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Rugby per tutti / Barbara Curci

Conosco il rugby per due ragioni: come mamma di due ex-giocatori, che hanno smesso con mio grande rammarico, e anche come giocatrice. La mia esperienza sul campo è nata 7 anni fa. Un giorno, mentre seguivamo i ragazzi in una trasferta a Rosignano, con le altre mamme abbiamo cominciato a parlare di dar vita a una squadra femminile. Piano piano quest’idea è diventata realtà e abbiamo fondato la squadra del Tacco ovale.

Il Covid ci ha messe in difficoltà, molte compagne di squadra hanno dovuto allentare la loro partecipazione per problemi organizzativi e lavorativi.  Ma continuiamo ad esserci.

A differenza della categoria ‘Old’ maschile, per il femminile non esistono campionati. Numeri troppo scarsi, pertanto la nostra attività si limita a 2-3 trasferte all’anno in tornei da 4-5 squadre, più i consueti allenamenti settimanali. Ultimamente, prima del Covid, eravamo state a Napoli, con annessa giornata di gita gastronomica, Roma, Viterbo e Novara. Ma la pandemia ci ha costrette a non giocare per oltre due anni e abbiamo disputato da poco la nostra prima partita.

Anche a causa della ridotta partecipazione, spesso dobbiamo allenarci in misto con i ragazzi del Florentia Rugby, a cui siamo affiliate, e in quel caso adottiamo la formula del Touch Rugby. Devo dire che questa nuova versione ci sta piacendo molto, ci consente di praticare il nostro sport senza il rischio di problemi o, peggio, di infortuni che potrebbero riversarsi sulla vita quotidiana. Col rugby  risento la stessa emozione che mi aveva raccontato mio figlio al suo primo giorno. Aveva già provato il nuoto, le arti marziali e la pallacanestro, ma uscito dal campo di rugby mi disse: è la prima volta che posso divertirmi e fare tutto quello che mi pare senza che nessuno mi sgridi. Addirittura rotolarmi per terra! Ecco, ancora oggi sento la stessa libertà. Non amo il fango, anzi appena posso mi pulisco centimetro per centimetro, ma la sensazione che provo in campo è unica e irrinunciabile.

Praticavo lo yoga prima, ma non riuscivo a scaricare. Col rugby è diverso: mi libera la testa e le energie. E alla mia età è anche bello condividere la vita di spogliatoio e vedere le persone attraverso le loro emozioni sportive.