Nazionale

L’Uisp del futuro “Tra riforme e rete associativa”

Al Congresso nazionale Uisp gli interventi di Luca Gori, costituzionalista della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, e Mogens Kirkeby, Isca

 

Nel pomeriggio di sabato 13 marzo il XIX Congresso nazionale Uisp ha ospitato la tavola rotonda “Tra riforme e rete associativa”, cui sono intervenuti Luca Gori, costituzionalista della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, e Mogens Kirkeby, presidente Isca-International Sport and culture association.

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Secondo Luca Gori i temi della Rete associativa e della riforma si sposano perfettamente tra loro e aprono un circuito permanente, in cui si alimentano a vicenda. Gori ha accompagnato la Uisp nel suo percorso per diventare rete associativa di terzo settore, e ha affermato che all’inizio di questo cammino non c’erano dati scontati o scelte che si imponevano sulle altre. Questo lungo percorso è culminato, con la circolare del ministero di qualche giorno fa, nel primo atto importante che ha precisato i contenuti, la struttura e il funzionamento delle Reti associative.

“La riforma del terzo settore è stata un’operazione ambiziosa - ha detto Gori - ha introdotto nell’ordinamento il concetto di Rete associativa, dando una forma giuridica e quindi una veste più convincente ed efficace, a qualcosa che in realtà già esisteva. Rete e missione sono le due parole chiave della disciplina che sollecitano il mondo dell’associazionismo sportivo: la rete deve essere interpretata come uno strumento per realizzare e perseguire un fine. Quando la legge chiede di organizzarsi come rete, chiede di affinare e mettere a fuoco la missione. Nel caso della rete Uisp possiamo individuare, anche attraverso le categorie della legge, una particolare missione che è possibile sintetizzare così: un’attività sportiva che ha finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, un’attività di interesse generale che coinvolge vari territori, come fattore di coesione sociale e territoriale. Quindi la rete lega tutti i territori, ma dietro questi numeri c’è un’idea di soggetto che riesce a tenere insieme le diverse aree del paese e, in una fase come quella che viviamo, il valore della rete è davvero strategico, con la sua capacità di ricucire i diversi territori”.

La rete si definisce anche per il modo in cui vive all’interno delle comunità: per Gori deve caratterizzarsi come fattore di socialità, di coesione ed utilità sociale. Questo approccio deve innervare tutte le attività che la rete associativa svolge, e connotare la struttura nel suo ruolo di supporto alle finalità che questo mondo ha scelto per se stesso. “In questa ottica dico spesso che non capisco il dibattito sull’ingresso del mondo sportivo nel perimetro del terzo settore: perché se la missione della rete è un’attività sportiva rivolta a finalità civiche e sociali, il suo spazio naturale è dentro il terzo settore, non ai margini o ai confini, perché ne è una componente anche numericamente estremamente rilevante. Per questo occorre che reti così presenti sul territorio agiscano anche sul piano della riforma, invocando un trattamento giuridico che consenta il naturale ingresso del terzo settore sportivo all’interno del terzo settore inteso giuridicamente. Riterrei un grave vulnus l’idea che un pezzo di questo mondo decida di rimanere al di fuori del terzo settore, sarebbe una grande perdita”.

Dalla missione alla rete, Gori ha precisato che la rete ha un senso nella misura in cui rappresenta a livello nazionale i diversi bisogni, istanze e necessità dei diversi soggetti distribuiti sul territorio, per fare questo deve affinare i propri strumenti interni di governance, di supporto e di controllo. “A livello di governance la rete ha significato se riesce a funzionale agilmente, sfruttando anche le nuove tecnologie, dandosi regole di governo semplici, chiare ed applicabili, assicurando elevati livelli di trasparenza ed un’effettiva partecipazione di tutti coloro che ne hanno titolo. La rete deve poi svolgere funzione di supporto a 360° nei confronti dei propri snodi, in questo modo produce coesione territoriale, prendendosi cura e facendosi carico dei bisogni dei nodi più periferici o problematici. Riuscire a raggiungere tutti gli spazi del territorio è una funzione strategica. Infine, per quanto riguarda il controllo, la rete deve sviluppare al suo interno gli anticorpi per correggere le eventuali azioni che si distacchino dal dettato normativo, senza attendere che arrivi a farlo la pubblica amministrazione. Deve intervenire attraverso le sue risorse materiali e morali, per garantire che quell’attività così essenziale si svolga nel pieno rispetto della legge e assecondi i migliori standard di riferimento per quel settore”.

Vista da questa ottica generale la rete associativa nazionale non è una questione solo aritmetica od organizzativa, ma è un ripensamento e un rafforzamento della missione, legato allo sviluppo di una serie di strumenti di supporto rivolti a tutti i nodi. “Una sfida ambiziosa contenuta in questa riforma – ha concluso Gori – e un obiettivo che non può essere raggiunto in breve tempo, ma un processo di affinamento e miglioramento progressivo e costante, che converge verso un obiettivo: lo svolgimento di attività di interesse generale per finalità civiche, solidaristiche e sociali senza fine di lucro. Lo sport rientra a pieno tiolo in questo paradigma e dovrà svolgere, soprattutto nella fase di ripartenza, un ruolo molto importante”.

Sul ruolo dirimente che può avere lo sport di base nella ripresa post pandemia è intervenuto anche Mogens Kirkeby: “Abbiamo vissuto un anno difficile, l’obiettivo dell’Isca è creare cittadini attivi, cosa che ci è stata resa molto difficile nell’ultimo anno. Cerchiamo ogni giorno di trovare soluzioni pratiche per spingere al movimento, perché la motivazione sociale ha bisogno di ispirazione; ci occupiamo di advocacy, perché vogliamo influire attraverso i nostri valori su chi prende le decisioni. Per poter fare questo, in una situazione difficile come quella attuale, dobbiamo tornare velocemente ai nostri programmi: sia a livello individuale che politico, ci sono stati diversi effetti di quest’anno di Covid-19, la maggior parte estremamente negativi. Le associazioni sportive vedono minacciata la loro stessa esistenza, l’attività fisica e sportiva non è in cima alle priorità politiche, la paura pervade i cittadini. Alla fine di tutto ci sarà più paura o più fame di socialità? Però molte persone hanno capito che la prevenzione e la tutela della salute sono argomenti da affrontare a livello personale, perché non si può lasciare del tutto in mano allo Stato. Quindi dobbiamo essere, oggi più che mai, creativi e propositivi per far appassionare più persone possibili ad uno stile di vita attivo e allo stesso modo sensibilizzare governi ed istituzioni”. (di Elena Fiorani, hanno collaborato Ivano Maiorella, Sergio Pannocchia, Roberto Rodio, Silvia Saccomanno, Francesca Spanò)

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