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L’allenamento di calcio come palestra di vita. Viaggio nella squadra Rom di Torino, in uno dei quartieri più degradati della città

L'impegno della UISP nelle periferie e tra gli emarginati: lo sport come strumento di integrazione e riscatto

<<Vediamoci in un bar li vicino, perché al campo non c’è neanche una scrivania e poi fa freddo e ci prendiamo un caffè>>…Il campo da calcio dove si allenano sarà in estreme condizioni di degrado - mi sono detta - dopo aver preso appuntamento con Timothy, un ragazzo che da qualche anno allena due squadre di calcio in cui giocano ragazzi e ragazze Rom. Invece no, il campo è grande e curato, uno tra i più belli della città, messo a disposizione dalla circoscrizione per l’associazione “nessuno fuorigioco” di cui Timothy è presidente, semplicemente manca il bar! E questo è solo il primo dei pregiudizi che sono caduti, uno dopo l’altro, grazie alla chiacchierata con Timothy davanti ad un caffè in barriera di Milano, una delle zone più “difficili” di Torino, di quelle che vengono chiamate periferie degradate delle città.

Le squadre che Timothy allena giocano nel campionato UISP giovanile e femminile, scontrandosi regolarmente con i ragazzi delle altre squadre del girone. Uno “scontro” che si fa “incontro” in questa particolare situazione, dove anche i ragazzi dei quartieri della Torino “bene”si trovano a giocare a calcio con gli “zingari”: una situazione difficile da immaginare, ma che si concretizza quando l’arbitro fischia il calcio di inizio ed allora quello che conta è solo come si gioca e niente altro.

Timothy mi racconta dei suoi ragazzi e del quartiere in cui vivono e si allenano: <<Il quartiere in realtà è accogliente, gente semplice che lavora o cerca in tutti i modi di trovare un lavoro e che per la maggior parte è tollerante e generosa>>precisa Timothy, prima di cominciare a spiegarmi il suo progetto di integrazione, o meglio del suo “laboratorio di coesione sociale con il pallone tra i piedi”, come ama chiamarlo lui.

In barriera di Milano sono presenti tre campi Rom, di cui due abusivi. <<I campi Rom sono un concentrato di diritti negati e condizioni disgustose dove tra ignoranza, immondizia e freddo vivono donne, uomini, bambini e ragazzi con un orizzonte molto molto limitato, per cui tutto quello che non è utile nell’immediato non esiste ed investire sul futuro è un concetto veramente difficile da far comprendere>>. Mi aspettavo da parte sua un discorso completamente diverso, basato sul rispetto e la valorizzazione delle differenze, invece Timothy con estrema lucidità ed onestà illustra immediatamente il problema, quello che le istituzioni non individuano mai, perchè o ignorano la questione oppure cercano soluzioni immediate che si rivelano inutili. <<Quello che cerchiamo di fare è tanto semplice quanto efficace: facciamo giocare a calcio i bambini ed i ragazzi. Gli insegnamo le regole del gioco e con questo speriamo che imparino il rispetto delle regole sociali, e facciamo comprendere loro l’importanza dell’allenamento per giocare bene in partita, ovvero l’importanza di investire oggi in quello che sarà utile dopodomani. Cerchiamo anche di tenere i bambini ed i ragazzi il più a lungo possibile in questo ambiente sano: diamo loro la possibilità di fare i compiti con noi e li portiamo anche in gita: cose normali, insomma>>. La parte più difficile, mi spiega Timothy, è quella di relazionarsi con i genitori, così capisco quanto serio sia il lavoro dell'associazione “nessuno fuorigioco” che si è dotata di assistenti sociali che hanno il solo compito di parlare alle famiglie in modo che capiscano che così facendo stanno regalando un futuro migliore ai propri figli, laddove lo Stato riesce solo a minacciare i genitori di portarglieli via nel caso non siano mandati a scuola, minacce inutili ed inefficaci.

Il tempo è scaduto, Timothy deve andare ad allenare i suoi ragazzi, così conosco Ronaldo ed Elvis, i primi ad arrivare a piedi dal campo Rom. <<Due nomi importanti>> dico loro sorridendo, loro ricambiano il sorriso e poi sono ansiosi di cominciare l’allenamento, quell’allenamento che può aiutarli a giocare al meglio in partita, ma che potrebbe significare molto di più nelle loro vite.

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