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Politiche Uisp per i beni comuni e le periferie: dal progetto europeo Urban Life un Manifesto per l'accesso libero agli sport. Parla M.Di Gioia

 

Negli ultimi anni, i beni comuni sono entrati a pieno diritto non solo nel lessico, ma nelle pratiche di una straordinaria molteplicità di soggetti: dalla pubblica amministrazione al terzo settore, dall’associazionismo spontaneo al singolo cittadino. Questo nuovo, e allo stesso tempo antichissimo, concetto di gestione collettiva sta diventando il cuore di un processo di innovazione sociale e istituzionale che, oltre a rivoluzionare il rapporto tra l’ente pubblico e i cittadini, sta smuovendo nel profondo le stesse modalità di relazione comunitaria.

Nell’ampio spettro dei beni comuni, materiali e immateriali, trovano posto quelli urbani. È facile pensare alle piazze, ai parchi e ai giardini, alle infrastrutture e agli edifici come una sorta di tessuto connettivo delle città, la cui qualità e libera fruibilità incide fortemente sul benessere e sulla libertà di tutti i cittadini.

L’Uisp con una visione anticipatoria rispetto al resto del mondo sportivo italiano, ha provato a riflettere sulla relazione esistente tra sport e beni comuni. Attraverso l’intuizione del progetto nazionale Open Space, realizzato dall'Uisp in collaborazione con Labsus-Laboratorio per la sussidiarietà, sono state condotte esperienze di coinvolgimento di associazioni sportive dilettantistiche nella cura, utilizzo e gestione condivisa degli spazi pubblici all’aperto, in 11 Comitati Territoriali Uisp. 

La crisi pandemica che stiamo ancora vivendo, sta accelerando oltremodo i processi di risocializzazione degli spazi pubblici all’aperto, sempre più diffusi nelle città italiane, (per quanto ancora insufficienti, soprattutto nei centri urbani del Sud Italia) ; quei luoghi che inevitabilmente le cittadine e i cittadini di ogni età, anche alla luce dei protocolli di sicurezza, che limiteranno l’utilizzo di impianti sportivi, circoli e palestre al coperto, cercheranno e rivendicheranno per praticare lo Sport quale attività sociale, in forma libera.

Questa politica dunque, che associa i beni comuni alle periferie, può essere ribattezzata “i luoghi dello sport per tutti”, spazi della città dove si pratica lo sport “a misura di ciascuno”, dove si gioca liberamente, dove si guadagna salute attraverso il movimento, dove si costruiscono comunità e si allenano cittadini, prima ancora che campioni, offrendo opportunità soprattutto in quei contesti in cui degrado sociale, povertà, diseguaglianze, emarginazione e discriminazione, determinano condizioni di vita ai margini della società.

In coerenza con l’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile, per rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, flessibili e sostenibili. Inoltre, esso mira a garantire l'accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri e inclusivi, soprattutto per le donne ei bambini, gli anziani e le persone con disabilità.

In questo quadro di riferimento si inserisce l’esperienza molto interessante del progetto europeo URBAN LIFE iniziato nel 2019 di cui potete trovare QUI tutti i dettagli e che ha coinvolto diversi partecipanti e partner provenienti da Italia, Romania, Spagna, Croazia e Macedonia del Nord, per discutere della pratica dello sport negli spazi urbani. 

Sono stati tenuti 4 incontri in diversi paesi, e le attività organizzate hanno coinvolto oltre ai partecipanti, alteti, membri delle istutizioni e cittadini, l’incontro più importante è stato la conferenza “Sport e Spazi Urbani” tenutasi a Febbraio in Italia. (articolo a cura di Michele Di Gioia, responsabile Politiche nazionali Uisp per i Beni comuni e le periferie)

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