Parliamo oggi di un problema serio che da un pò di tempo a questa parte sta prepotentemente venendo fuori in tutta la sua gravità e tristezza sportiva. L'annosa diatriba tra Federazioni del CONI e gli Enti di Promozione Sportiva di cui la UISP fa parte. L'interpretazione che diversi dirigenti di alcune Federazioni danno della materia Sportiva va oltre, a nostro avviso, il bene per lo sport e le regole di buon senso.
Mettiamo subito in chiaro una cosa, chiosa Pietro Casu, Presidente della UISP di Cagliari, al quale abbiamo chiesto un parere "C'è un Regolamento del Coni emenato per gli Enti di Promozione Sportiva, approvato dal suo Consiglio Nazionale recentemente" (con delibera n.1525 del 28 Ottobre 2014, ndr).
Continua il dirigente locale della UISP "Il problema non sta nel Regolamento o nelle legittime Convenzioni stipulate di volta in volta tra gli EPS e le Federazioni del Coni, il problema sta nell'assurdità di voler interpretare l'atleta amatore vincente come uno sportivo meritevole di perdere il suo status di amatore".
Entra più nello specifico della sua opinione "Il problema è nell'interpretazione che si da al significato di giocatore amatoriale anche se gioca a livello agonistico. Un Amatore si allena poco, non ha tempo e voglia per farlo, l'Amatore ha altri problemi quotidiani da risolvere con più urgenza. E' un semplice appassionato sportivo al quale piace una disciplina sportiva, spesso e volentieri non gode di inviadiabile forma fisica e il gesto atletico è limitato per tutte queste cose. Capiamo benissimo che in mezzo a tanti come lui, che giocano un Campionato o un Torneo amatoriale UISP, o di un altro EPS, capita che uno vince. E se allora vince perde il suo status di amatore in quanto assumendo punteggio sale di graduatoria conquistando il diritto di poter partecipare solo a tornei o campionati federali? Si capisce benissimo che questo ha del paradossale in quanto è quello stesso vincitore, che nei fatti quotidiani non vorrebbe mai partecipare all'attività federale, non tanto perché la disapprova, ma perché non si ritiene all'altezza o non ne è interessato a praticarla, di fatto con questa azione egli viene discriminato nel suo diritto di voler praticare sport al livello che vuole. Quello semplice ed umile per il quale è disposto ad uscire di casa anziché guardarsi lo sport in TV."
Sul doppio tesseramento non nasconde il suo pensiero il Presidente della UISP di Cagliari "Trovo giusto che a livello amatoriale si pongano dei paletti al doppio tesseramento, ci mancherebbe altro che in un campo di calcio, giusto per portare l'esempio di una disciplina, ci ritroviamo un'atleta delle categorie professionistiche giocare nei nostri campionati amatoriali. Ma trovo anche assurdo che i tesserati federali delle ultime categorie, quelle più umili, vengano considerati non più meritevoli dello status amatoriale. L'amatorialità non sta nella prestazione atletica ma nella mente, nell'intepretazione del gioco che si svolge, nel solo divertimento, nella sola intenzione di svagare un pò dalla routine di tutti i giorni. Pochi impegni , pochi allenamenti. Un giocatore amatoriale può essere bravino tecnicamente ma gioca i Campionati Amatoriali perché sta bene in quel gruppo di amici amatoriali, non ha voglia e ne interesse giocare altrove. Ecco perché ritengo che ai bassi livelli il buon senso tra CONI e gli EPS, per tutte le discipline, deve emergere, e io credo che alla fine questo possa accadere. Deve esserci più collaborazione reciproca. Dovrebbe esserci più dialogo da parte delle Federazioni del Coni, sarebbe bene che si spogliassero del complesso di competizione con gli EPS, credo che dovrebbero curare meglio l'aspetto collaborativo con gli EPS, con la UISP per esempio di cui faccio parte, credo infine, per dirla tutta, che in questo spirito collaborativo gli EPS seguano le regole e la smettano di svolgere pratiche non previste dai loro Statuti e più pertinenti al mondo federale."
In effetti la UISP, che ricordiamolo è sporpertutti, pratica la sua attività in campi lasciati spesso e volentieri scoperti da altri, opera nelle Carceri, nei Dipartimenti di Salute Mentale, nelle Scuole, nelle ASL, in tutti i luoghi sportivi che non hanno necessità di codifiche di impianti sportivi legate a dinamiche tecniche ed economiche, legate ai balzelli imposti per l'omologazione degli stessi impianti, o tasse gara esorbitanti legate al rilascio del Nulla Osta per organizzare Manifestazioni. Il libero cittadino, già vessato nel suo quotidiano vivere, non ha bisogno di combattere per poter praticare liberamente sport che per alcuni è spazio vitale, è prevenzione alla salute, è benessere fisico, per altri rilassa e permette di affrontare diversamente la vita di tutti i giorni, in serenità, amicizia, divertimento, da soli o in compagnia.
Scendendo nello specifico, la Federazione Italiana Tennis Sardegna, ad esempio, ultimamente si dimostra molto aggressiva nel'interpretazione delle regole. Sulla materia ci scrive pubblicamente il socio UISP Michele Di Martino, dirigente serio e professionale, tra le cui righe emerge tutta l'amarezza per questa triste vicenda.
"Vorrei fare un paio di considerazioni riguardo questo avviso comparso nel sito della Federtennis, Comitato Sardegna" esordisce Di Martino.
"La prima considerazione che mi viene in mente riguarda “il bene del Tennis”, che penso stia a cuore a tutti gli appassionati di tennis. Ho grosse difficoltà a comprendere come possa fare bene al Tennis, imporre regole che limitino “il giocare a tennis”.
La seconda considerazione riguarda “il buon senso” che penso ogni essere umano dovrebbe avere, e nel caso specifico delle convenzioni con gli Enti di Promozione Sportiva, a maggior ragione per salvaguardare “il bene del tennis”.
E’ evidente che esistono delle convenzioni firmate che vanno rispettate in quanto normano qualcosa, ma è altrettanto evidente che le norme vadano interpretate quando c’è di mezzo un fine maggiore. Penso che “il bene del Tennis” sia sicuramente un fine maggiore e vada salvaguardato anche da convenzioni e norme che limiterebbero “il gioco del tennis”.
Eppoi nel caso specifico della convenzione Fit-Uisp, tutti noi addetti ai lavori sappiamo bene che è stata imposta in fretta e furia dal Coni, per evitare la condanna della Fit da parte del Garante alla libera concorrenza per le vessazioni che la Fit perpetrava nei confronti di chi “giocava a tennis” al di fuori del suo controllo, come se il gioco del tennis non fosse uno sport libero e universale. Quindi in attesa di migliorare una convenzione stipulata in fretta e furia, penso sarebbe intelligente usare il buon senso.
La terza considerazione riguarda i cosiddetti Mai Classificati. Viene da sorridere solo a parlarne. Considerare “un professionista del tennis” l’amatore che ha provato a cimentarsi in qualche torneo Fit diventando un 4.6 o un 4.5 o addirittura “un fortissimo” 4.4 e che quindi “da classificato” perde “il suo status di amatore non potendo più giocare da mai classificato”, penso sia ridicolo.
Su questo credo di poter parlare con cognizione di causa in quanto è una realtà che vivo tutti i giorni. I miei 200 allievi/tennisti sono niente rispetto alle migliaia di tesserati che penso abbiano i Circoli Tennis di Cagliari e hinterland, ma essendo quasi tutti dei mai classificati, sono interessati all’argomento. Quelli più bravini li ho invogliati a fare la tessera Fit (e penso che questo dimostri che non ho nulla contro la Fit) e sono anche riusciti ad evitare di restare degli Non Classificati, ma sicuramente non penso che meritino di non poter più giocare delle partite “amatoriali”, anche organizzate da altri enti, solo perché ormai sono dei cosiddetti classificati.
Questa situazione ribadisco che, secondo me, vada affrontata usando semplicemente il buon senso. Concludo con un appello al Presidente Binaghi, mio illustre concittadino. Capisco che abbia cose più importanti da pensare, ma sono convinto che questa situazione non ce l’abbia chiara, perché altrimenti non l’avvallerebbe da persona intelligente e professionale quale egli è.
E’ evidente che gli amatori del tennis vadano lasciati “giocare a tennis” in pace e dove preferiscono, perché altrimenti loro malgrado andranno a fare un altro sport con regole più semplici. E guardando questa situazione dal lato del marketing, sarebbe una sconfitta per tutti. Perché questi amatori hanno dei figli che si appassionano e finiscono nelle scuole tennis della Fit, loro stessi si divertono a fare qualche torneo di quarta categoria (anche se perdono quasi subito) facendo incassare dei soldi alla Fit, comprano e incordano racchette, si vestono da tennisti, prenotano campi da tennis, chiedono lezioni per migliorarsi.
Ribadisco l’invito al buon senso e a guardare solamente “il bene del tennis” e non gli interessi personali. La guerra non vince mai."
Gli fa eco Ignazio Massidda, Responsabile della Struttura di Attività UISP Cagliari Tennis, "Noi siamo per uno sport libero che renda onore al suo significato: divertire."
Chiudiamo col Presidente Casu “Spero ci siano margini di miglioramento e la voglia di superare questi inutili problemi, perché io temo che questi metodi esclusivi e impositivi, presto o poi, porteranno alla ribellione sportiva. Aprite gli occhi sportivi di ogni disciplina sportiva, non cedete al ricatto di nessuno, non cedete alla sedentarietà, spezzate le vostre catene e lasciatevi andare alla libertà di praticare sport amatoriale con chi volete e dove volete. Liberatevi Liberatevi Liberatevi con coraggio e determinazione. W lo sportpertutti. W lo sport amatoriale. Con rispetto!”
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