Nazionale

L'Uisp su Radio articolo 1, per parlare di sport e diritti

La presidente del consiglio nazionale Uisp è intervenuta sui temi dei Giochi invernali di Sochi e dei Mondiali di calcio in Brasile

Mercoledì 8 gennaio Radio Articolo1 nella la puntata di Ellemondo, condotta da Martina Toti, ha ospitato Manuela Claysset, presidente del consiglio nazionale Uisp. La trasmissione, dal titolo Campioni di diritti, ha affrontato le questioni sociali legate ai grandi eventi sportivi in programma nei prossimi mesi, dalle olimpiadi invernali di Sochi ai mondiali di calcio in Brasile. (ASCOLTA L'AUDIO) Infatti, tra un mese a Sochi inizieranno i giochi olimpici invernali, cui prenderanno parte circa 2500 atleti, ma che è anche più di un semplice appuntamento sportivo. Sarà l’olimpiade dei diritti?

Risponde Manuela Claysset: “Direi proprio di sì, anche come associazione stiamo organizzando una nostra campagna perchè lo diventi. Lo fanno pensare le scelte fatte da alcuni paesi, in particolare quella del presidente americano Barack Obama, che non sarà presente alla cerimonia di apertura dei Giochi ma manderà in sua rappresentanza una grande tennista emblema dei diritti omosessuali. Credo che sia un messaggio molto importante, dal momento che la Russia di Putin ha varato leggi antigay che hanno destato preoccupazioni a livello internazionale”.

Non è la prima volta che le olimpiadi sono occasioni di riflessione su diritti civili. Questa potrebbe essere l’occasione per far cambiare qualcosa in Russia? “Credo di sì - ha continuato Claysset - perchè alcune scelte di questo grande evento russo, il primo dopo la fine dell’Unione sovietica, stanno costringendo Putin a rivedere alcune cose. Le grandi manifestazioni sportive possono e devono essere un momento per parlare in maniera ampia di diritti e scelte sui temi sociali dei diversi paesi. Per la nostra associazione lo sport è un diritto, ci siamo sempre distinti su queste tematiche, su cui c’è molto da fare anche nel nostro paese. Lo sport è un linguaggio trasversale e unico, che può aiutare a parlare di quello che le persone vivono nei loro paesi, portando messaggi di pace e di dialogo”.

Diversi sono gli esempi di eventi sportivi internazionali che sono rimasti nella storia, il 1971 con le partite di ping pong tra Usa e Cina, “la diplomazia del ping pong”, i mondiali di rugby in Sudafrica nel 1995 con Mandela in prima linea. Oltre Sochi ci troviamo alle porte dei mondiali di calcio in Brasile, che nascondono grandi rischi, per i diritti dei lavoratori ma non solo.

“I grandi eventi nascondo spesso varie problematiche, nascono una serie di attività non lecite, che ledono i diritti delle persone e presentano aspetti inquietanti - risponde Manuela Claysset - È successo anche in altri contesti. Un lavoro da fare è portare alla luce questi temi, come quelli del lavoro e dei diritti delle persone, affinchè non diventino eventi in cui la libertà degli individui venga calpestata. Il tema delle spese per gli investimenti è molto sentito nello sport. Si tratta di capire che tipo di lavori vengono fatti, cosa resta degli interventi effettuati. A volte nel mondo sportivo sono state costruite cattedrali nel deserto. Penso che il nostro settore, inteso anche a livello associativo non solo istituzionale, debba presidiare questi luoghi per capire cosa si sta facendo e come si sta investendo, è un tema che riguarda le risorse, le persone e lo spreco che può esserci dietro questi eventi”.

Abbiamo visto diverse reazioni da parte di paesi diversi, i presidenti tedesco e francese hanno deciso di boicottare l’appuntamento. “Io credo che alcuni segnali, come quello di Obama, siano molto interessanti e valgano più di molte parole. Ci possono essere segnali che il mondo sportivo può lanciare in paesi diversi, facendosi carico di portare questo messaggio. Le scelte istituzionali sono importanti e delicate, non credo nel boicottaggio tout court. Il nostro deve essere un messaggio di dialogo e collaborazione”.

Una cattedrale nel deserto è di fatto lo stadio costruito in Qatar in vista dei mondiali di calcio del 2022, a prezzo della morte di tanti lavoratori; qual è la richiesta dell’Uisp in vista di quell’appuntamento? “Lo sport deve fare la sua parte e chiamare in causa chi ha determinati ruoli, le varie sedi in cui vengono prese le decisioni - conclude Claysset - È necessario un lavoro di presidio e attenzione molto forte, sull’utilizzo reale delle varie strutture e le procedure di costruzione. Noi ci occupiamo di sport di base, vogliamo allargare la partecipazione allo sport. E possiamo chiamare altri a fare la propria parte, è un lavoro lungo in cui non si può mai abbassare la guardia. Queste grandi manifestazioni possono diventare momenti di coesione e lavoro comune, in cui ognuno guarda alle proprie responsabilità e ne risponde. La nostra campagna relativa alle olimpiadi invernali russe vuole coinvolgere il mondo sportivo e dell’associazionismo, chiamando anche le istituzioni d intervenire”.

 

La trasmissione si è conclusa con un’intervista realizzata da Emiliano Sbaraglia a Gianni Minà, direttore ed editore di Latinoamerica e tutti i sud del mondo, relativa ai mondiali di calcio in Brasile. “Il mondiale porta sempre qualche problema ma serve ai grandi commerci - afferma Minà - Il Brasile ha tutte le carte in regola per aver concorso all’assegnazione e fare questo mondiale, però so anche che ci sono molte cose etero dirette da chi vuole che il Brasile non risulti vincente dal punto di vista politico e sociale. Bisogna avere onestà intellettuale. Il mondiale e le olimpiadi “monstre” non le ha inventate il Brasile, il grande affare dello spettacolo sportivo questa volta tocca a un paese del Sudamerica. Tutto quello che si può ottenere si può avere senza situazioni deteriorate, diffido da chi vuole mettere in crisi il Brasile”. “Il pericolo violenza non è più presente che nei mondiali svolti in altre parti del mondo. Lo sport stesso, che dovrebbe portare pace, porta esagerazioni economiche: perchè il Brasile non dovrebbe essere capace di gestire questa realtà? Non è una parvenue nel salotto delle nazioni che contano, si è già conquistato un posto nell’economia con il riscatto iniziato con il governo Lula. Ricordiamoci che si tratta di un paese che fino a 20 anni fa era sotto dittatura”.

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