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Giochi

Il Tiro Istintivo

Negli anni 30 - 40 prese piede in America una filosofia di tiro con l'arco chiamata tiro istintivo. Come tirare una palla da baseball, come indirizzare la palla con la racchetta da tennis, come calciare il pallone e come tirare al canestro, non esiste in questo tipo di tiro alcuna collimazione nei confronti del bersglio né alcun calcolo balistico necessario. 
 
Però, parlare di istinto in riferimento ad una azione o a un comportamento che non siano direttamente legati all’autoconservazione e alla riproduzione – quindi alla perpetuazione della specie – suona strano. In natura, i comportamenti istintivi, quei moduli fissi che caratterizzano le specie animali - e quindi umane - sono geneticamente determinati in modo diretto. Questi risentono in modo limitato dall’ambiente e dalle sue influenze. Esiste una porzione del comportamento che non è trasmessa geneticamente, ed è quella del comportamento appreso.
In questo caso il controllo genetico è mediato in primo luogo dalla capacità di apprendimento, e secondariamente, quando esistono, da canali che orientano l’apprendimento su determinati stimoli o lo circoscrivono entro determinati intervalli temporali (vedi l’imprinting). Ecco che, nel caso dei comportamenti appresi, l’analisi deve spostare il bersaglio dalla manifestazione comportamentale ai suoi motivi determinanti.
 
La grande catena di attività umane in cui l’istinto (in senso lato) dirige il gioco è composta da anelli costruiti da sistemi di azione – reazione che provengono dal retaggio preistorico in cui l’attività umana era animale piuttosto che razionale, e da tutti quei comportamenti artificiali che si sono plasmati in funzione dell’adattamento all’ambiente nel corso dell’evoluzione. Il comportamento istintivo, direttamente influenzato dalle emozioni, è un linguaggio che ci parla dal profondo. Alcune manifestazioni istintive sono per noi consuete, come certe reazioni al pericolo, la protezione della nostra progenie, il meccanismo del corteggiamento. Ma la catena è fatta anche da anelli costituiti da manifestazioni nell’ambito dell’agire, nei confronti dell’ambiente e delle cose, e molti dei quali si sono via via indeboliti con l’impoverimento dei sensi (che furono all’alba della nostra evoluzione la componente animale più preziosa per la difesa e in caccia) e solo alcuni di essi in noi ogni tanto emergono; quando accade ci lasciano stupefatti e confusi, spesso disorientati. La differenziazione tra azione puramente istintiva e azione acquisita per adattamento all’ambiente, al suo mutare e alle circostanze, che diviene via via “naturale” e trasmissibile, molto spesso sfuma come pure il suo significante. Siamo infatti animali ibridi. 
 
Quand’è che una componente diventa apparentemente istintiva? In altre parole, quando accade che uno schema di azioni sviluppate in funzione di un’esigenza basale, diventano da tecniche a patrimonio istintuale trasmissibile con i geni? Su questo fronte si sa ancora molto poco. Comunque sia, è possibile che certe attitudini di adattamento all’ambiente sviluppino un meccanismo di selezione naturale in cui i possessori della soluzione al problema (e che quindi sopravvivono) tramandino ai loro posteri quelle abilità/capacità che permettano loro di sopravvivere a loro volta all’ambiente o alle sue avversità. Una sorta di aggiustamento genetico alla predisposizione di apprendere, che può anche perdersi una volta che l’ambiente – e la selezione – si trovi modificata e non richieda più tali caratteristiche.
 
L'antropologo Bateson parla di due categorie di meccanismi comportamentali attivi e produttivi a cui è possibile ricollegare praticamente tutte le azioni umane, la calibrazione e la  retroazione. Sono entrambe attività controllate dal cervello e realizzate dal corpo, entrambe acquisiscono input dall’ambiente e entrambe provocano una reazione nei nostri muscoli, nel nostro agire. Esistono quindi due metodi di perfezionamento di un’azione adattativa. Nel nostro caso, le vediamo nel rapporto legato al “colpire a distanza”. 
 
Un processo sicuramente istintivo e quindi calibrativo è il camminare: il bambino, quando smette di camminare a quattro zampe e impara a camminare a due, lo fa dopo cadute e scivolate. Il bambino, crescendo, istintivamente impara a camminare. Anche se i genitori lo aiutano, in realtà egli non ne ha un gran bisogno; essi non “insegnano” a lui nulla. Il meccanismo ontogenetico va da solo, ed è lampante come riproduca la filogenesi del primate – ominide che fa suo il bipedismo in un tempo cortissimo. 
La retroazione, è un processo governato dalla componente razionale del cervello umano. Generalmente mediato da sistemi meccanicistici ed unità di misura, che vengono in aiuto e che spesso diventano la “struttura portante” del meccanismo, in cui la mente razionale acquisisce un dato alla volta, ha la necessità di elaborare le informazioni secondo un processo lineare (il punto di partenza deve essere univocamente determinato, come pure le situazioni al contorno) e porta al risultato attraverso una correzione dell’errore progressivo e compiuto a piccoli passi. La “precisione” dei risultati ottenibili, con la retroazione è molto alta, ed è funzione della quantità di variabili in gioco e della conoscenza di esse. 

Il cosiddetto tiro istintivo (contrariamente al tiro mirato degli arcieri olimpici e ovviamente dei tiratori di carabina di precisione)  è quindi calibrativo: presuppone l'assoluta mancanza di strumenti di mira e l'inutilità della valutazione oggettiva della distanza di tiro. La freccia compie comunque una parabola apprezzabile nel suo cammino. Associare la valutazione giusta della distanza del bersaglio da noi implica un vero e proprio calcolo balistico, per non accennare ai tiri effettuati a bersagli in movimento. Se la distanza esula i trenta metri, il gioco si fa difficile. Il tiro istintivo predica di mirare con il corpo, e non solo con gli occhi. E' fondamentale quindi sensibilizzarsi sull'assetto del corpo, e non rimanere vincolati a schemi accademici di tiro "scuola". Il terreno è sempre vario, quasi mai troverete un appoggio regolare e piano. Ecco che diventa importante quindi essere flessibili, percependo come fondamentale l'asse scapolo omerale che si configura quando tendete l'arco.

Nel Tiro Outdoor,  Tiro Storico e Tiro Dinamico di ArcoUISP (che hanno diverse interpretazioni sensibilmente differenti fra loro) il tiro è di tipo prevalentemente istintivo . E badate bene, non è una preclusione a priori nei confronti delle attrezzature moderne; semplicemente la filosofia di approccio comune privilegia situazioni di tiro in cui la velocità di azione e il movimento risultano essenziali.

(V.B.)

 

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