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Anche a Bergamo al via "Il Calciastorie"

Sta entrando nel vivo “Il Calciastorie”, progetto nazionale lanciato da Uisp e Lega calcio di serie A per diffondere la cultura dell’integrazione attraverso il calcio. La manifestazione arriverà nei prossimi mesi anche a Bergamo, grazie alla collaborazione che si sta instaurando tra la Uisp di Bergamo e la società Atalanta.

Il progetto, che si avvale della collaborazione di ministero del Lavoro, Associazione Italiana Calciatori (Aic), Panini, Sky (Sport) e Telecom, entrerà negli istituti superiori delle città sede delle squadre di serie A con incontri e iniziative con studenti, giornalisti, calciatori e scrittori. Verranno raccontati o riscoperti i profili spesso poco noti di calciatori protagonisti di storie di integrazione e impegno contro il razzismo e le discriminazioni.

“Obiettivo di “Il Calciastorie” è trasmettere memoria e storia, valori sociali e passione per lo sport – dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp (nella foto, durante la presentazione del progetto) - Grazie ad un gioco popolare come il calcio e al fianco della Lega di serie A e degli altri partner, riusciremo a dialogare con i ragazzi nelle scuole, che sono le principali agenzie formative insieme a università, famiglia e sport”.

“Abbiamo aderito al progetto con entusiasmo – aggiunge Milvo Ferrandi, presidente della Uisp di Bergamo -. La memoria storica è fondamentale per conservare e, in alcuni casi, recuperare storie del passato che possano essere da esempio per il futuro. Questo vale in special modo per gli studenti, che verranno coinvolti attivamente nel progetto. Come Uisp di Bergamo siamo pronti, e faremo la nostra parte”.

La prima tappa de “Il Calciastorie” si terrà martedì 9 dicembre in un istituto di Cesena: verrà proiettato il documentario realizzato da Sky con Federico Buffa, sulla storia di Arpad Weisz, allenatore ungherese di origini ebraiche che guidò il Bologna alla vittoria di due campionati tra il 1935 e il 1937. L’anno successivo, dopo la promulgazione delle leggi razziali, Árpád Weisz fu costretto a fuggire prima a Parigi e poi nei Paesi Bassi. Da lì, dopo l’occupazione nazista, fu deportato ad Auschwitz, dove morì con i familiari nel 1944.

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