Comitato Regionale

Sardegna

1948-2018. Settant'anni di UISP.

L'UISP in campo per diritti, ambiente, salute e solidarietà spegne settanta candeline. L'intervista a Pino Farris, storico dirigente dell'UISP in Sardegna.

 

Settant'anni e non sentirli. Dalla resistenza a oggi , tante le generazioni attive nello sport grazie alla nostra associazione. Qual é il tuo bilancio sulla nostra realtà regionale?

La storia dell'Uisp in Sardegna si incrocia con quella nazionale: non abbiamo documenti (allora non si facevano verbali delle riunioni, oppure sono andati perduti) che attestino la nascita e le attività della Uisp in Sardegna già dal 1948; abbiamo notizia però, da qualche articolo sulla Nuova Sardegna, di una qualche attività Uisp a Platamona e quindi a Sassari nei primi anni '50, mentre nel resto della Sardegna possiamo presumere che si svolgessero attività alternative alle federazioni nelle zone e nei comuni dove, politicamente, prevaleva la sinistra (comunisti e socialisti): lo farebbe pensare, per esempio,  il diffondersi di società di base con nomi tipo "Stella Rossa" o similari.

Sicuramente l'attività Uisp documentabile risale agli inizi degli anni 1960.

Il rientro a Sassari di alcuni laureati Isef, che avevano conosciuto l'Associazione sport popolari nei luoghi di studio, specie Torino, rese possibile costituire l'associazione a livello territoriale. Fondamentale l'apporto dato già da quegli anni da Gianni Cossu, senza dimenticare l'attività già avviata da altri compagni, tra cui sicuramente vanno citati i fratelli Gusinu.

Anche nella realtà sarda Uisp ha significato l'organizzazione della pratica sportiva in alternativa, quando non in contrapposizione, alle federazioni ed al Coni. Il calcio è stato senz'altro lo sport che più ha caratterizzato la prima attività Uisp in Sardegna, sino a porsi come eccellenza, specie nel settore arbitrale, rispetto allo sport federale.

Con Uisp ed alcuni degli altri  Enti di promozione Sportiva sono state avviate alla pratica sportiva migliaia di persone che altrimenti ne sarebbero rimaste escluse, non facendo parte di quella ristretta cerchia di sportivi che sono i campioni o, magari, i campioncini.

La presidenza Nazionale di G.M. Missaglia ha trovato terreno fertile in Sardegna, il passaggio dallo Sport Popolare allo Sport per Tutti è stato per noi un passaggio naturale.

Le intuizioni dell'allora Presidente Provinciale di Sassari Gianni Cossu (poi eletto alla Presidenza Regionale), sono fondamentali nella costruzione e nella comprensione del'attuale UISP: l'organizzazione di  "sport, gioco e avventura" (attività in palestra degli scolari pre e dopo scuola); l'utilizzazione delle palestre scolastiche al di fuori degli orari scolatici (nascono allora i Centri di avviamento allo Sport); la collaborazione fra gli Enti di Promozione (si formò il Coordinamento degli Enti), sono l'eredità di quel periodo che da frutti ancora oggi.

Non tutto il percorso della Uisp sarda fu lineare e positivo. Il gruppo dirigente sardo, oltre a dividersi sulle diverse visioni dello sport per tutti e rinfocolare le diverse "aspirazioni" territoriali, dovette  affrontare, a causa di due dirigenti infedeli, una dolorosa inchiesta giudiziaria, da cui uscì però ampiamente riabilitato e, nei territori interessati, ampiamente rinnovato.

Da quel momento il ruolo guida della Uisp di Sassari venne largamente riconosciuto anche dagli altri territori; mi piace ricordare il lavoro in continuità, sia a Sassari che nel regionale, del già citato Gianni Cossu, di Tore Farina e Maria Pina Casula: tre nomi che dallo sport popolare hanno traghettato l'Uisp sarda allo Sport per Tutti.

 Tante le immagini e le evoluzioni dell'Uisp. Quale ti é rimasta più impressa?

Ho avuto l'onore di conoscere personalmente G.M. Missaglia: é a lui che deve riconoscersi il merito di aver portato in Italia il concetto di Sport per Tutti. Lo sport inteso come diritto alla attività motoria di ogni singola persona; lo sport inteso come diritto di singoli e/o associati a usufruire di tutti gli spazi costruiti dall'uomo (campi, palestre, spazi attrezzati) o resi disponibili dalla natura; lo sport come "diritto di cittadinanza”, legato al diritto alla salute: l'attività motoria come momento di prevenzione delle patologie; lo sport come strumento di riabilitazione e di reinserimento nella società di individui che sono stati avviati a percorsi penali; lo sport come "educazione civica". Penso sopratutto agli adolescenti e ai giovanissimi.

L'esperienza dell'UISP sarda nelle carceri, l'esperienza nell'area esterna, che hanno coinvolto adulti e minori sono un fiore all'occhiello della nostra Associazione: l'attività delle nostre educatrici a San Sebastiano, nel carcere minorile di Quartucciu, nell'area esterna di Sassari ne sono la riprova.

La nostra Associazione regionale non ha partecipato solamente all'attività pratica di recupero in questo ambito, ma ha partecipato attivamente alla ricerca ed alla elaborazione delle teorie sui cui fondare tale attività.

Il momento più importante di questo lavoro è stato, a mio parere, l'organizzazione a Cagliari, a fine anni '80, del convegno nazionale "PORTE APERTE", nel quale discussero di attività di recupero dei minori inseriti nel circuito penale rappresentanti della magistratura minorile nazionale e regionale, rappresentanti del ministero della Giustizia, rappresentanti delle forze di sicurezza in carcere; rappresentanti degl Enti Locali e della Regione Sardegna; i nostri operatori; i nostri dirigenti; ma sopratutto G.M. Missaglia, nostro Presidente Nazionale, che nelle sue conclusioni mostrò a questo mondo " specialistico" a che livello era arrivata l'elaborazione della nostra Associazione nello studio e nella pratica del recupero.

Fu un momento eccezionale, il frutto di quel convegno é ancora oggi utilizzato nell'elaborazione attuale.

Mi sembra evidente che per me l'immagine che più mi è rimasta impressa e quella di Gianmario Missaglia Presidente Nazionale Uisp.

Quale sarebbe il prossimo traguardo che vorresti vedere raggiunto dall'Uisp?

Ho ricordato che l'Uisp nasce come Associazione alternativa al Coni; io non credo che nello sport debbano perpetuarsi dualismi "ideologici"; sono però convinto che lo sport come "diritto dei cittadini", che lo praticano liberamente in modo individuale o organizzato, non possa essere confuso con lo sport di prestazione, con lo sport olimpico, che, per raggiungere i propri obiettivi, deve avere una sua autonomia, ma che deve necessariamente riconoscerla agli altri.

Ecco, il prossimo traguardo per l'Uisp che io vorrei vedere non dipende dalla volontà della nostra associazione, dipende dalla cultura sportiva che andrà sviluppandosi nel nostro Paese, dalle volontà politiche che  andremo, insieme, a costruire; dalle forme di organizzazione dello sport che sapremo darci.

Mi piacerebbe vedere il Movimento olimpico e il movimento dello sport tutti reciprocamente autonomi  (anche finanziariamente), ma reciprocamente convergenti nell'individuazione degli interessi dei cittadini sportivi.

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