L’Uisp dice “Gabriele Libero”. E rilancia l’appello della FNSI, per contribuire ad “illuminare la sua vicenda sino a quando non sarà davvero rientrato in Italia”.
Gabriele Del Grande, giornalista e documentarista italiano che dallo scorso 10 aprile si trova in un carcere della Turchia senza alcun giustificato motivo, fu insignito del premio Nelson Mandela dall’Uisp.
Era il 7 ottobre del 2010 e presso la sede romana della FNSI si svolse la cerimonia di assegnazione del premio, con queste motivazioni: “con l'esperienza di monitoraggio e denuncia costante sulle storie delle vittime della lunga strada dell'immigrazione, svolta attraverso la raccolta di dati e di testimonianze con Fortresse europe, dimostra la sua sensibilità e impegno contro il razzismo e ogni violazione dei diritti umani”.
All’epoca Gabriele Del Grande aveva soltanto 28 anni ma era già riuscito a farsi apprezzare per i suoi reportage in nome dei diritti. “Sono felice per questo premio – affermò Del Grande nel corso della premiazione, sebbene in collegamento dal Marocco – anche se è paradossale come oggi il giornalismo d’inchiesta in Italia sia se non morto, moribondo, non trovi spazio sui media. Il giornalismo inoltre ha una grossa responsabilità: ha contribuito alla creazione dello stereotipo dell’immigrato come “mostro” e come capro espiatorio”. La prima cerimonia di premiazione si è svolta il 22 giugno a Johannesburg, presso il museo dell’Apartheid, durante i Mondiali di calcio e insieme a Del Grande fu premiata anche Maria De Lourdes Jesus, giornalista e conduttrice di “Nonsolonero” e Richard Tims, presidente dello Sheffield FC , la più antica squadra di calcio del mondo. (ECCO LA GALLERIA FOTOGRAFICA).
Lo sport per i diritti e contro il razzismo: questo è stato il significato del Premio internazionale Nelson Mandela, istituito da Uisp e centro Benny Nato a partire dagli anni ’90. Abbiamo ricordato la sua assegnazione a Gabriele Del Grande nel 2010 per sottolineare la coerenza del suo impegno "alla ricerca delle storie che fanno la storia. La storia che studieranno i nostri figli, quando nei testi di scuola si leggerà che negli anni duemila morirono a migliaia nei mari d'Italia e a migliaia vennero arrestati e deportati dalle nostre città. Mentre tutti fingevano di non vedere". Come lui stesso scrive in apertura del suo blog su Fortress Europe. (I.M.)