismo, emotività, integrazione sociale tra persone, e quindi vita”.

L’ultimo intervento è stato quello di Volfango De Biasi, regista del documentario “Matti per il calcio”: “È stata un’esperienza straordinaria: ricordo da adolescente la diffidenza per le pubblicità progresso pietistiche. Il nostro tentativo è stato quello di raccontare qualcosa di coinvolgente e divertente. Metterci in campo con i ragazzi, per sei mesi, giocando con loro e condividendo l’esperienza ci ha permesso di raccontare in maniera pop quest’avventura. È un modo per avvicinarci anche alla nostra follia, al nostro disagio”.

 (pubblicato il 18/11/2013)

   

Abili per lo sport, la Uisp per le persone con disagio mentale

 

Attività motoria e sportiva per contrastare il disagio mentale: a Milano rugby e ginnastica generale. Intervista a M. Tamagnini

Ha preso il via in settembre e si concluderà a dicembre la prima fase del progetto Uisp “Abili per lo Sport”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per le Pari opportunità, che si propone migliorare la qualità della vita degli utenti dei servizi territoriali per la salute mentale attraverso lo sport.

Sono tre le città che hanno dato il via operativo al progetto: Firenze, Taranto e Milano. Proprio da quest’ultima iniziamo ad approfondire le attività proposte sul campo, per sondare, soprattutto, le reazioni e la partecipazione degli utenti. Manuela Tamagnini, coordinatrice locale del progetto, ci ha illustrato la declinazione milanese: “Da noi il progetto si sviluppa su due strade: una legata alla ginnastica generale che coinvolge un centro psico sociale (CPS) di Abbiate Grasso e l’ospedale di Legnano, mentre a Milano collabora con il centro diurno dell’ospedale San Carlo; l’altra strada è quella del rugby che coinvolge l’Asd Stella Rossa Rugby Milano, affiliata Uisp”.

Come nasce l’idea di far giocare persone con disagio mentale a rugby?
“L’Asd Stella Rossa Rugby Milano, che organizza attività di rugby a livello amatoriale, ha sviluppato al suo interno il progetto Mud Star Rugby, progetto riabilitativo nell’ambito della salute. La loro intenzione era di praticare la riabilitazione appoggiandosi ai punti forti del gioco del rugby: socializzazione, condivisione, utilizzo della forza fisica in modo positivo e crescita personale. Il progetto era già nato quando abbiamo iniziato a lavorare con Abili per lo sport, quindi l’incontro è stato inevitabile e proficuo”.
Le persone coinvolte nelle diverse attività del progetto sono 35, alla prima fase organizzativa che si è svolta in estate è seguito l’inizio dei corsi a settembre, con incontri settimanali. “Il progetto va benissimo – continua Tamagnini - il rugby in particolare incuriosisce perchè il contatto è uno degli elementi caratterizzanti il rugby, mentre si pensa che le persone con disagio siano aggressive o paurose e che quindi non sia possibile gestire il momento del contatto. In realtà potersi disciplinare rispetto a delle regole aiuta molto gli utenti: durante l’allenamento si impara a controllare il proprio corpo, a collaborare, a rispettare i compagni. Forse i risultati della prestazione fisica sono più difficili da raggiungere, ma gli allenatori sono molto soddisfatti di tutto ciò che riguarda gli insegnamenti trasversali, legati al rapporto con gli altri e con sé stessi. L’allenamento sul campo è preceduto dall’appuntamento con gli operatori, quindi prevede un ritrovo prima, ed una serie di attività collaterali, a partire dal classico terzo tempo, che facilitano e costruiscono la socializzazione. Anche nella ginnastica generale ovviamente bisogna fare attenzione alle esigenze dei diversi utenti, ma in questo caso le persone possono gestire l’attività in autonomia”.
Abili per lo sport a Milano si concluderà a dicembre, ma tutti i partecipanti, dagli operatori agli utenti, sperano che l’attività prosegua: “Sono tutte persone alle quali è stata proposta la partecipazione e che hanno scelto di frequentare dopo aver provato – conclude Manuela Tamagnini - A quanto ci risulta c’è un livello di frequenza più alto nella ginnastica che in tutte le altre attività che fanno nei centri e anche nel rugby c’è un alto livello di partecipazione. Noi faremo di tutto per far continuare gli incontri, proprio perché anche gli utenti manifestano la volontà di continuare”.

A metà dicembre altre cinque città, Valle Susa, Piacenza, Orvieto, Lamezia Terme, Enna, daranno vita alla fase due del progetto, raccogliendo il testimone e testando sul territorio questo modello di intervento sportivo nell'area del disagio mentale. (E.F.)
(pubblicato il 18/11/2013)

Uisp e minori: educatori per prevenire il disagio

 

Fabrizio De Meo, Uisp, a Radio Città Futura: "La nostra policy per prevenire fenomeni di violenza o minaccia sui minori".

La minaccia che non t’aspetti, quella che può arrivare da ambienti amici, come la parrocchia o la società sportiva. Questo ci dice, tra l’altro, l’indagine Ipsos sui minori e sui luoghi che frequentano, presentata ieri a Roma, in Senato, da Save the Children insieme ad associazioni con le quali collabora, con l’Uisp in prima fila. Perché l’Uisp? Perché ha saputo elaborare una policy per prevenire questo tipo di fenomeni negativi. Che oggi hanno riassunto in un’intervista a Radio Città Futura Fabrizio De Meo, responsabile Uisp politiche sociali e Raffaella Milano, direttore Save the Children programma Italia Europa. “E’ importante elaborare strategie nuove, formare educatori sportivi, come facciamo all’Uisp, in grado di prevenire fenomeni molto gravi come questi – ha detto De Meo ai microfoni di RCF - Save the Children ci ha accompagnato nel costruire ed adottare un codice di comportamento. Abbiamo voluto inserire anche nostre definizioni di abuso, come il comportamento che spinge alla tensione di un risultato da ottenere ad ogni costo o quello che tende a condizionare i minori nella scelta delle attività sportive”.

“A fronte di tutte le preoccupazioni che riguardano i minori e i luoghi che frequentano vanno adottati codici di condotta e un sistema di segnalazioni preventive – dice Raffaella Milano - E’ importante attivare un dialogo con i ragazzi. Occorre trasmettere loro la fiducia e applicare una specifica metodologia, raccogliere la segnalazione in maniera riservata e attivare una procedura interna di verifica per farsi carico di questa preoccupazione. Abbiamo aperto un canale di ascolto e sono arrivate segnalazioni perché spesso i minori non trovavano figure di adulti con cui confidarsi. Nella nostra esperienza vediamo che i minori e gli adolescenti hanno forti risorse di recupero, se individuano persone adulte di fiducia. Troppe volte l’unica possibilità è quella di parlarne tra coetanei”.

 (pubblicato il 15/11/2013)

Oggi si parla di Matti per ilcalcio su Rai Sport 1

 Alle 18.30 con immagini video dall’ultima edizione. In studio operatori Uisp e giocatori intervistati dai conduttori

Appuntamento alle 18.30 su rai Sport 1 per parlare di Matti per il calcio, la rassegna nazionale Uisp che ogni anno coinvolge decine di utenti di Dipartimenti e Centri di salute mentale di tutta Italia in un emozionante torneo di calcio. In studio ci saranno operatori Uisp e Jassim, giocatore dei Murales di Roma e utente del Dsm di via Montesanto a Roma.

Anche quest’anno a settembre la Uisp ha organizzato Matti per il Calcio, l’atto finale dell’iniziativa che la Uisp porta avanti tutto l’anno per raccontare questo disagio attraverso lo sport. Simone Pacciani, vicepresidente nazionale Uisp, spiega perchè il futuro del calcio italiano è nelle attività sociali e per tutti: "Abbiamo utilizzato questa manifestazione per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa problematica e far capire che lo sport può migliorare lo stile di vita di chi è affetto da disagio mentale. Matti per il calcio è un’attività che va avanti tutto l’anno a livello provinciale, regionale e che si conclude in un evento nazionale, che vuole essere anche un inizio per la stagione successiva. Grande senso di partecipazione, di condivisione, di inclusione perché in campo non ci sono soltanto i ragazzi con disagio mentale, ma anche medici, operatori, arbitri, quindi grande senso di festa. I ragazzi si sentono felici, inclusi, protagonisti; quindi il calcio come terapia e come speranza per tanti. I miglioramenti sono evidenti e sensibili".

Uisp e minori: educatori per prevenire il disagio

 Fabrizio De Meo, Uisp, a Radio Città Futura: "La nostra policy per prevenire fenomeni di violenza o minaccia sui minori".

La minaccia che non t’aspetti, quella che può arrivare da ambienti amici, come la parrocchia o la società sportiva. Questo ci dice, tra l’altro, l’indagine Ipsos sui minori e sui luoghi che frequentano, presentata ieri a Roma, in Senato, da Save the Children insieme ad associazioni con le quali collabora, con l’Uisp in prima fila. Perché l’Uisp? Perché ha saputo elaborare una policy per prevenire questo tipo di fenomeni negativi. Che oggi hanno riassunto in un’intervista a Radio Città Futura Fabrizio De Meo, responsabile Uisp politiche sociali e Raffaella Milano, direttore Save the Children programma Italia Europa. “E’ importante elaborare strategie nuove, formare educatori sportivi, come facciamo all’Uisp, in grado di prevenire fenomeni molto gravi come questi – ha detto De Meo ai microfoni di RCF - Save the Children ci ha accompagnato nel costruire ed adottare un codice di comportamento. Abbiamo voluto inserire anche nostre definizioni di abuso, come il comportamento che spinge alla tensione di un risultato da ottenere ad ogni costo o quello che tende a condizionare i minori nella scelta delle attività sportive”.

“A fronte di tutte le preoccupazioni che riguardano i minori e i luoghi che frequentano vanno adottati codici di condotta e un sistema di segnalazioni preventive – dice Raffaella Milano - E’ importante attivare un dialogo con i ragazzi. Occorre trasmettere loro la fiducia e applicare una specifica metodologia, raccogliere la segnalazione in maniera riservata e attivare una procedura interna di verifica per farsi carico di questa preoccupazione. Abbiamo aperto un canale di ascolto e sono arrivate segnalazioni perché spesso i minori non trovavano figure di adulti con cui confidarsi. Nella nostra esperienza vediamo che i minori e gli adolescenti hanno forti risorse di recupero, se individuano persone adulte di fiducia. Troppe volte l’unica possibilità è quella di parlarne tra coetanei”.

 

(pubblicato il 14/11/2013)

Come tutelare i minori nei luoghi che frequentano?

 

L'Uisp partecipa in Senato al convegno di Save the Children: ecco i dati della ricerca Ipsos. L'intervento di S.Pacciani

Tra i genitori, solo il 23% ritiene che i propri figli siano completamente tutelati rispetto agli adulti nei luoghi di attività o svago frequentati, per il 59% ci si ferma alla sola sufficienza, mentre il 16% è convinto che di fatto la tutela sia insufficiente o totalmente assente. Questo lo scenario tracciato dall'indagine "Tutela dei minori nei luoghi frequentati con regolarità, siamo in grado di garantirla?", realizzata da Ipsos per Save the Children e diffusa oggi in occasione della presentazione di Adulti a posto, il sistema di condotta, segnalazione e risposta ideato per aiutare a proteggere i minori da situazioni di abuso, sfruttamento e comportamenti scorretti da parte degli adulti che dovrebbero prendersi cura di loro.

C’era anche l’Uisp tra le  molte le voci autorevoli che si sono oggi confrontate nel corso dell'evento tenutosi a Roma presso il Senato della Repubblica, accogliendo la proposta di Save the Children sulla necessità di diffondere, promuovere e adottare nei diversi ambienti pubblici e privati frequentati da bambine, bambini e adolescenti, un sistema specifico di tutela, che preveda la dotazione di codici di condotta e di semplici procedure per la segnalazione di abusi o di comportamenti scorretti.

"L'Uisp, oramai da qualche anno, condivide con Save the Children un percorso che ha nella protezione dell’infanzia e dell’adolescenza e nella promozione dei diritti di bambini e ragazzi un elemento centrale - ha detto Simone Pacciani, vicepresidente nazionale Uisp - Crediamo infatti che il mondo sportivo debba sentirsi pienamente coinvolto e toccato da questi temi, dalle problematiche che Save the Children solleva e affronta con la campagna Adulti a Posto e con la Policy, se non altro perché il mondo dello sport è uno degli ambiti (insieme ad altri, come la scuola, ovviamente), in Italia, in cui quotidianamente si rinnova l’incontro tra un grandissimo numero di bambini e i loro tecnici, allenatori, insegnanti, maestri, istruttori, educatori sportivi, adulti che hanno una responsabilità complessiva nei confronti dei minori: senza contare che l’ambito della pratica sportiva (o comunque ludico-motoria) è proprio uno dei più delicati per quello che riguarda lo sviluppo psicofisico dei bambini e dei ragazzi, un ambito dove bisogna esercitare ancora maggiore attenzione, avendo a che fare eminentemente con la relazione corporea".
"Non è un caso, quindi - ha proseguito Pacciani - che nel nostro lavoro e nei nostri progetti con i minori ci dotiamo anche di strumenti di monitoraggio e verifica di quello che avviene nelle relazioni tra adulti e bambini, e di procedure operative per apportare le opportune correzioni e proprio per raggiungere questo obiettivi  i nostri educatori sportivi Uisp hanno in questi anni partecipato ai moduli di formazione proposti da Save the Children sulla sicurezza e la salvaguardia dei bambini. Alcuni dei temi più generali legati all’abuso e al maltrattamento siano stati rideclinati e reinterpretati nel contesto di un’associazione sportiva: e allora (partendo dai due principi fondamentali del superiore interesse del minore e del suo diritto di ascolto) consideriamo un abuso dal punto di vista dello sportpertutti, anche questa casistica: non rispettare i tempi di crescita fisio-psicologica del minore; operare nell’ottica della selezione precoce non utilizzando le metodologie, la pedagogia e le didattiche partecipative; spingere verso il primato del risultato, della vittoria ad ogni costo, all’affermazione di sé contro gli altri; l’uso di linguaggi, atteggiamenti, comportamenti e metodi coercitivi e non partecipativi o che sottolineino differenze di genere o pregiudizi culturali".

"La nostra Policy, dopo la presentazione al Congresso di Chianciano lo scorso marzo, verrà presentata pubblicamente a Genova il prossimo 23 Novembre (in occasione dell’anniversario della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e verranno coinvolti i nostri comitati e le nostre basi associative perché, adottando la policy, si sviluppi consapevolezza e attenzione presso tutto il mondo sportivo. La storia di questi primi 65 anni di esistenza dell’Uisp è stata sempre caratterizzata dalla necessità di soddisfare una fruizione libera e partecipata allo sport e all’attività motoria e di consentire un approccio “dolce” e rispettoso delle differenze individuali nell’affrontare la pratica sportiva per tutti a tutti i livelli. Un riferimento valoriale che ha prodotto metodologie e itinerari didattici, la condivisione di Dichiarazioni di Organismi nazionali e internazionali sulla Tutela dei Diritti di Fanciulli, non solo nello sport, e la partecipazione a tavoli di elaborazione di progettualità come il Gruppo CRC.  
E’ proprio per la storia di questi anni, caratterizzata da tanti momenti qualificanti, che si è reso necessario arrivare alla condivisione con un partner qualificato come Save The Children di un percorso utile alla stesura di una Carta delle Politiche verso i nostri iscritti e le nostre ASD, allo scopo di avviare un'omogeneizzazione degli interventi e delle didattiche  che consentano il migliore avviamento alla pratica ludico-motorio-sportiva di bambine e bambini nello sport, in modo fa favorirne l’elaborazione di procedure di tutela dei minori e della consapevole e coerente gestione della quotidianità e del rischio di abusi, maltrattamenti, violenze o disagi e per prevenire ogni tipo di danno nei confronti dei nostri soci più giovani".


Proseguendo nell’analisi dei dati emerge che il 94% dei genitori italiani è consapevole del rischio che i propri figli minorenni possano essere oggetto di comportamenti inappropriati o di abusi da parte degli adulti negli ambienti organizzati dove i minori trascorrono la gran parte del loro tempo diurno al di fuori delle mura domestiche. Per i genitori, i luoghi maggiormente a rischio sono i centri sportivi (43%, dato che si assesta al 40% per i ragazzi), seguiti da oratori e parrocchie (39%, contro il 29% per i ragazzi), e dalla scuola (38%, che diventa 31% per i minori), ma anche gli altri contesti come centri aggregativi, ludico-ricreativi e associativi sono considerati come luoghi potenzialmente non sicuri da questo punto di vista. Che gli adulti, con un loro comportamento inappropriato o abusivo, possano far sentire insicuri i ragazzi, è una realtà purtroppo confermata da più di 1 adolescente su 3 (36%), che dichiara di avere coetanei che hanno subito episodi di questo tipo da parte di adulti almeno qualche volta, o addirittura spesso (7%). (Segue) dpn 131030 Nov 2013

"Veniamo quotidianamente a conoscenza di fatti di cronaca che hanno coinvolto direttamente minori, vittime di abusi da parte di persone adulte appartenenti a istituzioni scolastiche o religiose, associazioni, organizzazioni o centri aggregativi di varia natura", spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. "Una persona - continua - che si trova in una posizione fiduciaria e autorevole rispetto ai minori, può più facilmente compiere abusi o adottare comportamenti scorretti nei loro confronti. I casi che vengono alla luce, però, rappresentano solo una parte di una realtà diffusa, fatta di comportamenti più o meno gravi, magari reiterati, che possono avere comunque conseguenze anche molto negative per lo sviluppo psico-fisico dei minori".

Quando si tratta pero' di identificare chi sarebbe il destinatario dell'allerta, emergono timori e contraddizioni. Gran parte dei genitori (61%), si immagina destinatario della prima segnalazione da parte dei figli, che invece in prevalenza (73%) lo confiderebbero ad un amico mentre solo uno su 3 si rivolgerebbe ai propri genitori. Importante sottolineare come gli adulti di riferimento nei vari ambiti non godano di grande fiducia, visto che non costituiscono un riferimento valido per quasi 4 ragazzi su 5, con il picco negativo del personale scolastico (solo il 17% dei ragazzi si rivolgerebbe a preside, insegnanti, o psicologo della scuola), ma anche il sacerdote responsabile di una parrocchia o oratorio verrebbe informato solo dal 20%, poco meglio per educatori, allenatori o responsabili dei centri sportivi o ricreativi (22%). La maggioranza dei ragazzi (60%) e dei genitori (66%), infatti, non sa dire che cosa gli adulti di riferimento farebbero una volta messi a conoscenza, sottolineando che dipende molto dal singolo che potrebbe dar seguito o meno alla segnalazione ricevuta, e quasi 1 adolescente su 10 (8%) ritiene che la segnalazione rimarrebbe ''lettera morta'', per salvaguardare il posto di lavoro o l'istituzione, struttura, associazione o societa' in questione. ''Il problema e' proprio - ha detto Emilia Romano, Responsabile Child Safeguarding Policy di Save the Children Italia- quello della mancanza di indicazioni specifiche e condivise tra tutti, ragazzi, operatori e genitori, una lacuna che indebolisce e non favorisce certo il necessario rapporto di fiducia tra le parti in gioco. Il forte interesse comune, che gli ambienti frequentati dai ragazzi siano sicuri e rispettosi dei loro diritti, di fronte ad una evenienza grave e spiacevole come quella di un abuso assistito, conosciuto o subito, si sfilaccia nei dubbi e nei timori che comprensibilmente ognuno si trova ad affrontare, e non trova sbocco in strumenti concreti e chiari che potrebbero fare la differenza. E' proprio a questa esigenza, quella cioe' di agire in modo preventivo attraverso formazione, sensibilizzazione e informazione da un lato, e predisposizione di semplici procedure di segnalazione verso referenti certi e preparati dall'altro, che l'iniziativa Adulti a posto di Save the Children, per la tutela dei minori da abuso e sfruttamento e comportamenti inappropriati da parte di adulti, vuole rispondere''. L'esperienza ''dell'organizzazione e dei nostri partner sul territorio, come UISP e CSI, che operano ogni giorno con centinaia di migliaia di ragazzi in tutto il territorio nazionale e l'hanno gia' adottata nelle loro attivita', offre riscontri positivi. Per questo oggi la vogliamo condividere con tutti gli attori che operano con i minori nei piu' diversi ambiti, perche' si possa rispondere concretamente sul campo e in modo preventivo alle minacce piu' o meno gravi di cui abbiamo spesso testimonianza diretta''.

 

(pubblicato il 13/11/2013)

L'Uisp presenta la sua Policy per la tutela dei bambini

 

Mercoledì 13 novembre al Senato, in occasione della presentazione della campagna "Adulti a posto" di Save the children

Mercoledì 13 novembre l’Uisp presenta a Roma la Policy sulla tutela di bambine, bambini e adolescenti. Simone Pacciani, vicepresidente nazionale Uisp, e Marta Giammaria, responsabile progetti nazionali Uisp, saranno a Palazzo Madama, sala Caduti di Nassirya, per la presentazione di “Adulti a posto”, la campagna di Save the children per aiutare a proteggere i minori da chiunque, anche da chi li protegge. Uisp e Csi (Centro sportivo italiano), sono stati invitati perché sono stati tra i primi partner di Save the children ad adottare la policy in oggetto nelle loro attività.
La Uisp, oramai da qualche anno, condivide con Save the Children un percorso che ha nella protezione dell’infanzia e dell’adolescenza e nella promozione dei diritti di bambini e ragazzi un elemento centrale. "Il mondo dello sport è pienamente coinvolto e toccato da questi temi - afferma Simone Pacciani - se non altro perché il mondo dello sport è uno degli ambiti in cui quotidianamente si rinnova l’incontro tra un grandissimo numero di bambini e i loro tecnici, allenatori, insegnanti, maestri, istruttori, educatori sportivi, adulti che hanno una responsabilità complessiva nei confronti dei minori: senza contare che l’ambito della pratica sportiva (o comunque ludico-motoria) è proprio uno dei più delicati per quello che riguarda lo sviluppo psicofisico dei bambini e dei ragazzi, un ambito dove bisogna esercitare ancora maggiore attenzione, avendo a che fare eminentemente con la relazione corporea".

La Uisp ha accettato l’invito di Save the Children a formulare una propria Policy, redatta grazie alle competenze e all’esperienza di Save the Children e alla sensibilità e alle competenze del mondo dello sportpertutti, in modo che alcuni dei temi più generali legati all’abuso e al maltrattamento siano stati rideclinati e reinterpretati nel contesto di un’associazione sportiva: e allora sono stati inseriti nel testo degli esempi di abuso, dal punto di vista dello sportpertutti, come non rispettare i tempi di crescita fisio-psicologica del minore; operare nell’ottica della selezione precoce non utilizzando le metodologie, la pedagogia e le didattiche partecipative; spingere verso il primato del risultato, della vittoria ad ogni costo, all’affermazione di sé contro gli altri; l’uso di linguaggi, atteggiamenti, comportamenti e metodi coercitivi e non partecipativi o che sottolineino differenze di genere o pregiudizi culturali;

La campagna di Save the children intende condividere con le istituzioni, gli enti locali e il privato sociale, e con chi si occupa a vario titolo di bambine, bambini e adolescenti, una policy specifica di tutela dei minori, al fine di promuoverla e diffonderla come buona prassi ha sviluppato ed adottato in ogni sua attività, sia in Italia che a livello internazionale.

Alla conferenza di presentazione della policy, verranno anche diffusi i risultati di un'indagine realizzata da Ipsos per Save the children sulla tutela dei minori, la dotazione di codici di condotta e di procedure per la segnalazione di abusi o di comportamenti scorretti nei luoghi abitualmente frequentati dai ragazzi in Italia. Sono stati invitati a partecipare all'iniziativa, tra gli altri, Graziano Delrio, ministro per gli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport, Alessandro Pansa, capo della Polizia, Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza, Vincenzo Spadafora, garante per l'Infanzia e l'Adolescenza. Interverranno inoltre con il loro contributo i rappresentanti di Protezione Civile, Caritas italiana e Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia).
Apriranno i lavori la senatrice Elena Ferrara, membro della Commissione straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani, e il presidente di Save the children Italia, Claudio Tesauro.

 

(pubblicato il 12/11/2013)