Nazionale

Riforma della cooperazione allo sviluppo: commento Uisp

Il disegno di riforma approvato e modificato alla Camera torna ora al Senato. Il commento di C.Balestri e un articolo di R.Chiodo

Con 251 favorevoli, due contrari e 72 astenuti, l’assemblea della Camera dei deputati ha approvato mercoledi 23 luglio il disegno di legge (Ddl) di riforma della Cooperazione italiana allo sviluppo, già approvato dal Senato il 25 giugno scorso. Il testo, che ha subito delle modifiche, torna ora al Senato per l’approvazione definitiva. Il provvedimento, licenziato da Consiglio dei ministri il 24 gennaio 2014, riforma integralmente il precedente assetto istituzionale della cooperazione allo sviluppo ed adegua la normativa italiana ai nuovi principi ed orientamenti emersi nella Comunità internazionale sulle grandi problematiche dell’aiuto allo sviluppo negli ultimi venti anni.

La prossima tappa sarà l'approvazione del regolamento attuativo. Importante quanto la legge. Le Ong, con gli altri soggetti interessati, seguiranno la sua definizione nei sei mesi successivi all’entrata in vigore della legge.


Qual è il commento dell’Uisp? "Dopo anni di tentativi più o meno lungimiranti e qualificanti, la proposta di riforma della legge sulla cooperazione sembra davvero in dirittura d’arrivo – dice Carlo Balestri, responsabile politiche internazionali Uisp - Il testo approvato prima dal Senato il 25 giugno scorso ha recepito alcune delle richieste presentate dalle reti delle ONG e dal Forum del Terzo Settore. Quello approvato la settimana scorsa dalla Camera ne ha accolte di nuove. Ma non tutte. E’ positivo che si giunga finalmente a una riforma, non tutte le riforme sono buone solo perché tali."

“Per esprimersi sulla processo di riforma della legge 49 che regolerà la Cooperazione italiana del futuro, è bene provare a tenere i piedi per terra e ed esaminare onestamente gli esiti fin qui conseguiti – scrive Raffaella Chiodo Karpinsky, del settore internazionale Uisp ed esperta di cooperazione - Per farlo mi pare inevitabile ricordare quanti tentativi e quante aspettative si siano registrate in questi lunghi anni di sollecitazione alla riforma. Diverse le occasioni di confronto, i negoziati, le concertazioni che abbiamo alle spalle come ong e organismi di varia natura che compongo il mondo non governativo della cooperazione italiana. Non sempre con lo stesso grado di sensibilità o con lo stessa reale e condivisa volontà da parte del legislatore di accogliere le questioni poste dalle ong e giungere a compimento di questa benedetta riforma.  Il discrimine è stato rappresentato dal mutuare periodico degli equilibri, dai contenuti  e approcci naturalmente diversi fra i soggetti del mondo non governativo - diviso per altro anche al suo interno da – mondo politico – anche questo diviso al suo interno, strutture istituzionali preposte e infine corpo diplomatico.
C’è ancora molto da fare. In particolare  se pensiamo alla questione del fondo unico, all'insufficiente riconoscimento del ruolo e della centralità del volontariato e infine al mancato vincolo di condizioni per una coerenza tra le politiche adottate dal paese per favorire un impatto più significativo ed efficace alla cooperazione.  Altro punto sul quale non può che restare sospeso il giudizio è quello che nella riforma richiama all’esclusività del rapporto con la Cassa depositi e prestiti che alla Camera e all’ultimo minuto è stata inserita con un emendamento. Sicuramente è un tema che richiederebbe un approfondimento serio. Così come va tenuto sotto controllo severissimo l'idoneità riconosciuta anche al settore profit di svolgere funzioni di cooperazione internazionale allo sviluppo. Tutti punti cari a chi si è sempre speso non tanto per maggiori risorse alla cooperazione ma alla definizione di misure e strumenti per una maggiore efficacia e qualità degli interventi.
Nessuno sottovaluta il fatto che si tratti di un testo frutto della mediazione tra posizioni politiche molto diverse fra loro il giudizio sulla nuova legge ne deve ovviamente tenere conto e misurare il valore dei i pro e il peso i contro.
Misureremo nella pratica il risultato di questo compromesso. Una valutazione e un giudizio sospesi perché pur di fronte ad aspetti positivi – il valore del fatto stesso che la riforma si porti finalmente a compimento – si sia mancata un’occasione per un’azione più coraggiosa, moderna e al passo con i tempi  e in sintonia con il livello del dibattito nazionale e internazionale sul tema della Cooperazione internazionale.
Ora l’ultima chance con il passaggio in Senato e poi il percorso dell’elaborazione del regolamento attuativo della legge. Anche qui, sarà importante che la società civile –tutta- impegnata nella cooperazione e solidarietà internazionale faccia sentire la sua voce svolgendo appieno un’azione di monitoraggio e seguendo in modo propositivo tale processo.
Ci auguriamo che anch’esso sia rapido ma facendo attenzione a che la velocità non si verifichi a discapito della salvaguardia della qualità di misure e contenuti che guideranno nei prossimi anni la cooperazione italiana”.

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