Nazionale

Dentro il carcere di Nisida con gli operatori Uisp Campania

Il Tg1 ha realizzato uno speciale sulla vita all’interno del minorile napoletano, raccontando anche le attività proposte dal Comitato Uisp. Interviene A. Marciano

 

Il carcere dovrebbe essere uno spazio e un’occasione di rieducazione per le persone che lo vivono, in particolare per i minori, che hanno davanti una vita da impostare su basi nuove una volta usciti. L’Uisp si inserisce in questi percorsi di recupero attraverso il suo linguaggio, che è quello corporeo e dello sport. Da molti anni le esperienze sul territorio si sviluppano e diversificano in base alle esigenze e ai contesti: la proposta Uisp Campania rivolta ai ragazzi dell'istituto minorile di Nisida si è strutturata già da quattro anni. Un’esperienza che ha già messo radici, costruendo rapporti di fiducia tra detenuti e operatori, per un'attività motoria che non è solo movimento fine a sè stesso, ma anche relazione, confronto e crescita reciproca. E’ stato proprio questo approccio ad essere raccontato dal servizio di RaiUno andato in onda domenica 10 ottobre all'interno dello Speciale Tg1, realizzato da Vincenzo Guerrizio in presa diretta all'interno del carcere minorile di Nisida. Telecamere e microfoni per due giorni hanno seguito ragazze e ragazzi detenuti, operatori, educatori, agenti. Come scorre il tempo "dentro"? Il reportage mostra regole, attività e interazioni all'interno di una comunità che per definizione non può mostrarsi. "Offriamo ai ragazzi quello che avrebbero già dovuto ricevere fuori", spiega Gianluca Guida, da venticinque anni direttore dell'istituto napoletano. Corsi, scuola, sport, incontri, lavoro: la vita in un carcere minorile è in realtà, anche sorprendentemente, una relazione continua. Un mondo complesso che mette alla prova continuamente adulti e ragazzi. Una partita di pallone, il video colloquio coi familiari, il permesso premio, la cura delle cose comuni, la formazione professionale: la routine detentiva è sempre un percorso difficile da seguire. "Ho fatto un patto e sto cercando di rispettarlo" dice uno dei ragazzi in regime di semilibertà. “Il carcere è un microcosmo definito da un muro, rappresenta uno spazio fisico ma anche uno spazio ideale: sono tutte le aspettative, e alle volte anche i condizionamenti e i preconcetti, che arrivano dalla collettività esterna”, sono le parole del direttore che aprono l’approfondimento.

GUARDA IL SERVIZIO DEL TG1 

“Il percorso nato con il carcere di Nisida è nato 4 anni fa - racconta Antonio Marciano, presidente Uisp Campania - grazie alla collaborazione con il direttore, Gianluca Guida, che ritiene importante la nostra attività perchè vuole che i ragazzi facciano una vita più normale possibile, sempre all'interno di un sistema di regole. Con questa direzione abbiamo avviato una buona interlocuzione che ci ha permesso di far partire e poi confermare diversi progetti. Al momento i ragazzi fanno attività tre volte a settimana per un’ora e mezzo: praticano calcio, pallavolo e pallacanestro, mentre alle ragazze è stata proposta anche la danza”. 

Vincenzo Romano e Alessandro Perfetto sono due degli istruttori Uisp che tre volte a settimana entrano nell’istituto e organizzano le attività per i detenuti: “Qui dentro è un mondo a parte - dicono - noi cerchiamo di fare squadra e costruire un gruppo, lavorando anche sul rispetto delle regole. Lo sport diventa un mezzo di comunicazione e di partecipazione, che serve a farli sentire meglio ma anche a far capire che esiste una realtà diversa da quella che hanno vissuto. Nella vita si fanno degli errori e loro li stanno pagando, con il loro tempo e con le restrizioni, magari però un giorno uno di questi ragazzi potrebbe diventare allenatore di una scuola calcio”.

Il progetto è co-finanziato dal carcere e dall’Uisp Campania, oltre alle attività sportive è nata una collaborazione per cui all’associazione viene affidata anche la gestione e la consulenza tecnica per l’allestimento degli spazi. Le attività si svolgono tutte all’aperto, dove sono stati allestiti un campo di calcio e cesti per la pallacanestro; i detenuti sono 60, tra cui 10 ragazze che praticano tutte attività con l'Uisp, mentre tra i maschi sono 30 a seguire gli allenamenti. “In questo anno terribile l’unico posto in cui il Covid non ci ha fermato è proprio Nisida - prosegue Marciano - si tratta di un ambiente chiuso, protetto, quindi con le dovute precauzioni abbiamo potuto proseguire l’attività, grazie alla lungimiranza del direttore. L’augurio, infatti, è che lo sport possa diventare parte della loro vita nel futuro, una volta acquisiti valori e principi che li possano accompagnare nella vita fuori”. 

Per il futuro sono in cantiere delle novità, si sta già lavorando ad un corso per allenatori, ma è importante impostare un percorso formativo fruibile e sostenibile: “L’obiettivo è avviare percorsi formativi da cui possano uscire con l’attestazione Uisp di istruttore, ci stiamo lavorando perchè è necessario trovare il linguaggio giusto per coinvolgerli, non è facile mantenere alta l’attenzione di questi ragazzi. Con gli operatori che entrano nell’istituto si crea un rapporto di fiducia, che permette di parlare, confrontarsi anche su temi diversi, conquistando di volta in volta un nuovo partecipante e una nuova possibilità di riscatto”. (E.F.)

 NOTIZIE DA UISP NAZIONALE
UISPRESS

PAGINE UISP

AVVISO CONTRIBUTI ASD/SSD

BILANCIO SOCIALE UISP

FOTO

bozza_foto

VIDEO

bozza_ video

Podcast

SELEZIONE STAMPA

BIBLIOTECA UISP