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Davide Ceccaroni alla presidenza della Consulta del ciclismo

Il presidente della Lega ciclismo Uisp è ora a capo delle organizzazioni ciclistiche italiane. Intervista a D. Ceccaroni
Davide Ceccaroni, presidente della Lega ciclismo Uisp, è stato eletto lo scorso 25 novembre, presidente della Consulta nazionale del ciclismo, l’organismo interassociativo che raggruppa le organizzazioni ciclistiche italiane, un movimento che complessivamente muove circa trecentomila tesserati, tra enti di promozione sportiva e Fci.

Un incarico che durerà per i prossimi quattro anni: un riconoscimento alla persona e all’Uisp, gli chiediamo, per fare cosa?
“La consulta è lo strumento che garantisce la reciprocità del tesseramento, vale a dire che tutti i ciclisti, a prescindere dalla tessera che hanno in tasca, possono partecipare a qualunque manifestazione organizzata in Italia. Quindi si tratta di un organismo che contribuisce in maniera determinante a promuovere lo sport delle due ruote tra tutti i praticanti, a tutti i livelli. Inoltre ha risvolti concreti in quanto consente loro di risparmiare tempo e denaro, di presentarsi alle iscrizioni di qualsiasi manifestazione ciclistica e di essere immediatamente riconosciuti”.

Li fa risparmiare e aumenta le occasioni di pratica sportiva nel nostro paese, non è così?
“Certamente sì, anche perché attualmente sono tredici i soggetti che partecipano alla consulta, compresa la Federciclismo. La Consulta, in occasione della mia elezione, si è data un nuovo regolamento molto più vicino alle esigenze del mondo della bicicletta. Queste esigenze sono in continuo mutamento e vanno assecondate. Qindici anni fa, quando nacque la Consulta, erano molto diverse da quelle di oggi. Attualmente ci siamo dati una struttura diversa, perché vogliamo portare all’interno di questo organismo tutte le complesse tematiche che riguardano la bicicletta e condividerle il più possibile”.

Concretamente di che cosa si tratta?
“La più importante è la questione che riguarda la sicurezza. Ogni ente e ogni soggetto che promuove l’attività, fino ad oggi affrontava questa tematica in maniera diversa, cercando soluzioni individuali. Poter contare sulla Consulta come strumento di coordinamento consente di avere più forza a tutto il mondo delle due ruote. Consente, ad esempio, di incontrare il mondo degli organizzatori delle manifestazioni ciclistiche in maniera coordinata. La Consulta, quindi, fa in modo che in ogni regione d’Italia l’attività della bicicletta sia condivisa da tutti i soggetti che la organizzano”.

Qual è la situazione rispetto al contrasto della piaga del doping nel ciclismo?
“Negli ultimi cinque anni, da quando il doping è entrato prepotentemente anche nell’attività amatoriale, ogni Ente si è dato delle proprie regole. Tutti insieme, attraverso la Consulta, abbiamo adottato un Codice etico e chiediamo ai presidenti delle società di collaborare fattivamente e di non far partecipare alle attività agonistiche tutti coloro che abbiano subito squalifiche superiori ai sei mesi. Con un nuovo Regolamento che abbiamo appena approvato all’unanimità in Consulta, sostanzialmente chiediamo un aiuto ai presidenti delle società sportive. I presidenti con questa nuova norma saranno i depositari e i titolari di un’autocertificazione perché più di tutti conoscono i loro atleti. Pensiamo di aver dato un segnale forte e ci auguriamo di riportare in breve tutto il mondo del ciclismo ad un’attività più corretta”.

Quali sono i tuoi obiettivi?
“Sono tanti. Sento l’orgoglio e il peso di questa responsabilità. Per la prima volta c’è un presidente, ovvero un rappresentante, per così dire politico e non solo un coordinatore segretario. Insieme a me sono stati eletti altri prestigiosi dirigenti del ciclismo italiano, che voglio ricordare. Il vicepresidente vicario è Paolo Pavoni della Federciclismo, l’altro vicepresidente è Biagio Saccoccio, Csain. L’Ufficio presidenza sarà composto da Enzo Martino e Pierangelo Vignati. Mi auguro di riportare il ciclismo amatoriale negli ambiti dell’amatorialità, del piacere di andare su due ruote per stare bene con se stessi e con gli altri. Il ciclismo rilancia valori quali l’amicizia e la bellezza del paesaggio e del territorio. Vorrei che l’opinione pubblica tornasse a gurdare al nostro mondo con la geninità e la spontaneità che ne hanno fatto un pezzo della storia sociale del nostro Paese”. (I.M.)

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