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Il tempo che ci separa dal ritorno in bici si riduce sempre più. Nell’ultimo DPCM è stata fissata come data del ritorno agli allenamenti individuali, quella del 4 maggio. Non sarà un “liberi tutti” ha annunciato il Presidente del Consiglio, e “gli spostamenti saranno possibili solo per comprovati motivi”. Tra questi, oltre a quelli relativi al recarsi al lavoro, o per motivi di salute, … ecc., tra le comprovate esigenze sono state introdotte quelle relative alle esigenze degli sportivi che “potranno allontanarsi dal proprio domicilio per effettuare allenamenti individuali”. Quindi tutti i ciclisti potranno, a partire da quella data, allontanarsi in bici autorizzati in questo dallo status di “atleta” in allenamento, eventualmente certificabile, in caso di bisogno, dall’esibizione della tessera sociale. Il sacrificio del lockdown è stato accettato con grande senso di responsabilità dagli sportivi in generale a dai Ciclisti in particolare che, a tutti i livelli, si sono dimostrati “esemplari” nell’eseguire con grande rispetto le indicazioni. I media, pur nella loro frequente inadeguatezza, riportano i dati di regresso del contagio a conferma che, in definitiva, le misure adottate erano evidentemente quelle giuste. Si torna in bici quindi, ,ma dovremo limitarci per un po’ solo alle uscite singole in quanto, e per buone ragioni, le evidenze scientifiche sconsigliano comunque ancora l’allenamento di gruppo, rimandandolo al 18 di maggio.
Come era logico supporre, non siamo prossimi ad una ripartenza a 360 gradi e probabilmente non si potranno varcare i confini regionali. Allenamenti singoli fino al 18 maggio: nel frattempo da definire le modalità, come ad esempio la distanza da rispettare tra soggetti in movimento. Per chi pedala sarà più ampia del classico metro: l’ideale sembra siano 20 metri. Lo sostengono accertamenti scientifici tutt’ora in fase di studio che analizzano gli effetti delle turbolenze quando subentra un fattore di movimento come avviene nel ciclismo in gruppo, nei raduni e nelle corse. Forse non sarà obbligatorio indossare la mascherina per chi pedala, ma ancora non è stato definito nulla.
Pazientiamo ancora un po' per le uscite collettive.
Si dovrà quindi mordere ancora il freno: rimandiamo le uscite di gruppo, godiamoci comunque la riapertura delle attività individuali, facilmente gestibili per quanto riguarda il rispetto della distanza sociale.
Ma mettiamoci l’animo in pace perché tutto non potrà essere come prima, forse fino all’arrivo dei vaccini (ancora purtroppo alquanto distanti) o al miracoloso spegnimento del virus. Non dobbiamo dimenticare che il Covid non è estinto, ma è “contenuto”, quindi rimarrà ancora per diverso tempo presente tra di noi. Dovremo pertanto continuare quotidianamente adottare tutti gli accorgimenti necessari compreso il ricorso all’uso dei d.p.i. previsti per ridurre ogni possibilità di contagio.
Innumerevoli i lati negativi, incalcolabili i danni causati dal virus: al primo posto il sacrificio di decine di migliaia di vite umane; persone care che ci hanno lasciato in un modo tragico, crudele, fatale e angoscioso, senza l’umano commiato e nemmeno il conforto della vicinanza dei propri cari. Una ferita enorme per le persone colpite: non sarà facile dimenticare una tragedia epocale di queste dimensioni e, in ogni momento, dovremo farne tesoro perché mai più possa ripetersi.
Ora cerchiamo di tornare alla normalità utilizzando lo sport come strumento per ricostruire il tessuto sociale e la bicicletta per rigenerare il fisico e la mente.
In questo contesto non possiamo fare a meno di supporre che noi ciclisti, (come pure i podisti) siamo privilegiati in quanto disponiamo di un’arma in più per promuovere il ciclismo nelle diverse forme: palestre, spogliatoi, per qualche tempo dovranno fare i conti, oltre che con le comuni problematiche gestionali determinate dall’applicazione delle misure di sicurezza, anche con la diffidenza della gente per una paura del contagio che complicherà le attività al chiuso; problematiche che, viceversa, in solitaria in bici, in MTB o a piedi all’aria aperta, lontani gli uni dagli altri risultano praticamente annullate.
Approfittiamone: questa pandemia può essere un’ennesima opportunità di rilancio e crescita. Dipenderà da noi, da chi governa le nostre società, dalla nostra capacità, contaminare la massa degli sportivi, approfittarne per promuovere il ciclismo con argomenti oggi ancor più convincenti e sensibili.
Più avanti saranno tolti i blocchi anche alle attività di gruppo.
Il rinvio dell’apertura di bar e ristoranti, al 1 giugno. Molto spesso questi esercizi vengono scelti come sedi logistiche: va da sé come questo aspetto debba essere uno dei primi oggetti di valutazione nel corso dell’avvicinamento al giorno in cui ritorneremo ad organizzare manifestazioni ufficiali.
Sia le attività di gruppo, che le manifestazioni ufficiali, sono caratterizzate da diverse fasi nelle quali si verificano ammassamenti con possibilità di contagio. Queste evenienze dovranno essere analizzate e soggette a precise procedure che stabiliranno modalità, strumenti e non è da escludere che possano essere nominate figure di riferimento deputate responsabilmente alla loro applicazione e al loro rispetto.
In questo lasso di tempo che ancora ci separa dal 18 maggio, siamo chiamati a riflettere per trovare soluzioni adeguate ed essere pronti quando arriverà il momento di riprendere l’attività organizzata.
Premessa l’attesa dei DPCM ai quali ci uniformeremo incondizionatamente.
Premesso che ci uniformeremo ai decreti (immaginiamo ancora allo stato embrionale) già da ora possiamo fare delle ipotesi dando per scontato, ad esempio, che in tutte le specialità (Cross Country MTB, Escursioni, gare Cicloamatoriali, Gran Fondo e Cicloraduni) le iscrizioni dovranno avvenire con modalità diverse da quelle utilizzate fino ad ora. Sarà necessario incanalare i ciclisti in corridoi obbligatori e movimentarli in modo circolatorio dall’entrata all’ uscita rispetto il tavolo delle iscrizioni, avendo cura di posizionare indicatori di distanza in modo da da impedire non solo l’ammassamento dei Concorrenti tra di loro, ma anche tra Concorrenti e Giurie. Corridoi transennati con varchi all’ingresso? Indicatori circolari o linee posizionati o tracciate a terra? Pannelli in plexiglass usati a paravento per gli addetti alle iscrizioni? Adeguamento procedure? Preiscrizioni? Numeri fissi? Presenza personale all’ingresso e all’uscita dei varchi a vigilare sul rispetto delle procedure e delle norme?
Pre-iscrizioni online? Restituzione numeri o usa e getta?
Qualcuno prospetta iscrizioni online (in tal caso le iscrizioni sul posto sarebbero finalmente eliminate a favore delle preiscrizioni). Così facendo, pur non escludendo del tutto l’ammassamento, lo si ridurrebbe notevolmente dimezzando i tempi (vedi code MTB, Cicloturismo e Gran Fondo): vedremo se questa ipotesi, come quella ancor più complessa del numero fisso potrà essere messa in atto.
Realisticamente, non va dimenticato che la successiva restituzione dei numeri dovrà prevedere personale adeguatamente preparato che, munito di appositi dpi, riporrà i numeri in contenitori per predisporli alla successiva sanificazione. E’ auspicabile che la restituzione dei numeri venga eliminata ricorrendo all’uso dei numeri dorsali a perdere con costi contenuti nelle quote iscrizione.
Stop agli appelli – partenze distanziate.
Poi ci sono le fasi delle partenze che vedrebbero il ricorso d’obbligo a nuove procedure volte ad evitare la concentrazione di decine se non centinaia di soggetti. I programmi dovranno prevedere orari partenze – arrivi programmati in modo scaglionato con intervalli in grado di distanziare le fasi tra di loro. Dovrà essere evitato il classico ammassamento che si verifica nel momento in cui arrivano i ciclisti che finiscono la gara, distanziandolo dall’orario in cui si apprestano alla partenza quelli che ancora devono partire.
Cautela sanitaria
Dovrà essere incrementata la cautela sanitaria con l’adozione di comportamenti, da parte dei ciclisti, adeguati, corretti ed estremamente educati. Quella che dovrebbe essere una normale pratica di decoro e rispetto degli altri (attualmente alquanto disattesa: vedi il malvezzo di orinare ovunque…..!!!!) in questa emergenza sanitaria dovrà severamente rappresentare una imprescindibile quanto OBBLIGATORIA pratica volta al contenimento della diffusione del virus. I servizi igienici dovranno essere, oltre che previsti e disponibili, anche obbligatoriamente, adeguatamente e continuamente sottoposti a disinfezione e sanificazione. Essendo rimandata l’apertura di bar e ristoranti, al 1 giugno, ed essendo molto spesso questi esercizi scelti come sedi logistiche, anche questo aspetto dovrà essere attentamente valutato.
Eliminare gli appelli e gestire i concentramenti alla partenza.
E’ auspicabile l’eliminazione degli appelli come ancora avviene nelle gare Amatoriali; dovranno essere create gabbie virtuali (righe a terra…?) per mantenere distanti i partenti con postazioni prestabilite da occupare? con tanto di mascherina? ecc., ecc.. Già si capisce che non sarà semplice, ma ci stiamo lavorando nell’attesa di conoscere le diposizioni sia generali che quelle specifiche. Come quelle relative all’uso delle mascherine durante l’attività: ciclisti e podisti saranno esentati o dovranno indossarle sempre e comunque? Al momento non è da sapersi.
Svolgimento delle gare: molti i dubbi che possano svolgersi in tempi brevi.
Il motivo per cui permangono molti dubbi sul fatto che si possa ritornare a breve alle gare (e non solo ad esse, ma anche Gran Fondo, Cicloraduni, MTB, ecc.) deriva dal fatto che il comitato scientifico ha quantificato in 20 metri la distanza di sicurezza tra due soggetti che si spostano in velocita: questo per effetto delle turbolenze in grado di spostare più velocemente goccioline di saliva o sudore e con esse di creare situazioni di propagazione del contagio.
Ma chi e come potrà garantire il rispetto di questa possibile norma? E in tal caso come potrà svolgersi la gara o il cicloraduno? Come effettuare le fasi di sorpasso tra i ciclisti? Quanto spazio comporterebbe una manifestazione con un centinaio di partecipanti che stanno a 20 metri longitudinalmente e un paio lateralmente? Come possono svolgersi gli arrivi? A chi sarà demandata la responsabilità di far rispettare questa ipotetica disposizione?
Forse è proprio per questi interrogativi che la stessa FCI e l’UCI prospettano il mese di agosto come data per la ripresa delle competizioni.
Ristori e pasta party.
Altro capitolo per Escursioni MTB, Cicloraduni e Gran Fondo: una volta normate sotto il profilo procedurale le iscrizioni o annullate favore delle preiscrizioni, e definita una modalità per le partenze rigorosamente scaglionate e distanziate tra i singoli, dovrà essere rivoluzionata se non annullata anche la fase dei ristori e pasta party.
Facile immaginare che se non si potrà andare in pizzeria o al ristorante ancora per diverso tempo (aziende a forte rischio chiusura..), a maggior ragione non sarà ammesso svolgere attività simili nelle manifestazioni. I ristori sono occasioni di ammassamento. Gli alimenti sfusi, oggetti di trasmissione batterica e virologica, ai ristori posizionati nelle pubbliche vie, vengono somministrati in una condizione igienica molto soggettiva e alquanto criticabile. Problematiche molto critiche che potranno essere ovviate offrendo ristori con la (preventiva?) distribuzione di “sacchetti” contenenti alimenti liquidi o solidi esclusivamente di tipo commerciale, cioè industrialmente confezionati (merendine, barrette, acqua e bibite solo in bottigliette individuali).
Controlli elettronici fai da te.
Poi ci sono i controlli, altro luogo di ammassamento dove i ciclisti facevano apporre i timbri sui cartellini di viaggio. In futuro potremmo immaginarli totalmente supportati dalla tecnologia (lettori codici a barre e senza personale addetto) svolte nel rispetto della distanza controllata (incanalati tra transenne) sotto sorveglianza di personale appositamente addestrato a sorveglianza del corretto svolgimento.
Premiazioni: post evento? Protocollo semplificato?
Infine, le premiazioni, svolte con procedure oltremodo semplificate, per quanto riguarda il protocollo, se non addirittura effettuate, la dove possibile, post evento; cioè da svolgersi nel corso della settimana presso le sedi sociali dove un rappresentante della società premiata o il ciclista stesso può recarsi in fasce temporali diluite come orari e giorni al fine di annullare completamente ogni forma di concentrazione.
Questi sono solo ipotesi di alcuni dei tanti aspetti da valutare e normare sui quali si sta lavorando per semplificare il più possibile e non farci trovare del tutto impreparati quando si ripartirà.
Ma ci sono altri aspetti che non possiamo fare a meno di considerare, quello della struttura dei gruppi di lavoro e dei costi delle manifestazioni.
Per svolgere tutte le varie fasi non sarà più possibile concentrare il lavoro sulle poche persone che fino all’inizio dell’era coronavirus erano impegnate.
Non si tratta solo di quantità o qualità di lavoro da svolgere, ma della necessità di
Per rispondere a queste esigenze, quella che si chiamava Lega Ciclismo Uisp e che dopo la riforma è denominata Struttura di attività Ciclismo Uisp (meglio identificata come s.d.a. Ciclismo) deve ASSOLUTAMENTE rivedere la propria struttura, incrementare le persone dedicate, dotarsi degli strumenti necessari.
Ora grazie, ma non solo, alla concausa Virus, ci troviamo di fronte ad un bivio che tra le tante strategie possibili, ne prospetta alcune particolarmente importanti:
I pericoli di quanto sopradescritto nel punto 1 sono reali e già molto consistenti ancor prima della pandemia.
Questi significa come la strategia riportata nel punto 2 debba diventare un passaggio OBBLIGATO.
Indiscutibili gli aspetti maggiormente alettanti rispetto alla prima. Le criticità e le difficoltà ricorrenti ora diventano oggetto di urgente soluzione.
Determinante il ruolo delle società che per trovare soluzioni e mettere in atto strategie che dovranno:
Comunque sia, è ineludibile una certezza: che le voci del paragrafo precedente giocheranno un ruolo fondamentale nel futuro del nostro ciclismo e spieghiamo il perché in tre punti:
Al momento fatto salve diverse direttive, mentre l’attività organizzata UISP è sospesa fino al 30 maggio, si lavora per definire indirizzi che ora e per ovvi motivi non possono essere precisamente puntualizzati.
Sono in corso riunioni ai diversi livelli soprattutto per analizzare punti critici e aspetti caratteristici delle nostre attività organizzate, mentre permane l’attesa delle direttive dei DPCM, la base dalla quale partire per definire in modo il più possibilmente appropriato, ed assieme agli organizzatori, le modalità esecutive.
Nel frattempo, iniziamo a pensare ai contenuti di questa relazione perché la ripartenza dovrà per forza contemplare tutta una serie di cambiamenti indispensabili non solo per adeguarci al rispetto delle norme, ma soprattutto per fare in modo che le manifestazioni che andremo ad organizzare non si trasformino in occasione di contagio mettendo a rischio la salute di addetti e partecipanti: non ce lo potremmo mai perdonare, piuttosto allora sarà meglio rimandare tutto a tempi migliori.
Resta comunque il fatto, come scritto in apertura, che, se vogliamo, possiamo trasformare la pandemia in una opportunità: dipende solo da noi, armati della consapevolezza però di volerlo fare. Solo così e con la forza dell’insieme ce la possiamo fare.