Nel confronto sulla ridefinizione della Cooperazione italiana, UISP vuole contribuire a partire dalla propria esperienza e competenza. Lo vuole fare nella convinzione che c’è un forte bisogno di innovazione in un settore che resta troppo ancorato a strumenti e forme obsolete. La riforma della cooperazione è un tema all’odg da diversi anni. Oggi con la crisi economico finanziaria diventa ancora più stringente proporre una revisione delle ragioni stesse per le quali si fa cooperazione. E’ urgente infatti interrogarsi sull’efficacia e l’efficienza degli interventi prodotti sia nel campo della cooperazione governativa che quella promossa dal mondo non governativo nei decenni di interventi. Bisogna misurarsi con il fatto che è cambiato lo scenario mondiale al nord come al sud. Termini come sviluppo, donatori, beneficiari, partenariato sono essi stessi ragione di profonda riflessione critica. E’ doveroso che il nuovo sistema della cooperazione e dunque la nuova legge che la dovrà regolare, allarghi i criteri di idoneità dei soggetti oggi molto più articolati che costituiscono la base solida di progetti di solidarietà e cooperazione internazionale.
Altrettanto decisivo è il riconoscimento del valore aggiunto che associazioni come la nostra esprimono non solo perché usano lo sport come mezzo di sviluppo, ma anche per la diffusione capillare che esprime sul territorio in Italia, svolgendo contestualmente un importante ruolo di educazione alla mondialità verso i suoi iscritti e più ampiamente verso tutti i cittadini. Le risposte a queste domande devono essere costruite insieme ai partners e beneficiari, poiché la crisi modelli di sviluppo proposti dall’occidente è sotto gli occhi di tutti. A chiedere riconoscimento di autorevolezza e maggiore ruolo attivo sono gli attori e le istituzioni dei paesi e delle comunità cosiddette “beneficiarie”. La UISP nella sua esperienza ha costruito una proposta d’intervento attraverso lo sport per tutti, quale strumento di inclusione sociale, avendo sempre tra gli obiettivi centrali anche l’attivazione di relazioni fra i territori – quelli in Italia dove opera ogni giorno e quelli all’estero dove le condizioni sono difficili a causa di conflitti o della povertà. Lo ha fatto grazie alla cooperazione decentrata coinvolgendo le persone che vivono il disagio, proponendo lo sport non competitivo che non esclude nessuno. Altrettanto importante è il nesso tra ciò che viene proposto nei paesi in cui si interviene, e ciò che si fa qui da noi e oggi, in Italia ed in Europa, per riconoscere i diritti e migliorare la vita dei migranti che sono essi stessi parte degli effetti di impoverimento dei paesi di origine. Lo sport è stato riconosciuto dall'Unione Europea come strumento di inclusione sociale, educazione e socializzazione per tutti, concetto ampiamente ribadito nel Libro bianco sullo sport. Molti però restano i vincoli giuridici e culturali limitano l'accesso dei migranti, dei rifugiati e altri gruppi allo sport. La cooperazione tra organizzazioni sportive, organizzazioni di migranti e le autorità nazionali e locali dovrebbe essere lo strumento primario per superare questo tipo di barriere. Lo sport per tutti, sulla base di relazioni sociali e personali fra individui, piuttosto che competenze e prestazioni, offre un mezzo per stimolare la cittadinanza attiva, migliorando il dialogo e favorendo l'inclusione sociale dei migranti. Lo sport è in sé uno strumento efficace ed economico di cooperazione. Le pre-condizioni fondamentali per poter lavorare bene in territori in cosiddetta via di sviluppo sono quattro: la sostenibilità degli interventi; la creazione di sinergie; l’utilizzo di metodologie applicate (in Libano, Sahara Occidentale, Senegal e in Palestina, ad esempio, sono stati organizzati corsi di formazione a persone del luogo che sono diventati a loro volta formatori); le competenze specifiche, ambito nel quale l’UISP si distingue per la propria preparazione specifica. I diversi progetti che realizziamo, ci danno la consapevolezza che un’associazione di diritti come la nostra costruisce percorsi di cittadinanza universale e aperta, e ci mette in relazione con i popoli che incontriamo. Partendo da questa acquisizione vogliamo contribuire alla ridefinizione della cooperazione italiana, ripensando ad un sistema che sposti più in alto l’asticella: se lo sport è uno strumento di sostenibilità e non solo economica, allora bisogna che questo venga riconosciuto nel suo pieno potenziale anche dalla cooperazione italiana.
Responsabile: Daniela Conti
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