Nazionale

Lo sport sociale a fianco del Forum terzo settore per la ripartenza

L'intervento di Vincenzo Manco, responsabile Consulta sport e benessere del Forum terzo settore, ha tracciato il quadro delle sfide future per lo sport di base

 

In occasione dell’assemblea nazionale del Forum terzo settore, svolta a Roma mercoledì 20 ottobre, Vincenzo Manco, coordinatore consulta Cultura, turismo, sport e benessere del Forum e ex presidente Uisp, ha ricostruito la difficile situazione che vive lo sport di promozione sociale in questa fase: dopo quasi due anni di pandemia, con le restrizioni e i protocolli stringenti che ne hanno fiaccato l'intera filiera, e nel mezzo di due riforme, quella del sistema sportivo e quella del terzo settore, che lo mettono al centro di grandi cambiamenti. 

“Lo capiremo nei prossimi mesi quale sarà stata la reale ricaduta sociale sulle organizzazioni e sulle associazioni e società sportive di base - ha detto Manco ricordando i lunghi mesi di chiusure - nonostante i sostegni che pure ci sono stati, per quanto ancora insufficienti. Parliamo di una realtà sociale che in tutto il periodo della pandemia, soprattutto nella primavera del 2020, ha saputo far emergere la propria responsabilità e resilienza mettendosi a disposizione delle istituzioni ai vari livelli, per dare risposte alla grave crisi sanitaria e sociale che abbiamo vissuto e che ancora avvertiamo. L’associazionismo di promozione sociale dello sport ha preso parte alla catena di distribuzione di pasti alle persone e alle famiglie con fragilità sociale in tantissimi comuni della penisola; ha prodotto webinar e tutorial con figure professionali per garantire sostegno psicologico alle persone, fornendo non solo occasioni di sport e di attività fisica ma soprattutto opportunità di socializzazione, di evasione e di svago, necessarie alla costruzione di buone relazioni sociali”.

Le recenti rilevazioni Istat sulle istituzioni non profit attive in Italia, con riferimento all'anno 2019, evidenziano che su più di 362.000 istituzioni di terzo settore il 33,1% è rappresentato da soggetti la cui ragione sociale riguarda l'attività sportiva, la cultura motoria e il benessere, ovvero più di 120.000 organizzazioni nonostante un calo del 1,7% rispetto al 2018. Un dato significativo che non tiene ancora conto dello scenario che il nostro tessuto sociale economico produttivo culturale ha attraversato durante la pandemia.

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Due anni di restrizioni e chiusure che hanno messo in grave sofferenza tutto il comparto, offrendo però anche sorprendentemente, una prospettiva costruttiva. Una forma di paradossale opportunità, la definisce Manco: “Aver fatto emergere dalla invisibilità sociale e politica il grande tema che riguarda la precarietà dei collaboratori sportivi, sotto l'aspetto giuslavoristico e delle tutele. Il riconoscimento delle indennità anche a favore delle categorie di lavoratori sportivi, infatti, ha permesso la predisposizione di una piattaforma attraverso la quale consentire, a chi opera a vario titolo nello sport dilettantistico, di essere destinatari dei provvedimenti di sostegno”. 

Per il futuro il responsabile della consulta sport e benessere focalizza la necessità di affrontare le nuove sfide come reti nazionali in rappresentanza della promozione sociale dello sport, una infrastrutturazione sociale che nonostante le difficoltà sta dando segnali di ripresa, da mettere a frutto uscendo da una logica di autoreferenzialità dovuta spesso al doppio riconoscimento di cui sono destinatari gli enti di promozione sportiva, da un lato quello del Coni e dall’altro quello del terzo settore, attraverso il decreto legislativo 117/ 17. “Questo doppio binario ha fatto sì che, nel complicato e complesso percorso di riforma del terzo settore, non tutte le organizzazioni dello sport sociale si siano convinte ad abbracciare questo nuovo orizzonte che il Codice terzo settore ci offre, ovvero il riconoscimento dell'organizzazione e gestione delle attività sportive dilettantistiche come attività di interesse generale per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Di fronte alle nuove norme una parte degli Enti di promozione sportiva era più convinta di un’altra, ma attraverso il lavoro fatto nel coordinamento e nell'esecutivo del Forum terzo settore, e grazie all'impegno della portavoce Claudia Fiaschi e del direttore Maurizio Mumolo, siamo riusciti ad annullare le distanze e ad accettare la sfida che la riforma ci pone davanti. E’ maturata l'idea che il nostro ruolo nel Forum non sia solo quello della legittima rappresentanza di interesse, ma anche una grande opportunità di crescita e di formazione nell'ambito del civismo attivo e della partecipazione democratica. Questa maturità ha preso forma proprio nella risposta agli effetti della pandemia, con cui la promozione sportiva ha fatto emergere il ruolo che lo sport e l'attività fisica possono svolgere nella costruzione di una società resiliente e sostenibile”.

In questa ottica lo sport sociale e per tutti non può più essere considerato come attività dopolavoristica ma deve assumere la funzione sociale stringente di un progetto di vita per ogni persona che misura la qualità del vivere attraverso la sostenibilità del proprio corpo e delle relazioni sociali che attraverso esso produce. A questo si aggiungono l'impatto in termini di prevenzione e promozione della salute, sull’attrattività delle città, sul rilancio delle aree interne, attraverso processi di inclusione sociale che hanno la capacità di riunire attività culturalmente diverse in un’infrastrutturazione che serve a saldare forme di coesione e di convivenza pacifica, offrendo soprattutto ai giovani opportunità di formazione e di istruzione non formale.

“Il Forum terzo settore diventa pertanto un luogo dove le organizzazioni dello sport di promozione sociale vivono un vero e proprio processo di emancipazione - ha concluso Manco - che trova fondamento nell’aver abbracciato e adottato, adattandolo poi nelle singole realtà associative nazionali, il Codice di qualità e autocontrollo, consapevoli che la vera sfida per essere riconosciuti a pieno titolo quali soggetti credibili nella programmazione e coprogettazione delle politiche pubbliche a tutti i livelli, sta nell'affermare con grande chiarezza la forza dell'etica e della trasparenza”.

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