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Simone Ciulli senza limiti: dopo il nuoto, canottaggio e sci di fondo

Simone Ciulli, classe 1986, è un nuotatore fiorentino che si è distinto, tra l’altro, come medaglia d'argento nella staffetta 4x100 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, argento ai Giochi del Mediterraneo 2012, due bronzi agli Europei del 2016, bronzo ai Mondiali di Londra del 2019, e detentore di 1 record europeo, 40 titoli italiani, 11 record italiani e 2 campionati societari.

Simone è affetto da una disabilità che è andata progressivamente peggiorando, portandolo a concorrere in competizioni paralimpiche dopo un inizio di carriera agonistica tra i normo-dotati.

Simone, intanto complimenti per i tuoi successi. Quanto te li sei sudati?

Se ripenso a tutto quello che è stato il mio percorso, me li sono sudati tanto. Nel 2012 mi è venuta l’idea di provare a entrare nel mondo paralimpico. Fino ad allora, avevo fatto sport - sempre ad alto livello – ma con i normodotati. Mi sono dato l’obiettivo della qualificazione ai Giochi Paralimpici e ci sono riuscito solo l’anno scorso, dopo quasi nove anni di allenamenti e sconfitte. Nel frattempo, non sono stato lontano dal palcoscenico internazionale. Ho vinto altre medaglie: Europei, Mondiali, Giochi del Mediterraneo. Ma ho avuto il rammarico di non fare in tempo a qualificarmi per Londra 2012 e di sbagliare la preparazione nel 2016 per Rio. Nel 2020 era andato tutto bene, ma è arrivata la pandemia ad allontanarmi ancora una volta dal mio obiettivo. Il che porta a ben nove il conto degli anni che mi ci sono voluti, ma posso dire che ne è valsa la pena, visto sono anche tornato a casa con la medaglia d’argento al collo! 

Avresti mai immaginato di raggiungere questi risultati?

Sono una persona molto concreta. Se mi do un obiettivo, non lo considero un sogno ma qualcosa per cui impegnarsi. Ho avuto ben nove anni per chiedermi cosa rappresentasse per me e quando l’ho raggiunto ho capito quanto valesse. Sapevo di poter far parte di quella nazionale e di poter essere competitivo. Certo, potevamo portare a casa l’oro, ma siamo soddisfatti anche così. 

Parliamo del futuro. Per cosa ti stai preparando adesso?

Ogni giorno mi metto nuovi obiettivi. Per quanto riguarda il nuoto punto con certezza verso Parigi 2024. L’anno scorso, subito dopo Tokyo, ero alla ricerca di nuovi stimoli ed ho iniziato altri due sport: il canottaggio e lo sci di fondo. Ho fatto la mia prima gara in canoa un mesetto fa, ma più che altro è un’attività fisica funzionale anche al mio potenziamento muscolare, complementare al nuoto. In piscina sono 12-15allenamenti a settimana, diventa monotono, mentre il canottaggio mi aiuta a variare. Il mio grande obiettivo/sogno per il futuro, però, riguarda lo sci di fondo. Ho già svolto qualche test con la nazionale, a Livigno, e sto lavorando in vista delle Paralimpiadi di Milano-Cortina 2026. Vediamo un po’ dove arriveremo. La tecnica è fondamentale nello sci di fondo, ma è anche uno sport molto fisico in cui ritrovo molto del lavoro già svolto in piscina e in palestra.

 La prima parte di carriera tra i normodotati e, successivamente, quella nello sport paralimpico: due momenti così diversi?

Sì, perché va di pari passo anche con l’aggravarsi della mia disabilità. Nella prima fase della mia carriera, tra 2012 e 2013, ho fatto anche numerosi record italiani. A volte me li sono battuti da solo. Sono partito veramente forte a livello italiano, tanto che fui subito convocato anche in nazionale e da lì è partito il mio percorso.

Ad inizio carriera (2012-2016) ero nella categoria S10, quindi nella fascia considerata con disabilità minima. Quando mi è stata riconosciuta la categoria S 9, nel 2019, dopo un ulteriore problema di salute, mi si sono aperte le porte di una seconda carriera in cui competere con portatori di disabilità aventi una funzionalità motoria residua similare alla mia.

Cos’è per te l’acqua?

Per me il nuoto non ha solo una finalità agonistica, ma anche riabilitativa. In questo momento, fuori dall’acqua mi muovo col bastone o in sedia a rotelle, con forti limitazioni, mentre l’acqua mi agevola molto nel compiere movimenti ed esercizi che dovrei comunque fare aldilà della parte agonistica.

Tu e il nuoto: che cosa vi siete dati?

L’importanza dell’acqua e del nuoto è aumentata nella mia vita con l’aggravarsi delle mie condizioni fisiche. Dopo essermi concentrato per anni sulle prestazioni agonistiche, mi sono accorto di aver bisogno di questo sport come persona, per stare bene. Sostanzialmente l’acqua ti accoglie, riesci ad essere più libero, a fare movimenti che fuori non riuscirebbero.

Qual è la tua emozione sportiva più bella?

Sicuramente l’argento a Tokyo non lo dimenticherò mai, il momento del podio. Vedi la medaglia, sale la bandiera, ti senti di aver lavorato tanto, e bene. Di aver raccolto quello che hai seminato. Molti, in quel momento, dicono di non riuscire a realizzare. Io invece sono stato subito consapevole dell’impresa che avevamo compiuto. Accanto a me c’era mia moglie, come c’è sempre e comunque. Se non avessi lei accanto, anche nel quotidiano, non avrei potuto raggiungere questi risultati.

La tua vita senza lo sport sarebbe stata diversa?

Professionalmente sono un avvocato, ho anche lavorato qualche anno in uno studio legale. L’ultimo anno ho anche abbinato l’attività professionale a quella atletica, allenandomi dopo cena, ma quando arrivi a certi livelli – che richiedono 2-3 allenamenti al giorno – sei obbligato a prendere una decisione. Ho scelto la vita dell’atleta. Ma ho anche 15 brevetti, tra cui quello di capo allenatore della Federazione Italiana Nuoto, che mi hanno consentito di allenare e preparare un'atleta della squadra nazionale del Marocco per le Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016. Infine svolgo anche il ruolo di responsabile del personale e delle attività in un centro fitness.

Visto che i nostri lettori sono fiorentini, come te, ti chiediamo: che cosa ti lega di più alla tua terra?

A Firenze sono nato e cresciuto, ho sempre vissuto qui. Sono legatissimo alle mie radici. La tradirei solo per Livigno, che ho cominciato a frequentare da bambino con la famiglia e che mi è entrata nel cuore.

Il mio legame con Firenze lo curo anche attraverso due iniziative che tengo particolarmente a citare. La prima riguarda la Rari Nantes Florentia Waterpolo Ability, la squadra che ho costruito nel 2019 insieme ad un altro atleta fiorentino. Riscontrata la disponibilità della Rari Nantes Florentia, ho smosso tutti i miei contatti per inserire atleti su atleti e l’anno scorso siamo riusciti a vincere la Coppa Italia di Pallanuoto paralimpica, arrivando quarti in campionato.

Inoltre, da più di 10 anni alleno una squadra, la Klab Nuoto Master, con atleti dai 18 agli 85 anni, che proprio lo scorso giugno ha vinto i Campionati Italiani Master UISP a Lignano Sabbiadoro. Mi dà molta soddisfazione anche perché, alla base di quest’idea, c’era il proposito di perseguire la salute attraverso lo sport.