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Ninja Warrior in tv: fa arrabbiare le donne e gli sportivi

La trasmissione, adattamento di un talent show giapponese, è un prodotto diseducativo. Parlano M. Claysset e F. Biavati
Ninja Warrior Italia è un programma televisivo italiano in onda dal 16 ottobre 2016 su NOVE, adattamento del talent show d'origine giapponese Ninja Warrior. Il programma è una gara tra persone comuni che devono affrontare un duro percorso a ostacoli che si svolge all'Ippodromo di San Siro a Milano. Ci si potrebbe chiedere: e allora? Due aspetti ne fanno un prodotto trash di cui non sentivamo affatto la mancanza.

Il primo è la scelta di alcune immagini da diffondere sui social per promuoverlo, che utilizzano come spesso accade l'esposizione del corpo femminile per attrarre visitatori: sarà un caso, ma non sembra proprio felice la scelta di postarla proprio in concomitanza con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. O no? Possibile che certe logiche di marketing – sbagliate sempre – non tengano conto del contesto?

“La cosa si commenta da sola – dicono Franco Biavati, responsabile Discipline orientali Uisp e Manuela Claysset, responsabile Politiche di genere Uisp - Una modalità nuova di comunicazione, i social, una trasmissione nuova, una disciplina di ultima generazione, ma il vecchio codice sessista non muore. Una sottocultura che, tra chi la condivide e chi la sottovaluta, è complice di quell’humus dove cresce e prospera il sessismo, la prevaricazione, la discriminazione, la violenza. A ben guardare anche quando si pensa che tanta cultura discriminante sia superata ci si accorge che così non è. Il linguaggio è un termometro formidabile". Sempre in una di quelle trasmissione una ragazza dice ad un'altra dopo la sua prestazione: “Hai fatto un salto da maschio”.

“Ancora una volta il corpo delle donne viene “usato” per trasmettere una idea culturale maschilista, che le vuole come oggetto. Sono tante le forme di violenza che vogliamo ricordare in queste giornate del 25 novembre. Ma occorre andare oltre la celebrazione di un giorno. Il nostro impegno, l’impegno di una associazione come la Uisp deve essere continuo, con i nostri educatori, i nostri dirigenti, per educare e formare cittadini e cittadine ad una diversa cultura, ad un diverso linguaggio. Questo deve essere l’impegno di ognuno di noi, uomini e donne, ogni giorno".

C'è un secondo aspetto che lascia perplessi: “Il circo dello spettacolo si appropria di tutto e per fare audience non va per il sottile – dice Franco Biavati - Ninja Warrior e Monument Crew, scimmiottano il parkour. Scimmiottano perché questa attività è ben altra cosa da come viene rappresentato in quelle trasmissioni. Quando cambi il contesto, cambi il fine, togli l’intero significato. Questo è il caso del parkour prostituito all’intrattenimento “ignorante”. Ecco come la spettacolarizzazione, in funzione del profitto, manipola movimenti, discipline e culture per i suoi propri fini". 

"Cosa ci rimane? Ci rimane il diritto al dissenso, e la presa di coscienza che per fare da contrappeso a una diffusione massificata e superficiale serve un esercito di praticanti, educatori, insegnanti, cittadini critici e liberi pensatori che lavorino sulla qualità e per approfondire. Ognuno attraverso la propria disciplina e specializzazione sarà chiamato a contrastare la passività, la superficialità e la paura di non diventare mai dei campioni, di parkour come di qualsiasi altra cosa. Sarŕ dura ma dovremo far capire a tutti che, alla fine, non è quello che importa". Per leggere l'approfondimento di Biavati e Mazzoleni, di ParkourWave, clicca qui

 

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