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Emergenza Coronavirus in Europa: la situazione in Francia

Proseguono gli approfondimenti sulle condizioni di vita in alcuni paesi europei in cui hanno sede associazioni di sportpertutti partner dell'Uisp 

 

Come stanno vivendo l'emergenza Coronavirus le associazioni partner dell'Uisp nei progetti europei? Che cosa sta succedendo nei loro contesti sociali e come l'associazionismo sportivo di base riesce a rendersi utile? Oggi andiamo in Spagna, uno dei paesi europei insieme all’Italia maggiormente colpiti, e cerchiamo di scoprire il ruolo delle associazioni che sono partner dell'Uisp in alcuni progetti europei e nelle relazioni internazionali.

Il viaggio attraverso l’Europa oggi si ferma in Francia: abbiamo intervistato Emmanuelle Bonnet Oulaldj, co-presidente della FSGT-Féderétion Sportive Gymnique du Travail, uno dei partner storici della Uisp. Le due organizzazioni, infatti, si sono incontrate su campi da gioco internazionali e su tutti i terreni che hanno riguardato la lotta per i diritti per tutti. Da sempre la Fsgt organizza Vivicittà in alcune città francesi e quest’anno ad aprile ci saremmo dovuti incontrare a Marsiglia per la prima edizione dell’Incontro Multisport del Mediterraneo, dove alcune squadre di pallavolo Uisp avrebbero giocato con atleti francesi, catalani, tunisini e algerini. Un appuntamento che speriamo sia solo rimandato.

Tra i vari interventi messi in campo dalla Fsgt, segnaliamo diverse proposte di giochi ed attività per tutti, condivisi attraverso i social: il più recente è "il gioco dell'oca dell'Olimpiade". Si tratta di un tabellone di gioco, come quello che tutti conosciamo del gioco dell'oca, in cui le varie postazioni sono occupate da esercizi fisici adatti a tutti. 

Cosa sta facendo la FSGT in questo periodo per rimanere vicino ai propri soci?
"Molti dei nostri club e comitati dipartimentali hanno mantenuto i contatti con i propri soci, usando le newsletter per dare notizie, consigli per fare sport a casa, raccontare la storia delle nostre società sportive o organizzando videoconferenze. La nostra rivista pubblicherà presto un rapporto su questo argomento. Abbiamo, inoltre, stabilito contatti permanenti con le nostre commissioni di attività e i nostri comitati dipartimentali e regionali per valutare le conseguenze della crisi e prepararci al meglio per il prossimo anno. Stiamo collaborando con il Comitato olimpico e sportivo nazionale francese per valutare l'impatto economico e contribuire alle richieste di finanziamento del ministero dello Sport. Il 20 aprile abbiamo lanciato una campagna di comunicazione in solidarietà con i servizi pubblici, che è stata comunicata a tutti i nostri club".

Quale ruolo potrà giocare la FSGT all’interno dello sport popolare alla fine dell’emergenza?
"Possiamo sperare che la popolazione avrà bisogno, da un lato, di praticare attività fisiche e sportive e, dall'altro, di creare legami sociali. Un maggiore coinvolgimento nell'associazione e nella vita sportiva può essere una possibile prospettiva. Allo stesso tempo, oggi è difficile valutare le conseguenze della crisi. Non sappiamo nemmeno se le nostre società sportive saranno in grado, a settembre, di riaprire a tutti i propri soci. Molte persone, già precarie, perderanno i mezzi finanziari per vivere. Lo sport non sarà una priorità. Quando ci sono crisi, le federazioni come la nostra sono più adatte delle federazioni olimpiche, perché sono più economiche e meno restrittive dal punto di vista organizzativo. Dobbiamo anche continuare la lotta per un forte servizio pubblico per lo sport e per il vero riconoscimento dello sport associativo federativo".

Cosa pensi che il mondo dello sport avrà appreso alla fine di questa esperienza? Dovremo cambiare il nostro modo di lavorare?
"Vedo tre possibilità: la prima è che non cambi nulla, del tutto possibile. La seconda è che la popolazione cambi il proprio comportamento individuale. In questo senso, c'è stata una discussione sui media in cui diversi sportivi hanno sottolineato che domani tutto sarà diverso, che la crisi li incoraggerà a consumare meno e a essere più responsabili. La terza opzione è un cambiamento politico più profondo. Le semplici responsabilità individuali non sono sufficienti. Abbiamo bisogno di scelte politiche che rompano con il neoliberismo, che aggrava solo le disuguaglianze. Dobbiamo assolutamente pensare a una diversa distribuzione della ricchezza. Lo sport non vive al di fuori di tutto ciò e ne è completamente conscio. Lo stesso vale per il lavoro. In Francia, i sindacati chiedono già più lavoro, anche se la crisi ci sta insegnando che possiamo lavorare di meno e che il tempo può essere impiegato meglio. La precarietà del lavoro e le politiche di austerità salariale probabilmente peggioreranno".

In che misura questa esperienza influirà sulla coscienza delle persone rispetto ai valori di solidarietà, mutuo aiuto e rispetto dell’altro?
"Innegabilmente, la crisi ha permesso di focalizzare l'attenzione sui servizi pubblici, sulla sanità, ma anche sulla scuola. Il problema è che la popolazione non fa sempre il collegamento tra questi servizi pubblici e la questione democratica. La solidarietà non dovrebbe tradursi in beneficenza o semplice filantropia, ma in un concetto di società in cui la distribuzione della ricchezza soddisfa i suoi bisogni di solidarietà. Le associazioni sportive in particolare non dovrebbero essere considerate solo come fornitori di servizi o uno spazio per i volontari ridotti in schiavitù, ma come attori a pieno titolo nella cittadinanza e nella definizione delle politiche pubbliche. Si spera che la crisi porti più solidarietà che individualismo. Ma dobbiamo lavorare per realizzarlo!". (Daniela Conti)

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