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Bergamo

Subacquea UISP, la secca ritrovata sul Lago d’Iseo

Nelle acque prospicienti Monte Isola, sul Lago di Iseo, si è vissuto un evento particolare: un’immersione tecnica nelle fredde e verdi acque con scopi prettamente esplorativi che ha visto protagonista la Subacquea UISP. A organizzare la giornata Marco Pilotti, docente di Idraulica alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia, profondo conoscitore ed appassionato del Sebino, che ha prodotto una mappa batimetria di grandissimo dettaglio del fondo del lago. Da allora, in tutti gli incontri con i subacquei Pilotti non manca di ricordare questa straordinaria particolarità batimetrica del lago, invitandoli ad esplorarla. Per questa ragione, amichevolmente è stata chiamata “Secca di Pilotti” la secca che un gruppo di subacquei ha esplorato nel corso della recente immersione. Pilotti ha realizzato e gestisce una serie di stazioni di monitoraggio attorno al lago. La sua preoccupazione è capire e come sia possibile fermarne il degrado, ma contemporaneamente anche farlo conoscere nelle sue molte ragioni di fascino e di interesse.

I subacquei sono suoi alleati in questa attività e quando è arrivata la notizia che si poteva intervenire direttamente in acqua, conoscendo il punto esatto della secca e poter esplorare quanto ancora ignoto, è scattata la macchina organizzatrice. Fabio Carrara e Marco Rubagotti organizzatori dell’evento, con la Scuola Submania e l’Hundred Trimix Team Explorer, hanno messo a punto tutta la logistica del caso: tutto è funzionato alla perfezione. A loro il compito importante di portare in superficie le immagini del fondo per poter fornire  indicazioni ed informazioni su quanto visto .

L’equipaggiamento sulla comodissima barca da lavoro del diving partita dalla sede di Riva di Solto, prevedeva di tutto e di più per la sicurezza in acqua dei sub, e Dario Niccolai e Omar Consonni sono stati semplicemente perfetti nella gestione delle operazioni. Mentre un secondo motoscafo procedeva nella ricognizione con satellitare ed ecoscandaglio l’arrivo dell’Ing. Pilotti su una terza imbarcazione, completava il quadro logistico in superficie: particolarmente prezioso, durante le varie fasi delle operazioni, il contributo dei due profondisti Carlo Roncoroni e Ivan Rolli.

Da una prima analisi delle immagini estrapolate dalla profondità, l’Ing. Pilotti trae conferma dell’ipotesi che dal fondo si liberino significativi quantitativi di metano, una ipotesi di cui da tempo cercava prove evidenti. Il fondo si presenta come un fondo piano ondulato, caratterizzato da piccoli crateri e da fessure che sono i punti di uscita del gas, originato dalla decomposizione all’interno dei sedimenti della materia organica che si depone nel lago. Le zone di più recente emersione del gas sono poi ricoperte da concrezioni biancastre la cui natura deve ancora essere chiarita. Si tratta di immagini straordinarie ed è affascinante pensare che pochissimi prima di oggi avevano probabilmente mai visto il fondo in questo punto.

 F. Sp.

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